Insegnamento e ricerca scientifica / Università

16 Febbraio 2019

L’università è un’istituzione che ha una storia secolare alle spalle e che svolge delle funzioni fondamentali in tutte le società moderne. La sua versione europea contemporanea deriva principalmente da quel modello formativo che è stato messo a punto a Berlino durante l’Ottocento da Wilhelm von Humboldt. Secondo tale modello, l’università deve caratterizzarsi per lo svolgimento di un ruolo che, grazie alla produzione di un sapere nuovo, originale e sviluppato criticamente, possa consentirle di contribuire alla formazione di soggettività libere, autonome e sicure di sé. Vale a dire alla formazione di individui in grado di andare a costituire i futuri ceti dirigenti della nazione. È evidente che la progressiva diffusione nella società di una condizione di benessere socioeconomico ha modificato una concezione elitaria del sistema universitario come questa. L’arrivo infatti della cosiddetta “università di massa” ha notevolmente cambiato il ruolo formativo svolto dalla formazione universitaria all’interno del sistema sociale. D’altro canto, nella società si sono moltiplicati i centri di elaborazione della cultura e tra questi certamente ha assunto un ruolo sempre più significativo il sistema dei media. Rimane però ancora particolarmente valida l’idea che soltanto la scienza e la cultura elaborate all’interno delle università siano in grado di fornire alle persone dei modelli interpretativi utili per consentire loro di condurre una soddisfacente vita sociale. Non a caso l’evoluzione del pensiero scientifico ma anche quella della cultura sociale non hanno potuto fare a meno nella storia della modernità di una importante istituzione finalizzata alla ricerca e all’elaborazione teorica come l’università. 

 

Opera di Molly Bounds.


Si pensi, ad esempio, a una questione attuale come quella delle cosiddette “fake news”, delle quali si è discusso molto negli ultimi tempi, perché vengono prodotte in grande quantità nel sistema mediatico e nella cultura sociale. Tali false informazioni possono essere contrastate soprattutto attraverso quel pensiero scientifico che viene coltivato all’interno delle università. In un’aula universitaria infatti, com’è noto, la menzogna non viene tollerata, perché la scienza si basa su delle affermazioni che devono essere prima di tutto verificabili. Dunque, le università oggi possono insegnare ad utilizzare meglio i dati e le informazioni che le persone ricevono. Non a caso Umberto Eco, in un articolo uscito nel 2010 su Alfabeta2 dal titolo Allarme Università. Riflessioni sparse su presente e futuro, si è espresso mediante queste parole: «Ho varie volte osservato che l’università rimane, coi suoi corsi e seminari migliori, l’unico luogo in cui si può ancora elaborare un sapere che si opponga al livellamento verso il basso prodotto dai mass media.

 

I mass media possono essere informativi per quanto riguarda i fatti ma non per quanto riguarda i concetti e le interpretazioni dei fatti. I mass media ci dicono (quando dicono il vero) che il tale è morto, che è caduto un aereo, che si è aperta una crisi governativa, ma sono incapaci di interpretare questi fenomeni. I mass media possono captare la notizia che in un certo laboratorio si studia una certa particella, ma non sono in grado di fornire un’interpretazione adeguata dell’evento. Nel campo dei fatti i mass media dicono quello che accade ora, ma nel campo delle interpretazioni dicono al massimo quello che era attendibile vent’anni fa. In questo scarto di vent’anni, si colloca la cultura prodotta dalle università, dove si discute qualcosa a cui i mass media non sono ancora arrivati».

 

Le università sono dunque in grado di svolgere un prezioso ruolo per lo sviluppo del contesto culturale e sociale in cui operano. Lo possono fare però solamente se gli è consentito di mantenere un’elevata libertà d’azione. Vale a dire che, come ha affermato con decisione diversi anni fa il filosofo francese Jacques Derrida nel saggio L’università senza condizione (Cortina), alle università non dovrebbero essere poste delle condizioni. Secondo Derrida, inoltre, le università non dovrebbero mai perdere di vista la loro esigenza fondamentale, che è quella di riuscire a tenere insieme l’insegnamento e la ricerca scientifica. Da allora però le università hanno dovuto subire, soprattutto nel nostro Paese, le conseguenze di quella volontà esplicita di penalizzare le spese per l’educazione che è stata sistematicamente manifestata da parte chi ha governato negli ultimi anni e che è rintracciabile chiaramente anche nell’ultima legge di bilancio dello Stato italiano. Viene da chiedersi allora se ci può essere una vera libertà non soltanto per l’università, ma anche per l’intera società italiana, dato che tra le diverse funzioni svolte dall’università vengono sempre più colpite la formazione e la ricerca, che rappresentano notoriamente il volano dello sviluppo economico e sociale di ogni Paese. 

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