Maledettamente a disagio: The Curse

21 Agosto 2025

Sentirsi maledettamente a disagio, ovvero essere in una situazione in cui qualcosa è storto; chi è storto? Io, sono storto? Un altro umano? Cosa c’è che non quadra fra noi? Un dialogo razionale? Qualcosa di non razionale, di psichico, emotivo? Se “siamo in armonia” non siamo a disagio. Dobbiamo convincerci che l’intero universo ha una sua accordatura, una sua vibrazione elettromagnetica, che è “totalmente al di fuori del mio controllo”, come ripeteva Valmont nelle Liaisons dangereuses…. ma se mi ci armonizzo… vivo meglio.

Lo storto sei tu

Su questa sensazione di continua distonia, stonatura, è costruita una delle serie tv più geniali e spiazzanti degli ultimi anni, The Curse, arrivata da poco su Paramount+, datata 2023-2024; una serie da 100% di ammirazione critica per “Rotten Tomatoes”, ma sotto il 50% per il gradimento di pubblico; quindi, nessuna seconda stagione, ever. Una serie che anch’io come alcuni altri definirò “lynchiana” per il suo starsene in un altrove psichico; una serie adorata da Christopher Nolan. Ovvio che gli autori hanno scritto per sé stessi e per una élite cinematografica e letteraria; arrivare all’ultimo, epocale e unico episodio 10 richiede una via crucis lunga dieci ore in cui ogni istante del girato – in stile real tv, veramente finto per sembrare vero – è cringe, imbarazzante, sgradevole, irritante; ma come fanno a essere così totalmente sbagliati quei tre? Ma non si rendono conto di essere assurdi, falsi e antipatici? Ma non hanno un po’ di coscienza? Pian piano diventa chiaro che nella coppia protagonista lui è peggio, lui è talmente vuoto dentro, talmente sbagliato per questa umanità che l’unica soluzione è andarsene per sempre risucchiato nell’esosfera, senza ossigeno, congelato e rannicchiato nello spazio profondo. Lei, almeno, sta partorendo un bambino, e a terra può restare, anche se è ambiziosa, sciocca, bellissima, ostinata, insopportabile, green, e woke.

k
THE CURSE image credit - Showtime.

The Curse è ai massimi livelli di un fare cinema, o tv series indipendente e creativo, inventando uno stile, sviluppando personaggi ambigui, inafferrabili, ignari a se stessi, rappresentando come la vita comunitaria (qui siamo in USA, New Mexico, nella cittadina sfilacciatissima di Española) sia un disastro; muovendo piani sequenza spiazzanti e sfinenti sui virtuosismi di una attrice pazzesca: Emma Stone recita per dieci ore con un volto mobilissimo, nel parlato ma soprattutto nel non parlato, ci scappa, non si lascia aiutare o consigliare da noi, corre agitata di cazzata in cazzata, con grande buona volontà e gigantesca impotenza; una prova teatrale e cinematografica memorabile!

Il suo partner, in The Curse, è un altro tipo inclassificabile, dalla comicità cringe, uno da prendere a pugni dieci ore di seguito, uno che non impara nulla, assolutamente nulla da ogni piccolo momento sempre sbagliato del suo vivere, l’ometto più esasperante dell’Universo (che finalmente se lo riprenderà indietro come prodotto fallato): il canadese Nathan Fielder è un comico talmente bravo che riesce a non far ridere né gli altri personaggi né noi per dieci ore! Quanto è weird!

Far finta di essere veri

Parodiando ferocemente il filone del ”reality”, tipo Extreme Makeover: Home Edition (2003-2012) già massacrato da Unreal in quattro stagioni 2015-2018, The Curse è uscito dalle testoline dello stesso Nathan Fielder (Nathan for you, The Rehearsal) e di Benny Safdie (Safdie Brothers con il fratello Josh: una bomba il loro Uncut Jems del 2019 con Adam Sandler). Safdie è anche il terzo attore protagonista in The Curse, e va forte pure lui, in quanto a incomprensibilità, cattiveria, indelicatezza, ambizione orrenda, passato vergognoso, egoismo mostruoso eccetera; “amico di infanzia” del personaggio di Fielder, passa il tempo a beffarlo crudelmente, come in un Decamerone jewish, in cui però non si ride mai, e si sta sempre sull’orlo della tragica catastrofe ri-di-co-la.

k
THE CURSE image credit - Showtime.

Un finale a testa in giù

L’episodio 10 è un capolavoro a sé; come scriverne senza accoltellare con uno spoilerone ammazza-serie? Anche in questo caso, Safdie e Fielder sono strani forte; perché hanno molto chiaramente detto nelle loro conversazioni che tutta la serie è stata concepita a partire dal finale folle e sconvolgente; ogni location e ogni scenografia sono state selezionate in base all’episodio finale. Che non spiega molto ma che in qualche modo ipotizza che una vita un po’ meno in contropelo per alcuni personaggi potrà esserci: lei almeno sarà mammina e si sarà liberata di un lui veramente assurdo; il lui assurdo (Fielder) si toglie dai piedi per sempre letteralmente volandosene via! Il regista perfido (Safdie) quando l’amico se ne svolazza nello spazio profondo crolla, finalmente in uno show down isterico preparato per ore – dicono – sul set attendendo che Safdie se la sentisse: urla, pianto disperato, un leggero, vaghissimo senso di colpa: «Tutto quello che ho fatto nella mia vita, l'ho fatto sempre e solo pensando a me stesso». Fatevi del male: guardate The Curse.

In copertina, THE CURSE image credit - Showtime.

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO