Palazzo Grassi: object Trouvé

20 Dicembre 2025

«Non propongo una serie di eventi per intrattenere il grande pubblico, ma allestisco un universo e il visitatore è libero di entrarvi o di rifiutarlo». Così, in un’intervista del 2022, Tatiana Trouvé splendidamente sintetizza in quale modo affronta ogni sua mostra e come ogni sua mostra affronti lo spazio che l’accoglie. Un’attitudine ben strutturata sin dai suoi primissimi lavori, mai pensati come semplici oggetti messi nello spazio, ma sempre parti di un meccanismo più ampio e articolato. Propensione ben presente già in Bureau d'activités implicites, “matrice generale della mia produzione artistica” dalla quale, come dei rivoli che si espandono nelle diverse direzioni, si sono generati tutti i suoi successivi lavori che, con disinvoltura, vanno dalle installazioni ai disegni, alle sculture, ai dipinti, lavorando sempre per serie. Iniziato nel 1997, per ben dieci anni, fino al 2007, si è dedicata al progetto del Bureau. Composto da diversi moduli, per l’esattezza tredici, tra cui Module des titres, che contiene circa duecento titoli di opere la maggior parte mai realizzate; Module d’attente, col quale materializza il tempo improduttivo; Module à lapsus, i falsi annunci ideati dall’artista stessa; Module à réminiscence, un modulo di memoria interna dello stesso Bureau; Cellule de sable, che evoca l’oblio e il passare del tempo. Il Bureau è, quindi, l’“autoritratto di una giovane artista che cerca di lavorare”. Unità con le quali ha creato un ipotetico e asettico archivio/ufficio. Elementi dove, metodicamente e in maniera sistematica, ha raccolto tutta la sua attività all’indomani dell’inizio della sua ricerca di un impiego. Così, ha catalogato curriculum inviati, lettere di presentazione, domande di sovvenzione e di lavoro, le risposte standardizzate delle aziende di "rifiuto" e di "mai". Un progressivo accumulo che, gradualmente, ha occupato diversi ambienti che, in qualche modo, rievocano il noto Merzbau di Kurt Schwitters. Una raccolta con la quale ha acutamente messo in evidenza l'assurdità e la disumanità della società del lavoro e di un altrettanto assurdo e disumano, kafkiano, sistema burocratico.

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Tatiana Trouvé​, Hors-sol (detail), 2025, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Da un rivolo di Bureau hanno preso vita i Polder. Termine olandese che indica un terreno un tempo ricoperto dal mare, che, per l’artista, individua uno spazio immaginario strappato alla realtà. Ed è con una versione di Polder (Noir) che partecipa alla 50.Biennale di Venezia nel 2003 (e con Sans Titre, parteciperà a quella del 2007, col quale sviluppa ulteriormente Cellule de sable).

Mentre al 2014 risale I tempi doppi al Museion di Bolzano, la sua prima mostra in un museo italiano. Una suggestiva e notevole installazione composta da 350 Points towards Infinity (2009), definizione che determina una sequenza o un valore che cresce senza limiti e può indicare qualcosa che dura per sempre. Concetto che Tatiana Trouvé ha materializzato attraverso 350 pendoli, ognuno con un andamento diverso e con angoli impossibili, che costruiscono un’estraniante atmosfera: da quali entità è attraversata? Quali energie e presenze la abitano?

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Tatiana Trouvé​, Notes on Sculpture, April 27th, “Maresa”, 2022-25, Collection of the artist and Y.Z. Kami © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Di rivolo in rivolo, “perché – come afferma – tutte le mie opere sono collegate l’una all’altra […] in un eco-sistema” (eco nel senso di fenomeno acustico), è giunta alla grande personale veneziana. Curata da Caroline Bourgeois e James Lingwood, La strana vita delle cose, titolo ideato dall’artista stessa, che potrebbe avere come sottotitolo “la finzione è un’ulteriore forma di realtà”, si spalma nella totale interezza degli ambienti di Palazzo Grassi, non mero contenitore, ma organismo da modellare e piegare a seconda delle proprie necessità. Prova tangibile è il muro abbattuto al primo piano, che ha messo in comunicazione la sala 4 con la 7. Altresì, chiaramente attestato sin dalla prima grande installazione approntata nell’atrio. Hors-sol (2025), non solo occupa l’intero pavimento del pian terreno, ma ha una doppia fruizione: dal basso, la si può attraversare e, dall’alto, dai piani superiori, la si può ammirare e, in un colpo d’occhio, si riesce a cogliere l’aspetto più immaginifico: gli elementi fissati nel bitume, appaiono come astri che danno forma a un’inedita costellazione. Così, l’artista, da subito, annuncia ed enuclea i principi fondanti dell’intera macchina espositiva. 

