La plastica che ci salva

19 Dicembre 2025

Ciò che chiamiamo plastica sta andando ormai oltre la sua natura originaria per tenere conto delle esigenze ambientali che negli ultimi anni sono diventate imprescindibili non per il futuro del pianeta, ma per la semplice sopravvivenza fisica della nostra specie. Farne a meno non è più possibile, l’unica concreta soluzione è trasformarne la natura, farla derivare o da sé stessa attraverso un riuso o farla nascere da materie e processi che non compromettano il nostro futuro.

A Milano, dal 6 dicembre 2025 al 15 gennaio 2026, nelle sale dell’ADI Design Museum, in Piazza Compasso d’Oro 1, è presente la mostra “OLTREPLASTICA, plastiche in movimento verso un design a basso impatto”. La mostra, realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, Main Partner, è a cura di Frida Doveil, architetto, designer e giornalista da sempre attenta ai temi dei materiali innovativi e sostenibili. Nel suo testo presente nel bel catalogo che supporta l’evento, spiega che “OLTREPLASTICA intende rendere visibili le vie d’uscita disponibili oggi per fare “in plastica” in modo responsabile da parte del design. Vuole essere un omaggio alla plastica contemporanea che muta in linea con un cambiamento più ampio, e all’innovazione di design capace di favorire questa trasformazione. (…) Attraverso prodotti concreti di design, la mostra vuole testimoniare, in un mix di innovazioni tecniche e invenzioni di progetto, il percorso in atto e ancora solo all’inizio, di una plastica che muta per superare i limiti della sua origine fossile.”

k
In Side Magis.

Tutta la mostra è concepita come un racconto che si apre richiamando l’avvento dei polimeri di origine fossile nel mondo degli oggetti di uso quotidiano avvenuta dagli anni Cinquanta in poi. Fu una vera e propria rivoluzione: i designer dell’epoca si videro consegnare una materia con cui poter inventare forme e funzioni prima impensabili. La curatrice ha scelto come testimoni di questo periodo una serie di prodotti premiati con il Compasso d’Oro. Seguono cinque sezioni corrispondenti a differenti strategie di produzione delle nuove plastiche. Le prime due sono dedicate alla plastica convenzionale rivisitata, soluzioni circolari adottate come alternative all’utilizzo della plastica vergine di origine fossile. Le altre tre sezioni sono dedicate alla plastica biodegradabile: la plastica di origine biologica da fonti vegetali, quella rigenerata da scarti e residui organici, per chiudere con la sezione forse più innovativa e interessante, la plastica biofabbricata da organismi e cellule viventi.

La prima parte della mostra è un vero e proprio omaggio ad alcuni grandi del design italiano a partire da Bruno Munari che vinse nel 1954 il Compasso d’Oro per la Scimmietta Zizì in gommapiuma prodotta da Pigomma – Gruppo Pirelli che aveva brevettato vent’anni prima il poliuretano espanso elastico col nome “gommapiuma”. La mostra parte da questo grande del design italiano le cui opere sono ancora alla base della didattica del progetto. Seguono le copertine in resina del libro Mutant Materials in Contemporary Design di Gaetano Pesce, presenti al MOMA di New York dal 1995. Pesce è uno dei riferimenti internazionali per le sue sperimentazioni con resina a cui guardano con interesse le nuove generazioni. In questa parte iniziale troviamo due oggetti di Marco Zanuso e Richard Sapper: la Seggiolina K 1340 in polietilene della Kartell, Compasso d’Oro 1964, prima sedia interamente prodotta in plastica stampata a iniezione e l’iconico televisore Algol in ABS della Brionvega, del 1964, menzione d'Onore al Compasso d'Oro del 1970. Citando Kartell e Brionvega si evoca con quest’ultima una delle poche aziende italiane a produrre elettrodomestici di grande diffusione e con l’altra la più iconica delle aziende italiane note per la sua produzione in plastica di grande qualità e attenzione al design contemporaneo.

k
Moscardino Pandora Design.

A questo prologo che sembra voler ribadire che con la plastica sono stati prodotti oggetti di grande qualità anche culturale, segue la sezione REVITALIZZATA, dedicata alla plastica convenzionale che torna a nuova vita dopo essere diventata rifiuto. Tra gli oggetti in mostra un posto a parte merita la Sacco, la “poltrona di Fantozzi”, ribattezzata “Sacco Goes Green” disegnata nel 1968 da Gatti, Paolini e Teodoro, presentata nella versione di Zanotta del 2019. Involucro in nylon rigenerato Econyl®, decoro Pierre Charpin con interno riempito di sferette espanse a base di acido polilattico (E–PLA) BioFoam® Bewi. Altro oggetto notevole sono le Sneaker modulari Roku, smontabili e riparabili con suola in XL EXTRALIGHT® SUSTAINABLE+ di Finproject – Versalis, design e produzione Camper, 2024. A questo processo di riciclo della plastica partecipiamo tutti quotidianamente con la cultura del riuso che è ormai entrata letteralmente nelle nostre case, dove ci stiamo abituando a diversificare ogni rifiuto.

La sezione A MASSA BILANCIATA è dedicata alla plastica di sintesi prodotta utilizzando parzialmente o in toto risorse rinnovabili. È chimicamente identica alla plastica convenzionale, ma ha un’impronta di carbonio ridotta grazie alla sostituzione delle materie prime fossili con biomassa. Non è biodegradabile ma può essere riciclabile. Campione della sezione, la sedia Louis Ghost disegnata da Philippe Starck nel 2002 per la Kartell e rieditata nel 2022 in Policarbonato 2.0. ottenuto a partire da biomasse rinnovabili come il bioetanolo. Sedia “furba” di grandissimo successo, forme tradizionali interpretate in un materiale contemporaneo.

i
Sensbiom.

