5 per mille

Brian Wilson, il suono in una stanza

15 Giugno 2025

I tre fratelli Wilson, Brian, Carl e Dennis, alla fine degli anni Cinquanta crescono a Inglewood e Hawthorne, California, USA, a sud-ovest di Los Angeles; le spiagge di Santa Monica e Manhattan Beach non sono lontane; loro padre, Murray, è un compositore di canzoni; loro madre, Audree, suona al pianoforte le canzoni del padre; nella loro villetta a schiera piccoloborghese i tre fratelli ben presto, appena adolescenti, cominciano a suonare nel garage; presto si aggiunge al nascente gruppo il cugino ricco, Mike Love; poi arriva il vicino di casa Al Jardine; i piccoli Pendletones diventano The Beach Boys con il loro primo 45 giri: Surfin’ Safari, nel 1962. Il surf rock è un genere strumentale frenetico con chitarre riverberanti usato per accompagnare le proiezioni cinematografiche delle gesta dei surfisti. Murray Wilson è un padre dispotico e iracondo, pesta con bacchette e bastoni i tre ragazzini: si calma solo quando compone, o ascolta Gershwin; Brian Wilson ricorda che il suo primo incanto per la musica scocca ascoltando dal giradischi la Rhapsody in Blue. I tre fratellini hanno voci intonatissime, bianche, e hanno un talento innato per le armonizzazioni a cappella; quando sono dietro, in macchina, cantano a cappella gli hits del momento. Con loro il surf rock cambia per sempre: loro cantano come angioletti in una chiesa, e celebrano il sole, la gioia, le belle ragazze in bikini e i maschi muscolosi che cavalcano le onde. Brian è quasi annegato, l’unica volta che ha provato a salire su una tavola; da piccolo vuole diventare un campione di baseball, al liceo gioca nella squadra di football della scuola. L’unico vero surfista è il batterista Dennis, il bello dei Beach Boys, che per tutti i tour della band sarà il più ricercato e assaltato dalle urlanti fans.

Pet Sounds, il “monolite”

I Beach Boys spaccano: vanno in televisione all’Ed Sullivan Show il 27 settembre del 1964, con i loro camiciotti a righe bianche e blu; suonano “I Get Around” e “Wendy”. Il padre molla la sua piccola carriera di autore e si dedica tirannicamente al gruppo di famiglia: road manager, editore, ufficio stampa, li porta in Capitol Records, e la Capitol li porta ai primi posti delle chart americane, poi inglesi, poi internazionali. Brian a 22 anni è ricco e famoso; la sua testa è piena di musica. È ossessionato dal suono: più che suonare ai concerti gli interessa cominciare quella che diverrà la sua mission; vuole arrivare al “monolite sonoro” – dirà; in 2-3 minuti di una canzone ogni volta dovranno esserci strumenti, tanti strumenti, voci, tante voci, armonizzazioni complesse.

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Michael Ochs Archives/Getty Images. 

Non gli piacciono i produttori della Capitol, adulti che vogliono confezionarlo in modo seriale, per continuare il successo commerciale dei primi singoli. Gira in tutta Los Angeles cercando gli studi che gli piacciono; ne userà addirittura tre, con decine e decine di sessioni di registrazione per ogni canzone. Diventa sempre più solitario, uno sciamano della consolle. È folgorato da come Phil Spector ha prodotto “Be My Baby” delle Ronettes, utilizzando in studio una fenomenale band di jazzisti, la Wrecking Crew. Brian lascia che i Beach Boys vadano in tour in tutto il mondo; lui comincia a consumare LSD, e l’LSD gli produce “trip meravigliosi”, visioni sonore cui lavora in studio; quando i Beach Boys tornano dai tour li porta in studio e registra sessioni a cappella delle loro sole voci che sono gioielli assoluti di armonia e di estasi.

A gara con i Beatles

Per tutti gli anni Sessanta Beatles e Beach Boys si stimano, si ascoltano, rivaleggiano, in una gara a fare meglio degli altri oltreoceano per andare avanti verso sonorità sempre più in là. Nel 1965 esce Rubber Soul dei Beatles; quattordici canzoni, tra cui “Norwegian Wood” e “Michelle”; Brian Wilson capisce che quello è un unico progetto musicale, un lavoro concettuale, una architettura di suoni complessa, e si lancia la sfida, si chiude in studio con la Wrecking Crew; quelli sono tutti musicisti che hanno studiato, che sanno leggere gli spartiti, lui no, è un autodidatta, ma sa così perfettamente cosa vuole che si fa capire, e comincia a scrivere per loro degli spartiti un po’ pasticciati, che integra con la sua passione inesausta di produttore che sa esattamente a quali suoni arrivare; otto ore di studio di registrazione al giorno; settimane, mesi. Sino a che Pet Sounds è pronto. Alla Capitol non piace per niente: dov’è finita la spensieratezza adolescenziale dei ragazzi del surf? Dove sono i 45 giri pieni di gioia californiana? Cosa sono tutti questi suoni? E questa malinconia pervasiva, poi? Lo devono pubblicare, sono i Beach Boys, ma non lo spingono più di tanto, e non vende più di tanto nel 1966; venderà decenni dopo, a valanga.