A cominciare da un soggetto sottinteso: l’acqua. Anzi, a cominciare dal titolo di quest’opera, perché hors-sol indica una tecnica di coltivazione, l'idroponica o aeroponica, dove le piante crescono senza terreno, usando acqua e nutrienti in sospensione. Ma, come accaduto per Polder, anche in questo caso l’artista assegna al termine un altro significato, per indicare qualcosa "fuori posto", "fuori contesto". Tuttavia, è interessante ricordare che, sulle pareti del suo studio, Tatiana Trouvé ha trascritto la frase di Astrida Neimanis, teorica culturale che lavora all'intersezione tra femminismo e cambiamento ambientale: «Il mare che ora è nel tuo corpo forse un tempo è stato un fiume, forse un tempo ha fatto parte di un oceano». Quindi, l’elemento acqua, seppur invisibile, è fortemente presente nella sua ricerca, sentito come collante fra gli esseri viventi e tra loro e l’ambiente nella sua totalità. Perciò, quale altra città, se non Venezia, immediatamente si identifica e si associa a questo elemento naturale? Principio preponderante nel corpo dell’essere umano, nonché dell’emisfero terreste che, indubbiamente, impercettibilmente, lega qualsiasi particella vivente e la pone in una forte e stretta interdipendenza. Questi flussi, che circolano al di sotto dei nostri piedi, simbolicamente sono rappresentati dai diversi tombini che, come preziose gemme, sono incastonati nell’asfalto steso sul pavimento. Chiusini che Tatiana Trouvé ha prelevato in diverse città del mondo e qui riuniti, con i quali voleva “costruire una carta antica che raffigura fiumi più lunghi del mondo e li concentra in un unico punto, del tutto irrealistica” (conclusione a cui giunse lo stesso Alighiero Boetti nel suo celebre lavoro I mille fiumi più lunghi del mondo cui si dedicò per sette anni a partire dal 1970). 

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Tatiana Trouvé​, Le voyage vertical, from the series Les dessouvenus, 2022, Pinault Collection; Untitled, from the series Les dessouvenus, 2024, Collection of the artist, courtesy Gagosian © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Ed ecco un’altra tematica fondante il lavoro dell’artista italo-francese: l’objet trouvé, di duchampiana memoria, raccolto e conservato, quale portatore di tracce del tempo e narratore di possibili storie. Storie che si intrecciano con la cronaca, con il suo mondo interiore, con la sua biografia. Si veda, ad esempio, la sua prima mostra nel 1995, realizzata a Villa Arson a Nizza, dove ha compiuti i suoi studi. Benché nata a Cosenza nel 1968, dopo diverse peregrinazioni, è approdata a Parigi, avvertita come il vero punto di partenza della sua attività. Infatti, la collettiva del 2001, “Ecco il mondo nella testa”, al Museé d’Art Moderne de la Ville de Paris a Parigi, curata da Susanne Pagè, la considera come il vero inizio del suo percorso. Perché ogni lavoro intreccia sempre il suo quotidiano col collettivo. Linea presente anche in quei lavori che, apparentemente, sono i più “distaccati” e “avulsi”, come la serie Notes on Sculpture (2025), che combina oggetti diversi nella quale ogni opera prende il nome da un momento particolare e da una persona allora presente nei pensieri di Trouvé all'epoca della realizzazione della scultura. Un intreccio che coinvolge anche l’interno e l’esterno, ottimamente rappresentato da Storia notturna, 30 giugno 2023 e Navigation Gates (2024), entrambe della serie Sitting Sculpture. Una coppia di cancelli in bronzo, realizzata con i calchi di radici e rami, ad evocare sia i rifugi temporanei dei nomadi nel deserto, che le carte nautiche a bastoncini delle Isole Marshall, per indicare le antiche tecniche di orientamento basate sulla memoria, si apre verso l’attigua sala dove troneggia una grande installazione, realizzata con calchi in gesso di quanto Trouvé ha raccolto (resti di cassonetti, plastiche bruciate, vetrine rotte: un ambiente in cui l’essere umano ha agito, del quale si ha la sensazione della sua presenza, la stessa che si avverte in molte opere di Mike Nelson) nelle strade di Montreuil all’indomani dei disordini scoppiati in seguito all’uccisione a bruciapelo, da parte di un agente di polizia, di un ragazzo di appena diciassette anni, di origine nordafricana. Materiali notevolmente ingranditi per dar vita a un immaginario paesaggio attestante la rabbia di coloro a cui sono sottratti dei diritti. 

