Prima di morire vivi: Dying for Sex
Non è proprio un proverbio, ma si dice che ai funerali venga una gran fame. Nella cultura anglosassone americana è importante il funeral brunch, il party dei congiunti dopo il funerale, dove si può anche ridere, si beve, si mangia, ci si rivede, ci si raccoglie intorno alla memoria di chi non c’è più con il suo corpo; se ne occupa la stessa agenzia di onoranze funebri. I nostri contadini cattolici invece pregavano afflitti, per tre giorni, prima che il cadavere venisse sepolto; le donne della famiglia del caro estinto cucinavano per chi arrivava magari da molto lontano e aveva bisogno di mangiare qualcosa; l’ospite mangiava quasi di nascosto, vergognoso. Quando ho portato le ceneri del mio babbo in montagna dov’era nato, dopo la tumulazione ho offerto un rinfresco ai suoi e ai miei amici, ed è stato bello, abbiamo brindato alla sua memoria a cento metri dal piccolo cimitero.
Fottere il cancro
Molly Kochan era una podcaster di Los Angeles; è morta nel 2019 a 46 anni per un cancro metastatico diagnosticato nel 2015, dopo un primo stadio di tumore alla mammella sconfitto: separatasi dal marito, decise che avrebbe vissuto gli ultimi anni della sua vita nella totale gioia sessuale, vivendo quante più relazioni possibili. Ispirandosi alla sua storia la sua amica attrice, cantautrice e produttrice televisiva Nikki Boyer nel 2020 ha pubblicato il podcast Dying for Sex, basato sul blog Everything Leads to This, diario delle cure e dello spegnersi di Molly; Nikki Boyer curò anche la pubblicazione di Screw Cancer: Becoming Whole, nel 2020. Su Disney+ (sconsigliata ai minori di 18 anni) ora possiamo vedere la delicata e divertente serie tv FX Dying for Sex, comedy drama scritto da Liz Meriwether and Kim Rosenstock, prodotto da Nikki Boyer, diretto da Shannon Murphy, protagoniste Michelle Williams (Molly) e Jenny Slate (Nikki). Tutte donne a raccontare con una schiettezza intima, ironica, coraggiosa, laicissima la sfida alla malattia e alla morte, confortate dal piacere sessuale e dall’amicizia.
Tu mi dominerai io mi lascerò dominare
Molly quando ha la comunicazione delle metastasi alle ossa crolla. Ovvio. La sua amica Nikki molla tutto per lei: fidanzato percussionista e prove del Sogno di una notte di mezza estate. La serie tv è ambientata nella pullulante New York, e tutto il mood ne guadagna. L’amicizia tra queste due donne è meravigliosa, e la loro determinazione a non farsi calpestare dall’indifferenza trasforma tutti intorno a loro: il medico impettito e un po’ antiquato viene portato a empatia, la psicologa di reparto rivela il suo privato, e trascina Molly nel giro BDSM e lesbico; la madre (Sissy Spacek), sbandata e evanescente, lascia la sua fattoria e piomba accanto alla figlia, che da bambina fu costretta a fare un blow-job a uno dei vari fidanzati balordi della madre balorda. Il vortice che porta alla morte viene pilotato da Molly, che vuole gli ultimi tempi della sua vita pieni di vita. E cosa le mancava nella vita di fidanzata muta di un insopportabile perfettino? Le mancava la promiscuità sessuale, le mancavano gli orgasmi, le mancava espandere le sue emozioni, vivere tutto, godere tutto. La parte inedita di Dying for Sex è il raffinato lavoro di Claire Warden, la intimacy coordinator della troupe: molte scene sono esplicitamente erotiche, esplicitamente bondage, e del bondage viene comunicato perfettamente cosa lavora sulla eccitazione mentale: il plugin tra master e dominato; è tutto lì; un teatro psichico che porta a fibrillazione le sinapsi e gli ormoni.
Essere sfrontati
La sfrontatezza che Molly e Nikki decidono di praticare riassesta dunque il mondo: ipocrisie, omissioni, pruderie, pietismi; il reparto oncologico scintilla di allegria, e anche gli ultimi strazianti giorni della protagonista sono una lezione: intorno al letto ci sono tutti quelli che sono stati vicini a Molly, veramente, nei suoi ultimi giorni; l’amica, la madre, il vicino di casa submissive, il partner occasionale che fa il cagnolino della sua padrona in costume integrale; un’armata Brancaleone di persone anticonformiste si ritrova nel più bel rito possibile per affrontare la morte: la libertà assoluta nella intimità più assoluta.