Alla plastica derivata da risorse naturali è dedicata la sezione BIO-BASED. DI ORIGINE BIOLOGICA, che può essere 100% circolare quando, oltre ad essere derivata da biomassa, è anche biodegradabile e compostabile. È il caso di Mater-Bi della Novamont, una famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili a diverso contenuto di origine vegetale, con cui viene realizzata la posata monouso Moscardino disegnata nel 2000 da Giulio Iacchetti e Matteo Ragni per Pandora Design, e premiata con il Compasso d’Oro 2001. Catia Bastioli, chimica e scienziata di fama internazionale, CEO di Novamont – società di Versalis (Eni) che ha sviluppato e produce la famiglia di bioplastiche Mater-Bi, dice: “Mater-Bi è la prima bioplastica biodegradabile e compostabile portata a livello industriale che può essere lavorata con le più comuni tecnologie di trasformazione usate per le plastiche tradizionali, ma che è stata concepita per portare vantaggi significativi in specifici settori applicativi dove i problemi di accumulo di sostanze in acqua e suolo sono elevate. Pensiamo a shopper, sacchetti per il reparto ortofrutta, imballaggi alimentari, capsule caffè che, se riciclati con il rifiuto organico, possono ritornare alla terra sotto forma di compost, chiudendo in modo naturale il loro ciclo di vita.” Notevole anche il progetto sperimentale di scarpe monomateriche compostabili Foot Loop in BioCir®flex 3D, Balena Science, disegnato e prodotto da Moon Rabbit Adaptive Lab, nel 2025. Stampate il 3D con un materiale flessibile, resistente, biodegradabile e compostabile industrialmente, è una scarpa monomateriale in grado di degradarsi naturalmente al termine del suo utilizzo.

Poi c’è la plastica derivata da scarti biologi come residui dell’industria ittica o agricola, della catena agroalimentare o della manutenzione del verde urbano e che viene mostrata nella sezione RIGENERATA. Di grande interesse il lavoro con le alghe per i settori della moda e del design di Algaeskin™ Peelsphere®. Le alghe sono una risorsa rinnovabile interessante per la creazione di materiali a basso impatto in vari settori, dai bio-mattoni alternativi al cemento, ai bio-filler per vetro e ceramica. Si caratterizzano per avere un'impronta idrica pari a zero, emissioni di carbonio negative e per non necessitare dello sfruttamento di un terreno agricolo per crescere.

k
Algaeskin™ Peelsphere®.

Per ultimo arriviamo a una delle zone più stimolanti dell’intera mostra, quella dedicata alla plastica BIOFABBRICATA, ottenuta da cellule viventi e dalla coltivazione di microrganismi, come ad esempio funghi e batteri. Qui incontriamo una rivoluzionaria classe di scarpe e tessuti programmati biologicamente, sviluppati computazionalmente e realizzati roboticamente in PHA, un polimero termoplastico biodegradabile prodotto da batteri, design e produzione OXMAN, 2025. Oltre ai materiali prodotti da microorganismi, uno di quelli che più sta ricevendo le attenzioni dei nuovi designer è il micelio, la parte “nascosta” dei funghi, ne abbiamo parlato tempo fa qui. Presenti in mostra le produzioni della MOGU, dai pannelli acustici fonoassorbenti ai pannelli per rivestimento con finitura KIWI ottenuta con tessuti riciclati di cotone provenienti da capi di abbigliamento usati, e Mogu Pluma PLAIN, menzione d’onore Compasso d’Oro del 2025. Il micelio è il corpo vegetativo dei funghi, composto da una fitta rete di filamenti sottili in grado di svilupparsi e crescere rapidamente su diversi tipi di substrati organici. La crescita del micelio può essere progettata con una tecnologia dove la materia viene coltivata, non estratta o sintetizzata. “La biofabbricazione va oltre la semplice produzione di materiali: è un manifesto per un cambiamento culturale profondo, – dice Maurizio Montalti, il designer che da molti anni sta facendo sperimentazione con questo materiale. – l’approccio adottato dal nostro team nasce dall’innesto di tecnologie già sviluppate in altri comparti, come l’industria alimentare e quella manifatturiera, adattate alle specifiche esigenze del design contemporaneo e della biofabbricazione stessa. Tali tecniche, evolute e modificate, ci consentono di realizzare semilavorati a base di micelio fungino che, grazie a successive lavorazioni, diventano prodotti di design unici e sostenibili. Cooperare con organismi viventi significa accettare una variabilità intrinseca e abbracciare la complessità della natura, guidandone le risposte agli stimoli esterni ma senza la pretesa di potere standardizzare il processo compiutamente. La sfida è proprio nell’intelligenza e nella sensibilità impiegate a monte del processo, per suggerire al microrganismo il comportamento capace di originare il semilavorato desiderato.”

l

Non più estrarre il materiale, ma coltivarlo in una cooperazione attiva con gli elementi naturali, questo sembra essere il futuro della plastica.

Da quest’anno tutte le donazioni a favore di doppiozero sono deducibili o detraibili. SOSTIENI DOPPIOZERO (e clicca qui per saperne di più).