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Tatiana Trouvé​, From March to May, 2020, Pinault Collection © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Una quotidianità che esplode anche nella serie di boettiana memoria From March to May (2020): 56 quadri con il disegno delle prime pagine dei quotidiani internazionali pubblicati durante la pandemia. Un disegno al giorno, che spazia dall’interno del suo studio a alberi, globi, e così via, a partire dal 15 marzo, due giorni prime del lockdown in Francia, con la prima pagina di “Libération” che titolava “Coronavirus: le jour d’avant”, per le successive otto settimane, usando, ad esempio, “El País”, “La Repubblica”, “The New York Times”, “The Guardian”, il “South China Morning Post”, con i quali ha registrato la paura, nonché la confusione, collettiva di quei giorni. Ma quelle che maggiormente hanno attirato l’attenzione di chi scrive sono: I cento titoli (2025 – sono i titoli di opere, reali e potenziali, che, con la valigia, richiamano una destinazione non ben precisata e i titoli, stampati su altrettante etichette, cambiano a seconda del momento – la prima corrisponde all’anno di nascita dell’artista – e del luogo in cui è installata e quindi si concluderà esattamente cento anni dopo la nascita di Trouvé); L’inventario (2024 – che, in qualche maniera ricorda la catalogazione di Anselm Kiefer, ripropone oggetti e strumenti immagazzinati nel suo studio, con i quali realizza disegni e sculture, costruendo così una vera e propria stanza della memoria); La misura delle cose (2011 – un bellissimo lavoro col quale Tatiana Trouvé racconta, in modo completamente inedito e originale, la propria vita: attraverso dei segni sul muro – simili a quelli che molti genitori segnano sul muro per rendere evidente la crescita del proprio figlio – l’artista segna l’altezza delle singole opere con i relativi titoli, comprese sia opere già esposte che quelle ancora in fase gestionale). Una nota giocosa è senza dubbio segnata da The corridor rooms (2025), una piccola porta di vetro, che subitamente richiama il mondo al contrario di Alice, si apre su un ambiente a cui non è consentito accedere, si può sbirciare all’interno, ma non attraversare, una sorta di sogno ad occhi aperti, che guardiamo da lontano. Come Joy Gregory crea la descrizione di una donna, attraverso gli oggetti che possiede, allo stesso modo Tatiana Trouvé ci racconta il suo mondo e il suo immaginario, attraverso gli oggetti cui conferisce nuova vita e nuovo significato, portandoci in luoghi immaginari.

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Tatiana Trouvé​, Navigation Gate, 2024, Collection of the artist; Sitting Sculpture, 2024, Collection of the artist, courtesy Gagosian; Storia Notturna, 30 giugno 2023, 2024, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Sebbene alcuni abbiano avvertito in questa monografica una sorta di ripetitività col conseguente svuotamento dell’oggetto della “sua forza esperienzale trasformandola in reliquia”, in realtà, ogni elemento è una singola parola proiettata a comporre l’intero discorso, perché ciascuno è propriamente una reliquia di un tempo, di una memoria, fossilizzato per non perderne traccia nella nebbia dei ricordi e del trascorrere del tempo. Quella memoria, e quel tempo, che Kemal ossessivamente conservava, per non perdere il ricordo della splendida Fusun, una gelosa custodia che ha spinto Kemal a preservare ogni singolo oggetto proprio perché appartenuto all’amata. Similmente, Tatiana Trouvé preserva oggetti e elementi, casualmente trovati, perché appartenenti a una storia, a un momento. Come “fotografie”. Non a caso, Nicholas Mirzoeff sostiene che “tutte queste fotografie […] sono il nostro tentativo di vedere il mondo […] parte essenziale del nostro sforzo di capire il mondo che sta cambiando intorno a noi e con esso la nostra collocazione al suo interno”.

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Tatiana Trouvé​, The Great Atlas of Disorientation, 2017; Untitled 2017-2025; Somewhere in the Solar System, 2017; Untitled, 2021; Untitled, 2021; Untitled 2021, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

E le sculture, create attraverso l’assemblaggio di determinati elementi, con la loro tridimensionalità e l’obbligo a girare intorno, consentono di cogliere, a seconda del punto di vista, nuovi dettagli non individuati da una posizione diversa, una simultaneità dell’accumulo o, meglio, della stratificazione. E, parafrasando Riccardo Falcinelli, le grandi installazioni di Tatiana Trouvé possono essere ammirate “come dei grandi affreschi da esplorare come una mappa, che il colpo d’occhio generale non concede di cogliere i dettagli”. Come scrive Emma Lavigne, ogni mostra per Tatiana Trouvé significa “riuscire a comporre […] un nuovo racconto, una cartografia inedita […]. Sebbene tutte le sue opere esistano nella propria singolarità e unicità si inscrivono anche in un ciclo narrativo più ampio che si sviluppa nel tempo”. Infatti, molti dei lavori esposti, circa una ventina (tra cui Intraquillity, Les dessouvenus, The guardians), sono quelli appartenenti alla Collezione Pinault, affiancati a nuovi lavori, attraverso i quali ha così composto un originale e inedito racconto, per generare ciò che Tatiana Trouvé definisce “intermondi”, “dove l’esperienza reale è resa fertile dall’immaginario e dalla memoria”.

In copertina, Tatiana Trouvé​, L’inventario, 2003-2024, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection.

Tatiana Trouvé | La strana vita delle cose
Venezia, Palazzo Grassi
fino al 4 gennaio 2026

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