Edward Gorey e il delitto del copriteiera
Nessuno, che io sappia, ha mai chiesto a Edward Gorey di disegnare una versione di Cluedo, il famoso gioco da tavolo per aspiranti investigatori, inventato da Anthony ed Elva Pratt verso la metà degli anni Quaranta. Non so se esista qualcosa di più british di questo gioco, ma soprattutto di questa coppia di giovani inventori di Birmingham. Lui, pianista e compositore, durante la guerra suonava negli hotel di campagna dove, come intrattenimento serale, andavano per la maggiore giochi di società ispirati ai romanzi gialli, in particolare quelli di Agatha Christie. Si metteva in scena una trama che culminava in un omicidio. I personaggi erano interpretati da attori e clienti dell'hotel. L'ambientazione era una dimora di campagna con molte stanze, in cui un gruppo eterogeneo di persone era riunito per cena, a un certo punto saltava fuori un cadavere e tutti i presenti finivano sospettati. Mettendo insieme gli indizi, i clienti dell'hotel erano invitati a risolvere il mistero. Non so se esista qualcosa di più giallo di un hotel sperduto nella campagna inglese dove gli ospiti mettono in scena un omicidio: come minimo ci si aspetta che da qualche parte qualcuno finisca davvero cadavere. In quelle serate devono essersi molto divertiti.
Non per niente fu prendendo spunto da questi passatempi crime che Anthony ed Elva inventarono Murder!, il più famoso detective game da tavolo basato su un misterioso omicidio che i due coniugi immaginarono ambientato nella loro casa, al numero 9 di Stanley Road, a Kings Heath. La grafica del tabellone era disegnata da Elva. Brevettato nel 1944, il gioco fu prodotto nel 1949 dalla Waddingtons, società inglese produttrice di giochi, che cambiò il nome in Cluedo (combinazione di clue e ludo). Oggi, il gioco, divenuto un successo mondiale, con oltre centocinquanta milioni di pezzi venduti, è commercializzato da Hasbro.


L’ultimo caso di Miss Awdrey-Gore, incantevole libro di Edward Gorey dedicato ad Agatha Christie e appena uscito per Adelphi, è un Cluedo di vittoriana eleganza e perfido umorismo, a partire dalla copertina e dalla quarta di copertina sulle quali campeggiano sei gialli della scrittrice protagonista del libro, per l’appunto, Miss Awdrey-Gore. Titoli: L’enigma del portatost, La tragedia del biancomangiare, La cartolina misteriosa, Il caso del puntaspilli, L’omicidio del dentifricio e Il segreto della copertina. Anche se alla fine del libro veniamo a sapere che il suo più grande successo editoriale fu Il delitto del copriteiera. Tutte vicende che una compagnia di scioperati vacanzieri avrebbe tranquillamente potuto interpretare per vivacizzare una serata di pioggia in un hotel nell’Hampshire.
Miss Awdrey-Gore, in linea con le proprie fantasie omicide, alla veneranda età di anni novantasette, viene trovata morta stecchita da un anonimo bracconiere, seduta su una sedia dorata, in una fontana in secca, nel giorno di Santo Spasmo. Anni prima, ci informa il narratore, tal E.G. Deadworry, nel medesimo giorno del 1927 dedicato al santo più singolare del calendario, la celebre giallista scomparve misteriosamente (come la più nota Agatha, il 3 dicembre del 1926). Avvistata in abiti virili a Taormina, maritata ora a un meccanico ora a un nobiluomo, reclusa ora in una clinica psichiatrica, ora in un ashram, dopo quarantaquattro anni di assenza, spunta, viva e vegeta, “in una villa dei dintorni (quali dintorni?!), insieme a un pacchetto nascosto in un portaombrelli a zampa di elefante, indirizzato al suo editore, G.E. Deadworry (come si evince dal nome, nonno del narratore).
Tutto ciò che in seguito appare nella storia e nel libro, è il contenuto del misterioso pacchetto, ovvero tutti gli elementi necessari per la risoluzione di un crimine. Quale? Forse, L’ultimo caso di Miss Awdrey-Gore ovvero quello che probabilmente la scrittrice stava architettando per un futuro romanzo (a meno che il suo ultimo caso non si riferisca a quello, presagito, della propria morte), ma soprattutto il caso che il lettore è invitato a indagare dalla sontuosa opera di illustrazione di Edward Gorey, immaginandolo a proprio gusto, mettendo insieme i dettagli suggeriti a ogni pagina del libro.
Esiste qualcosa di più rilassante e divertente di un catalogo da cui pescare le proposte più accattivanti, che si tratti di scarpe, biancheria intima, cancelleria, ricambi di motociclette, teiere o armi del delitto? Come dicevo, il gioco allestito dalle immagini e dai testi allusivi e meravigliosamente ironici di Gorey, consiste nell’istigare il lettore a immaginarsi un crimine su misura, scegliendo da un esilarante e raffinatissimo campionario studiato più che per aspiranti investigatori, per zelanti apprendisti criminali o giallisti (il che non è poi così diverso), decisi a fare le cose per bene secondo i più seducenti stereotipi del romanzo poliziesco. Tutta l’opera di Gorey, del resto, appare implacabilmente rivolta a far affiorare la parte più nera di lettori e lettrici, ovvero quella più sconcertante ed enigmatica dell’animo umano che, come è noto, raramente è lieve. Un’opera, quella di Gorey, monumentale, che in cinquant’anni, dal primo libro, The Unstrung Harp, del 1953, che Graham Greene dichiarò “il miglior romanzo mai scritto su un romanziere”, vanta centosedici volumi e oltre cinquecento illustrati per altri.
Dunque, in queste pagine i lettori e le lettrici potranno trovare: Waredo Dyrge, un investigatore interessato da una curiosa metamorfosi anatomico-estetica (accompagnato dal fedele cagnaccio Deary, battezzato col nomignolo di una collana di romanzi rosa); un elenco di insospettabili e sospettabilissimi personaggi nonché potenziali vittime o colpevoli; un campionario di scene del delitto con rinvenimento di cadavere; un’ampia scelta di armi con cui eseguire il crimine; indizi di vario genere; un certo numero di mappe disegnate per ricostruire il piano dell’assassino/a e le fasi del misfatto; alcuni biglietti anonimi a proposito di falsi alibi, incongruenze ed errori compiuti dall’assassina/o; ipotesi assortite sul destino del/della colpevole, una volta scoperto/a.

