Walter Tevis, l'uomo che cadde sulla terra

7 Febbraio 2016

Walter Tevis (1928-1984) ha scritto nel corso della sua breve vita sei romanzi e una raccolta di racconti; dei romanzi, tre sono di genere fantascientifico (L’uomo che cadde sulla terra del 1963, Solo il mimo canta al limitare del bosco del 1980, A pochi passi dal sole del 1983) e i rimanenti tre sono dedicati al mondo del gioco (Lo spaccone del 1959, La regina degli scacchi del 1983, Il colore dei soldi del 1984). Tra i primi due romanzi e gli ultimi quattro c’è un salto temporale di diciassette anni, durante i quali Tevis ha insegnato letteratura inglese alla Ohio University diventando al contempo schiavo dell’alcol. La prolificità degli ultimi quattro anni si spiega con la diagnosi del cancro che l’avrebbe ucciso poco dopo aver preso la decisione di disintossicarsi e dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

 

La polarità della produzione letteraria di Tevis porta a inserirlo in due filoni che nell’ultimo decennio hanno goduto in Italia di grande rivalutazione. Il primo rimanda a Philip K. Dick, concittadino (Tevis era nato a San Francisco e aveva accusato il colpo di un traumatico trasferimento in Kentucky all’età di undici anni) e principale esponente di quella fantascienza che negli anni sessanta si era liberata delle pastoie della space opera delle riviste popolari per trasformarsi in genere letterario a tutti gli effetti. Il secondo è quello di un certo realismo in tono minore che in America ha sempre prodotto capolavori incentrati su storie intime di solitudine e quotidiana disperazione. Le copertine delle edizioni italiane di questi romanzi si assomigliano tutte, sottolineando la vitalità di un legame letterario e un interesse rinnovato nel nostro paese: Richard Yates (minimum fax, tornato in voga negli anni 2006-2010), John Cheever (Feltrinelli 2010-2013), Stoner di John Williams (Fazi 2012).

 

Nonostante i due terzi della sua produzione risalgano alla prima metà degli anni ottanta, Walter Tevis è per temi, stile e attitudine nei confronti della professione uno scrittore degli anni sessanta. Questo spiega forse come mai i tre romanzi realisti siano in realtà soltanto due, essendo Il colore dei soldi un sequel de Lo spaccone; e, paradossalmente, spiega ancora meglio come mai i tre romanzi di fantascienza siano in realtà soltanto uno, il dispiegarsi in tre storie diverse di un unico grande tema, di una stessa struttura, di un unico personaggio centrale che, forse, può essere fatto coincidere con Tevis stesso.

 

Ecco gli elementi base di questo racconto:

 

  1. La crisi come condizione esistenziale. Jerome Newton, l’alieno di L’uomo che cadde sulla Terra, raggiunge il nostro pianeta per salvare il proprio, Anthea, dalla crisi in cui è precipitato dopo una serie di guerre nucleari e che ne hanno ridotto la popolazione a poche centinaia di individui. In Solo il mimo canta al limitare del bosco, Paul Bentley e il robot Spofforth vivono in una New York semideserta, su una Terra gestita dalle macchine dove gli umani hanno smesso di riprodursi. Benjamin Belson, il milionario protagonista di A pochi passi dal sole, lascia la Terra dove la crisi energetica ha ridotto la popolazione e sepolto New York sotto una neve perenne per andare a cercare uranio al di fuori del sistema solare. Nei tre casi si tratta di una crisi fredda, caratterizzata dall’assenza di slancio vitale, energia e spinta all’espansione.

 

  1. L’impossibilità dell’amore. Nel Kentucky in cui è atterrato con la sua nave spaziale, Jerome Newton conosce Betty Jo, una donna che si innamora di lui; lui però, in quanto alieno, non può ricambiare il sentimento. Nel mondo governato da Spofforth, gli uomini non conoscono amore ma solo l’imperativo del “sesso rapido”; Paul deve passare attraverso un lungo processo prima di riuscire ad amare Mary Lou (ma alla fine ci riesce, il che fa di Solo il mimo canta al limitare del bosco forse il romanzo più ottimista dei tre). Benjamin Belson soffre di impotenza, e ha vissuto a lungo con una donna, Isabel, senza poterla veramente amare.

