La pop star e l’ecologista

Econazisti!

“Econazisti!” Una delle più note pop star italiane ha liquidato con un insulto chi provava a denunciare l'impatto ambientale dei suoi megaconcerti sulle spiagge di tutta Italia. 

Non è stato facile orientarsi per coloro che hanno a cuore il rispetto della natura. A livello nazionale Legambiente sosteneva l'iniziativa, mentre non sono mancate denunce e dissociazioni delle federazioni locali della stessa Legambiente. Diversi amministratori hanno salutato con entusiasmo l'arrivo nel loro Comune della carovana dei Beach Party, con il suo indotto economico (la spesa in alberghi, bar e ristoranti, eccetera) e la ricaduta reputazionale, con gli articoli sui giornali, i servizi radio e tv e i post sui social network. Per altri cittadini, l'arrivo di decine di migliaia di persone per una notte di “Peace Love & Music” porta tutti gli svantaggi del turismo mordi e fuggi.

Come abbiamo appreso in questi anni di pandemie e di chiusure forzate, il turismo – con tutti i suoi annessi – è uno dei motori dell'economia italiana. Amministratori e commercianti apprezzano un evento o una manifestazione che accende i riflettori su un borgo o su un territorio, anche se per un solo giorno all'anno. Le ricadute sono immediate e tangibili, e dunque si possono subito trasformare in vantaggi politici, mentre le ricadute ambientali possono tranquillamente passare in secondo piano. Il sindaco di una cittadina italiana raccoglie più like se si fa una storia Instagram con un cantante famoso che postando una foto mentre fa la raccolta differenziata. 

Ma non ci vuole un esperto di catastrofi ambientali per scoprire che un assembramento di trentamila persone in un unico luogo ha un forte impatto sul territorio, soprattutto se fragile. Questa ricaduta andrebbe prevista e minimizzata. Le misure per limitare il danno ambientale erano efficaci? Si poteva e doveva fare di più? O quei mega-eventi semplicemente dovevano essere ospitati in ambienti forse meno “magici” e “naturali”, ma meglio attrezzati e meno vulnerabili? 

Nel 2022 avremmo dovuto discutere di tutto questo. Abbiamo finito per raccontarci quanto è bella la musica in spiaggia nelle sere d'estate e per vietare la musica techno nei capannoni abbandonati nelle sere d'autunno... Il tema dell'impatto degli eventi culturali va affrontato nel merito. Anche le Nazioni Unite hanno ribadito da tempo che il mondo della cultura deve impegnarsi a ridurre la propria impronta ambientale: un evento culturale deve essere “ideato, pianificato e realizzato in modo da minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente e da lasciare una eredità positiva alla comunità che lo ospita” (United Nations Environment Programme, 2009).

Un nuovo pubblico per gli eventi culturali

Che il rapporto (o il contrasto insolubile) tra natura e cultura sia oggi uno snodo cruciale del dibattito, lo dimostrano anche i provocatori attacchi alle opere d'arte delle ultime settimane, con la zuppa di pomodoro e la zuppa di piselli a sfregiare (provvisoriamente) i capolavori di Van Gogh. Come nota l'associazione ambientalista Just Stop Oil che ha rivendicato queste azioni, le foreste distrutte e l'ecosistema devastato per sempre non smuovono il senso comune. 

Aldilà della discussione sulla legittimità della protesta e sull'efficacia di questi “attentati alla bellezza” (dato che si discute più di questi gesti che della crisi climatica), resta che il fatto che oggi, per molti cittadini, scegliere di partecipare a un evento culturale – un concerto, una performance, un festival, una mostra – significa anche condividere i principi che lo ispirano (non solo estetici), i valori che comunica e che pratica. Questo è particolarmente rilevante per gli spettatori più giovani e consapevoli, che spesso influenzano i comportamenti altrui. 