Per quanto mi riguarda il caso che ho immaginato a partire dal catalogo di Gorey è questo: la Direttrice delle poste, in combutta con un Cugino della Tasmania, viene scoperta, durante una macchinazione ai danni della Protagonista, da un Milionario americano di passaggio, che poco dopo viene ritrovato morto in un caseggiato vuoto, in quella che era denominata Stanza del Sedano. I sospetti, però, secondo le indagini di Scotland Yard, cadono su un tale detto Poeta nella Polvere, collezionista di uova da rammendo e fiero oppositore del capitalismo yankee. Un uovo da rammendo, infatti, si è rivelato l’arma del delitto. Privo di alibi, il Poeta nella Polvere viene scagionato in extremis da un biglietto che rivela che la Protagonista, Lesla Trope, è in realtà la pronipote di Lord Onion, emigrato decenni prima in Tasmania, il quale dopo aver perso tutti i propri beni, viene invitato dalla sua ex fiamma, Direttrice delle Poste, a far fuori la protagonista per impadronirsi della sua cospicua eredità. L’indizio che inchioda i due lestofanti è il motivetto fischiettato sovrappensiero nell’allontanarsi dalla stanza del crimine, cioè del Sedano, riconosciuto dalla Proprietaria di un locale notturno alla moda, che, casualmente, la sera del delitto passava di lì, e da lei riascoltato nel proprio locale, quindici giorni dopo, fischiettato dalla Direttrice delle Poste. Scarcerato, il Poeta nella Polvere, trova impiego come segretario presso un Grande proprietario terriero della zona che lo ospita nella propria lussuosa dimora insieme alla sua collezione di uova da rammendo.
Né il narratore, E. G. Deadworry, né il detective, Waredo Dyrge, con il suo orrendo cane Deary, né tantomeno Edward Gorey, ci rivelano, invece, chi sia il responsabile dell’assassinio di Miss Awdrey-Gore. A meno che il testo vergato da mano tremula su una cartolina caduta da una copia del Delitto del copriteiera, presa in prestito dalla biblioteca, non si riferisca proprio a questo crimine il cui movente rimane, tuttavia, inspiegato.
In questo delizioso libro, uscito in coppia con Tre signore in riva al mare, illustrato da Gorey su testo di Rhoda Levine, gli appassionati troveranno tutti i temi del grande artista americano: una truppa di personaggi eccentrici, impenetrabili e allampanati; le atmosfere gotiche; la presenza metafisica e incombente della colpa; la passione per le cartoline e i testi enigmatici; l’ironia che scaturisce dall’esattezza dei dettagli nella descrizione di oggetti, ambienti, arredi, abbigliamenti. E, ovviamente, la capacità di rendere ogni pagina un capolavoro di contenuta, sobria eleganza.

In copertina, tutti riuniti in attesa della risoluzione del caso.