Keith Moon dei Who lo sente e ne è entusiasta, fa ascoltare il disco in tutta l’Inghilterra musicale per giorni e giorni; in uno di quegli ascolti sono seduti John Lennon e Paul McCartney, che lo visitano due volte di seguito tutto intero, rimanendo esterrefatti. Si mettono subito al lavoro su Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band; Paul McCartney regalerà per tutta la sua vita una copia di Pet Sounds a ciascuno dei suoi figli.

Ascoltate la registrazione dei soli vocals di una delle canzoni più belle del mondo, “God Only Knows”:

Brian Wilson è avvilito per il mancato riconoscimento di pubblico per Pet Sounds. Aumentano il consumo sconsiderato di droghe e l’autoisolamento. Così comincia il più lungo tour de force di registrazione della storia del pop: mesi e mesi per far nascere “Good Vibrations” a fine 1966; dicono che produrre oggi un singolo con quei tempi-lavoro e tutta quella gente costerebbe milioni di dollari! nella Wrecking Band arrivano anche archi e theremin; ci sono tonnellate di nastri con basi strumentali; quando tornano gli altri dal tour non c’è neanche un testo, che viene scritto da Mike Love in auto mentre va allo studio:

I love the colorful clothes she wears
and the way the sunlight plays upon her hair
I hear the sound of a gentle word
on the wind that lifts her perfume through the air

I'm pickin' up good vibrations
She's giving me the excitations (oom bop bop)
I'm pickin' up good vibrations (good vibrations, oom bop bop)
 

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The Beach Boys.

Ecco quello che vuole la Capitol! Un 45 giri fenomenale! Che infatti scalerà le charts mondiali, di nuovo come prima di Pet Sounds. Esce nel 1967, lo stesso anno di Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band: Brian lo ascolta e vuole andare ancora più in là, verso l’infinito e oltre dei suoni.

Brian si tormenta, vuole sfidare Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band. Vuole “la sinfonia celestiale per Dio”, il disco perfetto, eterno. Il nuovo album si dovrà intitolare SMiLE. A collaborare per i testi chiama Van Dyke Parks; mentre la band è in tour si strafanno in studio di LSD e scrivono e registrano, registrano e scrivono. Al loro ritorno Brian non riesce a convincere sul progetto i suoi compagni; non capiscono neanche i testi troppo letterari e poetici di Van Dyke Parks, non riescono a memorizzarli. Il padre Murray va ubriaco in studio e vuole dettar legge a Brian, che ha con lui la litigata definitiva. Poco dopo il padre ex padrone vende tutto il catalogo editoriale dei Beach Boys, per vendetta. Brian è sconvolto dalla rottura con fratelli e padre. Deve accantonare il progetto, crolla: depressione, abuso di droghe, segregazione domestica, obesità.

Brian Wilson sprofonda. I Beach Boys vanno avanti senza di lui verso il declino.

Trent'anni dopo, nel 2004, SMiLE viene eseguito dal vivo in prima assoluta a Londra, alla Royal Festival Hall, poi diventa un disco con la Nonesuch, l’etichetta di Steve Reich, John Adams, Laurie Anderson, David Byrne, Keith Jarrett, Brad Mehldau, Bill Frisell, Tom Waits, Philip Glass…

Gershwin alfa e omega

Alla fine degli anni Dieci del nostro millennio la Disney contatta Brian Wilson, per chiedergli la sua versione delle più celebri canzoni dei loro film: il disco uscirà nel 2011; Brian chiede di realizzare il suo ultimo sogno, ora che si è ripulito dalle droghe ed è dimagrito: vuole tornare alla prima musica che lo incantò da bimbo, Gershwin; vuole completare e riarrangiare alcune delle tante canzoni incompiute dell’autore di Rhapsody in Blue; gli eredi di Gershwin acconsentono e Disney pubblica il disco nel 2010.

È l’ultimo canto di Brian, a 68 anni. Negli ultimi anni è arrivata la demenza senile. L’11 giugno 2025, la morte, a 83 anni. Il surf che non ha mai praticato per lui non ha più onde.

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