La sensibilità ambientalista (l'amore e il rispetto per la natura) è dunque diventato – ancora più di altri valori – un elemento cruciale nelle campagne di comunicazione delle aziende e degli eventi, anche se in molti casi rischia di essere solo greenwashing.  Non basta che gli organizzatori e i curatori proclamino di ispirarsi a quei valori. È ancora più importante che sappiano costruire e condividere un'esperienza che li rispecchi e li realizzi. Chi partecipa a un evento con queste aspirazioni non valuta solo le (buone) intenzioni, ma anche le prassi. A essere importanti non sono solo e tanto i contenuti, quanto le modalità produttive e il rapporto con l'ecosistema e con il pubblico.

Le linee guida nazionali e internazionali

Ma come raggiungere questi obiettivi di sostenibilità resta ancora vago e viene lasciato alla buona volontà e alle buone intenzioni degli organizzatori. 

L'Italia è uno dei pochi paesi europei che già da una quindicina d'anni ha adottato uno specifico piano d’azione per gli acquisti verdi in determinate categorie del settore pubblico, il Green Public Procurement: ma nell'ambito del GPP, il settore culturale non è per ora stato preso in considerazione.

Grazie agli investimenti del PNRR, il Ministero della Transizione Ecologica del Governo Draghi ha espresso la necessità di introdurre dei Criteri Ambientali Minimi (i CAM, che determinano le modalità con cui raggiungere gli obiettivi del GPP) anche per mostre, festival e convegni organizzati da enti pubblici. Gli eventi che coinvolgono la Pubblica Amministrazione dovranno dunque raggiungere un impatto ambientale prossimo allo zero in tutte le fasi di progetto, a partire dalla “catena di approvvigionamento”. Si tratta dunque di mettere in discussione e di ripensare le modalità contrattualistiche collaudate, puntando quindi alla riduzione dell'impatto sull'ambiente e non solo al ribasso economico. 

A livello di normative, è stato redatto un ISO per garantire uno standard internazionale per i Sistemi di Gestione Sostenibile per gli Eventi (SGSE), individuando tre livelli di sostenibilità (economica, sociale e ambientale), rivolto a eventi, organizzatori, fornitori, location, area eventi di aziende. 

Realizzare eventi sostenibili contribuisce inoltre al raggiungimento di alcuni dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) stabiliti dall'ONU, e ne aiuterebbe l'implementazione in un'ottica interdisciplinare, incrementando la capacità di visione delle istituzioni territoriali e locali. 

Buone pratiche della sostenibilità ambientale: alcuni esempi

Tra gli enti culturali più attenti, diversi sono stati i tentativi di ridurre l'impatto puntando soprattutto su alcuni aspetti: riduzione dell'uso della plastica; raccolta differenziata; formazione del pubblico; uso di energie rinnovabili; mobilità condivisa per organizzatori e pubblico; digitalizzazione; lotta allo spreco alimentare; e una richiesta attiva agli artisti di aderire al progetto. 

Nel 2015 l'Istituto Nazionale di Urbanistica, nell'ambito del progetto “Innovazione e capacity building 2015” finanziato dalla Fondazione Cariplo, ha proposto un manuale per promuovere e diffondere all’interno della propria associazione capacità di progettazione mirate all’organizzazione di eventi sostenibili.

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In ambito musicale, nel 2019 Umbria Jazz ha lanciato “Wake Up! Music will save the planet!”, un progetto a otto punti da realizzare entro il 2023 – in occasione del cinquantesimo anniversario della manifestazione. Nel 2021 è nato “Jazz Takes the Green”, la rete dei festival jazz ecosostenibili, prima esperienza italiana di aggregazione di eventi culturali che hanno a cuore la causa green. Tra i promotori Time in Jazz, il festival fondato e diretto dal musicista Paolo Fresu.

Nel 2022 AFIC (Associazione Italiana Festival di Cinema) ha lanciato il progetto “Festival Green”, individuando dieci aree tematiche, ovvero la base per “mettere in atto buone pratiche ambientali nell’organizzazione di eventi cinematografici”. 

