Un mare di oggetti 5. Il biliardino

5 Agosto 2023

Sopravvissuto al dilagare di quelli virtuali, il biliardino è anche il gioco con la storia più interessante.

C’è poi da dire che esso ha molti nomi, biliardino o baruchello; calcetto, calcino o calciobalilla; calcio da tavolo, fubalino o gioparlì; pincanello (zona di Brescia) e ancora subotto e chi più ne ha, più ne metta.

Tra questi suoi nomi, alcuni dei quali sono diminutivi di calcio, quello che più incuriosisce è calciobalilla, che pare discenda dal termine balilla del dialetto genovese riferito ai bambini piccoli, a sua volta derivato da ballin/balletta (pallina), ed esteso al calcetto, con il significato di calcio piccolo. Fubalino è invece il diminutivo della voce anglosassone football, italianizzata. Mentre subotto parrebbe imparentato con subbuteo, quel suo cugino, anch’esso gioco del calcio da tavolo ma più in miniatura.

Non vi sono notizie sulle etimologie di baruchello, gioparlì e pincanello in quanto essi sono, molto probabilmente, termini di origine dialettale.

In ogni caso, qualunque sia il nome per il quale si opta, quello su cui si gioca è, secondo la definizione dello Zingarelli, un “tavolo fornito di piccole sagome riproducenti i giocatori di due squadre calcistiche con le quali, manovrando le apposite barre trasversali a cui sono fissate, è possibile disputare una specie di partita di calcio.” 

Anche il galiziano Alexandre Campos Ramirez (1919 – 2007), poeta, inventore ed editore, ‘padre’ del biliardino (nonostante lo abbia inventato quando aveva soltanto diciotto anni), meglio noto come Alexandre de Fisterra o Alejandro Finisterre, nella sua vita avventurosa e nomade ha avuto diversi nomi.

A svelarci la storia di entrambi, del gioco e del suo autore, è il libro a fumetti di Alessio Spataro Biliardino. Come Alejandro Finisterre non inventò il gioco che ha unito l’Europa, edito da Bao Publishing nel 2015 (pp. 292, € 21.00).

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In un’intervista così si è espresso Spataro sui contenuti del suo libro:

“Alexandre Campos Ramirez è un antifascista spagnolo, galiziano. Nei primi mesi della guerra civile spagnola, quindi alla fine del 1936, viene ferito a una gamba e nel posto in cui viene ricoverato decide di costruire l'equivalente del calcio su un tavolo, il fùtbol de mesa. Osserva i ragazzini ricoverati in una colonia per mutilati e feriti di guerra minori e vede quelli più gravi, senza una gamba, che non potevano giocare a pallone come i loro coetanei un po' più fortunati. Quindi in modo rudimentale e usando materiale difficilissimo da reperire in quel periodo e in un paesino sui monti a 30 Km da Barcellona dove era, costruisce un biliardino elementare che però è molto simile a quello che conosciamo noi oggi. È alto, non separato dalle gambe del tavolo, con gli omini con una gamba sola, con un blocco unico e fatto quasi solo di legno.”

Il “romanzo grafico” del fumettista siciliano è colorato e stampato solo in rosso e blu, i colori dei giocatori del biliardino.

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Tuttavia la paternità di questo gioco è molto discussa. Infatti, sono almeno quattro le nazioni europee che se la contendono: Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Nel suo libro Spataro ne elenca e ne raffigura i vari modelli e i diversi tipi, con tanto di data di nascita, descrivendo perfino il suo antesignano di fine settecento, nato alla corte del Re Sole.

Come tutti sanno, lo scopo del gioco è quello di segnare il maggior numero di goal nella porta avversaria, avendo a disposizione 10 palline. Ma ci sono dei trucchetti, come quello del calzino nella porta che consente di non “fare andare giù” le palline e di giocare più a lungo. Un trucchetto del quale parla anche Stefano Benni nel suo Bar Sport (Mondadori, 1976, pp. 16,17):

“Il calcetto o (nei bar di destra) calcio balilla.” 

Il calcetto è uno degli sport italiani più diffusi. Si tratta di un gioco nel quale, con alcuni omarini di legno, bisogna spingere una pallina nel calzino avversario. Dico calzino perché quasi sempre il buco della porta avversaria è chiuso appunto da un calzino, piccolo accorgimento mediante il quale si può giocare con la stessa pallina tutto un pomeriggio. 

Il calcetto è uno sport faticosissimo. Il vero giocatore lo pratica quasi completamente nudo o in mutande, essendo un gioco quanto mai accaldante. È anche rumorosissimo, specie se giocato dalle donne. La donna più calma e silenziosa, messa a giocare a calcetto, emette acuti e strilli spaventosi, viene colta da riso convulso e perde le scarpe. 

Gli psicologi, per questo, vedono nel calcetto uno sport dalla fortissima carica sessuale (lo conferma, tra l'altro, il fatto che le donne, durante le partite, usano quasi sempre tirare gomitate nelle palle ai partners), e per queste ragioni, appunto, lo consigliano vivamente alle coppie in crisi.”

Ma il calciobalilla è entrato pure nel mondo dell’arte contemporanea.

Ad esempio, Maurizio Cattelan, nel 1991, alla mostra collettiva Anni 90, tenutasi a Bologna, ha presentato l’opera Stadium: un calciobalilla lunghissimo, con 11 postazioni per lato (al posto delle classiche 2), sul quale si è giocata una partita-performance fra la squadra del Cesena e una formata da giocatori senegalesi, da lui allenata.

Così ha dichiarato l’artista:

“Ho pensato quale fosse la cosa più popolare in Italia e ho utilizzato il calcio per veicolare, attraverso un principio semplicissimo, il fenomeno emergente degli extracomunitari. Li ho fatti giocare delle partite dove io ero allenatore e presidente della squadra. L’idea di fare il biliardino extralungo (Stadium, 1991), dove tutta la mia squadra di extracomunitari poteva affrontarne una italiana, è venuta dopo l’invito alla collettiva Anni 90.”

L’opera vivente è stata ripresentata nel 2022 a Treviso nella mostra L’Europa non cade dal cielo e la partita è stata giocata dalla SeneGambia, squadra di calcio di immigrati, contro la Benetton Rugby.

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Cattelan, Stadium, 1991; Michelangelo Pistoletto, calcetto Love Difference, 2005.

Anche Michelangelo Pistoletto ha creato un biliardino-opera-d’arte, il calcetto Love Difference, con uno specchio a forma di Mar Mediterraneo disegnato sul piano da gioco.

Nel 2005 è stato presentato alla 51° Biennale di Venezia, nella mostra L’isola interiore: l’arte della sopravvivenza, curata da Achille Bonito Oliva. Nel 2006 era presente a Cittadellarte nella mostra Il Gioco – Arte al Centro di una Trasformazione Sociale Responsabile e, nello stesso anno, anche a Verona al Tocatì festival internazionale dei giochi in strada.

C’è addirittura la radiocronaca di una partita giocata a Milano, il 25 marzo 2010, in occasione dell’inaugurazione della fiera di arte contemporanea MiArt 2010, con la voce del grandissimo Bruno Pizzul.

Ah, il calcetto (o come dir lo si voglia) che mito!

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