 

  1. Un protagonista solitario dal destino tragico. Jerome Newton non riuscirà mai a fare ritorno su Anthea, finendo per perdersi in abitudini troppo umane come la religione e, non a caso, l’alcol. Benjamin Belson, che compie il viaggio opposto a quello di Newton, si ritrova solo su un pianeta vivente che battezza con il proprio nome; quando fa ritorno sulla Terra, la sua avventura si conclude in maniera grottesca. In Solo il mimo canta al limitare del bosco il ruolo di personaggio centrale è diviso tra i due antagonisti Paul e Spofforth: è vero che Paul riuscirà a sposare Mary Lou e a ristabilire la fertilità sulla Terra, ma Spofforth, che sogna solo di poter morire, compirà il suo tragico destino buttandosi dalla cima dell’Empire State Building.

 

  1. Una simbologia comune di origine religiosa. A differenza di Philip Dick, Water Tevis non era apertamente cristiano, eppure il Cristianesimo gioca un ruolo importante nella sua poetica. Tutti i suoi romanzi di fantascienza sono stati definiti dai critici “parabole religiose” e i suoi protagonisti sono stati visti come incarnazioni di figure cristiane: Newton scende sulla Terra tra gli uomini per salvare la propria specie, Paul e Mary Lou mettono al mondo il primo uomo dopo trent’anni (significativamente una bambina), Benjamin trova nel rapporto simbiotico con il pianeta Belson il proprio Eden dal quale viene infine scacciato. Alcuni personaggi della mitologia classica, riletti in chiave cristiana, ritornano in diversi romanzi, come ad esempio l’Icaro del quadro di Brueghel.

 

L’interesse contemporaneo per Walter Tevis si spiega solo in parte con la sua appartenenza a un filone che oggi gode in Italia di una certa fortuna. D’altra parte anche negli Stati Uniti le sue sorti sono state altalenanti, dal grande successo iniziale di Lo spaccone alla diffidenza che ha circondato L’uomo che cadde sulla terra, rivalutato quando nel 1976 il regista britannico Nicolas Roeg ne trasse un famoso film con David Bowie come protagonista; poi gli anni di silenzio, la sostanziale indifferenza verso i romanzi degli anni Ottanta e di nuovo il successo mondiale, postumo, de Il colore dei soldi nel 1986 all’uscita del film di Martin Scorsese con Paul Newman e Tom Cruise. In Italia, prima che minimum fax lo proponesse al grande pubblico nel 2006, L’uomo che cadde sulla terra era stato pubblicato solo da Urania, l’ultima volta nel 1976; prima della riedizione di quest’anno, Solo il mimo canta al limitare del bosco era stato pubblicato ancora da Urania nel 1983 con il titolo Futuro in trance (il titolo originale, Mockingbird, è intraducibile in Italiano); e sempre Urania possiede l’ultima versione di A pochi passi dal sole, del 1992.

 

Il fatto che Tevis sia tornato a gravitare nel mondo delle lettere si deve anche a un altro aspetto: alla constatazione che la sua versione della crisi, così nettamente in contrasto con il futuro immaginato dal cyberpunk negli anni Ottanta, sembra dire qualcosa che la nostra epoca può comprendere meglio di quelle che l’hanno preceduta. La nostra idea del futuro è satura di modificazioni genetiche, droghe sintetiche, corpi-macchina, realtà virtuali e altri stilemi di genere del cyberpunk, come ad esempio la commistione tra capitalismo sfrenato e terrorismo islamico. La fantascienza degli anni Ottanta e Novanta ha svelato, e in parte definito, il nostro presente tecnologico. Ma il nostro presente culturale è anche fatto di ripiegamento sul passato, rarefazione emotiva, incapacità di produrre idee autenticamente nuove. La nostra epoca culturale è anche, sebbene non solo, quella del venir meno di uno slancio vitale, del raffreddamento manieristico, della fine della spontaneità come espressione dell’autentico e del naturale.

 

Poi c’è il fatto che Walter Tevis è stato davvero uno scrittore importante, anche al netto di una tecnica letteraria e di uno stile tutt’altro che impeccabili. Uno di quegli scrittori che davanti alla professionalità e al virtuosismo hanno sempre messo l’esperienza di vita e l’elaborazione psicologica di un percorso personale. Se i suoi temi ci riguardano da vicino, la sua scrittura ci parla di un’epoca in cui la letteratura non era necessariamente performance: un’epoca questa davvero perduta, e forse più umana.

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