Anche in ambito teatrale diverse manifestazioni si proclamano orgogliosamente green e molti festival stanno già mettendo in atto “buone pratiche” di sostenibilità ambientale (basti pensare alla Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli, anche nell'ottica di un turismo responsabile). In Inghilterra nell'autunno 2022 è stato presentato il “Theatre Green Book”, a partire da un'indagine secondo la quale il 77% degli spettatori di teatro si aspetta che i teatri affrontino il problema della sostenibilità dentro e fuori dalla scena. Il progetto, in collaborazione con la società di ingegneria Buro Happold, spinge a ripensare il mondo del teatro in un'ottica più verde, dalla produzione degli eventi alla gestione degli edifici e al rapporto con il pubblico.

Tra i vari progetti di festival ed eventi a economia circolare, è attiva GEX – Green Europe Experience, una rete di festival musicali e un Living Lab della durata di tre anni finanziato da Creative Europe nel 2019. L'obiettivo è creare, testare e valutare un modello di pratiche di produzione e monitoraggio sostenibile e replicabile per i festival musicali europei, grazie ad azioni e strategie offline e online.

 

Cambiare rotta

Non basta dichiararci amici della natura, scrivere libri e allestire spettacoli che esaltino la bellezza dell'ambiente e che magari ci diano consigli per una vita più green. È necessario che anche la produzione culturale diventi più rispettosa dell'ambiente, anche se gli eventi spettacolari e culturali, nella loro natura festiva ed effimera, sono spesso caratterizzati dallo spreco, dall'ostentazione, dall'usa e getta. Si pensi alle scenografie, ai viaggi di artisti e pubblico... Questa consapevolezza deve riguardare l'evento nella sua globalità, e in tutte le sue fasi, dall'ideazione e progettazione alla realizzazione, dalla scelta dei fornitori a quella delle location, alla comunicazione e marketing. Si possono utilizzare più spesso materiali riciclati e riciclabili. Fondamentale è la gestione del pubblico, che deve essere consapevole degli obiettivi di una manifestazione “eco” e dei metodi utilizzati per raggiungerli.

È dunque necessario formare adeguate figure professionali, responsabilizzando tutti coloro che gravitano attorno alla manifestazione, dando loro le basi per una corretta conoscenza delle diverse problematiche interessate da questa transizione. È anche opportuno mettere a punto adeguati meccanismi di autovalutazione, che chiariscano gli obiettivi da raggiungere nelle diverse fasi di lavoro. Dobbiamo andare insieme verso per un cambio di paradigma.

Non basta proclamare il proprio amore per la natura. È necessario iniziare a operare responsabilmente (e sostenibilmente) a cominciare dalla fase creativa degli eventi, nel corso della loro produzione, nel rapporto con lo spettatore. Per accrescere la nostra consapevolezza e cambiare i comportamenti, cominciando dallo spazio-tempo circoscritto di un evento culturale.

Su questi temi l'Associazione TrovaFestival, in collaborazione con lo studio BBS-Lombard, organizza il 1° dicembre 2022 all’Acquario Civico di Milano la seconda edizione di TrovaFestival Day, interamente dedicata al rapporto tra cultura e green, con particolare attenzione al mondo dei festival e degli eventi culturali. Alla giornata di approfondimento dedicata a chi lavora nel settore a livello sia curatoriale e direttoriale sia produttivo e comunicativo, ma anche agli amministratori pubblici e agli appassionati di festival, parteciperanno diversi esperti, manifestazioni di livello nazionale e aziende che operano nel settore con particolare attenzione alla sostenibilità e all'economia circolare; tra gli altri, AIGU (Associazione Italiana Giovani per l'UNESCO), Avanzi, Fondazione Eos-Edison Orizzonte Sociale, Fridays for Future, Tondo aps. Sono attive partnership che coinvolgeranno, oltre che Raffles Milano che ospita l'evento, studenti dell'Università Cattolica di Milano e dell'Università degli Studi di Milano.

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