Piatto del giorno: purea di stress. The Bear

29 Dicembre 2022

Master chef, cucine da incubo: i format televisivi che ci raccontano l’inferno delle cucine hanno molto successo. C’è chi li guarda per imparare una nuova ricetta, o per capire come reggere al fuoco delle ordinazioni. Ma non c’è dubbio che conta anche il sadismo dei capi, gli chef, che in quegli ambienti claustrofobici riportano il lavoro all’età della pietra della mortificazione.

Emozioni in padella

Mancava una serie tv tutta chiusa in una cucina. Così Christopher Storer ha scritto nel 2022 The Bear per FX e SuperFrog; in Europa la si vede su Disney+. Storer nel 2020 è stato executive producer di un documentario di Antonio Diaz, Boiling Point: The Fight to Save America's Restaurants, il che testimonia il tema sociale di The Bear.

Chi è l’orso? Lo vediamo nella prima sequenza farsi incontro al protagonista con una bella faccia tenera, Carmy Berzatto, un italoamericano di modesta estrazione sociale interpretato da Jeremy Allen White. L’orso, furioso per esser stato scocciato, attacca, e Carmy si risveglia di soprassalto nella Chicago contemporanea. I quartieri popolari sono sotto ristrutturazione dei grandi immobiliaristi. I negozietti di strada, il tessuto sociale che dava un po’ di rete solidale alla gente, stanno chiudendo uno dopo l’altro. Carmy è tornato nel ristorantino di famiglia, The Beef, da cui era scappato per diventare un grande chef in un ristorante cinque stelle di New York. Perché è tornato in quel buco? Chi gliel’ha fatto fare?

L’ansia sta bollendo

Gliel’ha fatto fare il suo fratello maggiore. Quando papà e mamma sono morti, dopo aver sputato sangue una vita in quella cucina popolare, che fa meravigliosi panini da muratore portando sapore italiano nelle pance americane, hanno lasciato il ristorante ai tre figli: due maschi e una femmina; lei non ne ha voluto sapere di starci ancora dentro, e il primogenito Michael (John Bernthal) ha buttato fuori Carmy.

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The Bear potrebbe stare tutta sul palcoscenico di un teatro. È un dramma famigliare con tutti quei mal di stomaco che mai risolvi con i tuoi, siano vivi o morti, vicini o lontani. Le budella della stirpe: se te le tiri fuori per star meglio muori anche tu. Michael – soprannominato dai conoscenti “The Bear” – appare solo nei flashback, perché poco per volta scopriamo che lui era pieno di vitalità e pieno di caos, di allegria e di disperazione: è morto di overdose da psicofarmaci lasciando il locale nella merda più totale: sporco, seppellito dai debiti, sull’orlo del fallimento.

Una nuova famiglia

Carmy prova a portare in quel girone infernale stile, metodologia, organizzazione di una grande cucina. Assume subito l’ambiziosissima Sidney (Ayo Edebiri) nello staff; Sidney si becca però le continue crisi d’ira del nuovo padrone. I mulini a vento contro cui lottano tutti questi cuochi sono le loro angosce, il loro bisogno di essere accettati e riconosciuti dagli altri, il tempo che stringe, l’orario di apertura che si avvicina implacabile, le pentole roventi che si rovesciano, la salsa di pomodoro non consegnata, la carne di maiale arrivata per sbaglio al posto della carne di manzo… Il cugino di Carmy, Michael (Emon Boss-Bachrach), è un truzzo di strada, un attaccabrighe, uno che beve troppo, parla troppo, litiga troppo, che un po’ si fa e un po’ spaccia, uno che andava d’accordo con Michael e non sopporta quel perfettino di Carmy. Tutti sono orfani di Michael, ma tutti sanno che solo Carmy salverà quel piccolo inferno cui tutti si aggrappano in una Chicago deserta di umanità. 

Il montaggio forsennato si calma soltanto quando qualcuno per evitare l’ictus esce nello squallido cortiletto del retro a fumarsi una sigaretta: lì i writers ci regalano dialoghi magistrali, brevi ed essenziali, teatrali, su cosa è la vita: è avere l’ansia quando qualcosa va bene perché sai che presto capiterà un disastro; è alzarsi all’alba, uscire al gelo, perché gli incubi della notte sono peggio che ributtarsi sul fuoco alle 7 del mattino. 

Ma alla fine, conoscendosi un po’, sopportandosi un po’, crollando tutti un po’, può capitarti un colpo di fortuna (che non rivelerò) che darà a tutti la forza per tirare avanti con un po’ di speranza, uniti intorno a un tavolo dove mangiare tranquilli, finalmente, in una specie di famiglia, con la gente con cui hai scelto di restare. E il ristorante cambierà nome: si chiamerà The Bear.

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TAGGED: The Bear , serie tv