Piante emotive

22 Giugno 2012

Si esce dal Victoria Gate sopraffatti. Il più grande e importante giardino botanico del mondo supera ogni aspettativa. Ai Royal Botanic Gardens di Kew, poche miglia a sudovest di Londra, ci si potrebbe metter radici. Stare giorni e giorni, tale la varietà e ricchezza di alberi, arbusti, erbe e fiori giunti dai sette cantoni del mondo. Questo paradiso botanico, disturbato purtroppo dalle rotte di Heathrow, riserva sorprese in ogni stagione dell’anno, anche in inverno, nel chiuso delle serre o nei diversi ambienti del parco. Si può star sotto, dentro e sopra gli alberi in questo erbario vivente, dove tutto, dal vegetale più piccolo al più grande, è catalogato con precisione scientifica.

 

 

Solo qui, cartiglio dopo cartiglio, compitando per ore nomi latini e greci che cerchi senza successo di tenere a mente, all’ennesimo aggettivo curioso cominci a pensare che esista una famiglia di piante emotive. Altra rispetto alle sensitive o pudiche, ma altrettanto ben rappresentata. La simpatica ipotesi evapora presto al caldo umido della Palm House, e ti sfiora il sospetto che, nel momento solenne del battesimo, il rigore scientifico dei botanici si allenti.

 

Palm House, Kew Garden

 

Passi per il controversus. Davanti a un cornus controversa fiorito, puoi intuitivamente arguirne la ratio descrittiva: sul ramo foglie e fiori sono opposti. Quanto al dubius o all’ambiguus, affibbiati a una gran quantità di soggetti (dal Pandanus dubius al Cotoneaster ambiguus), ti puoi compiacere della modestia degli studiosi di fronte alle proprie incertezze, alle proprie esitazioni di catalogatori. Resta che dubbiosi sono i botanici, non le piante. Tanto dubbiosi che spesso - non contenti - ci complicano la vita e le rinominano.

 

Pandanus dubius

 

Poi incontri l’iris confusa, che confusa non sembra affatto. Qualora con l’appellativo si voglia alludere all’aspetto poco compassato di questa iridacea rizomatosa dai bei fiori bianchi o cerulei, sorridi pensando che ai ricercatori possa essere estranea l’estetica del soigneusement négligé, coltivata da chi si cura di avere sempre una barba di tre giorni(benché l’iris in questione - dicono – non appartenga al sottogenere delle barbate).     

 

Iris confusa

 

Ma di fronte al gladiolus tristis, alla sua elegante spiga di fiori bianco-crema dal profumo speziato, ti arrendi: questi botanici, appena escono dal terreno sicuro di una tassonomia esemplata sui nomi propri di illustri scopritori e colleghi, o su etimi latini (quello che Calvino chiamava, nella Strada di San Giovanni, “il latino assurdo dei botanici”), sono proprio degli egocentrici, concentrati su di sé, sui propri stati d’animo. A dispetto dei nomi, emotivi non sono i vegetali ma i botanici.

 

Gladiolus tristis

 

A tutti i botanici dubbiosi, ambigui, confusi e tristi, dedichiamo le splendide quartine finali di A un luogo di piante (Eresia della sera), di Giovanni Giudici. Chissà che non producano qualche nome meno scriteriato!

  

 

Per voi cespugli e arbusti e d’alto fusto

Alunni e taciti sodali

Afferràti a scarsa terra

Calicanto e cotogno e cràssula di australi

     

Estati – arborei nomi all’incolto

Meri suoni eppure

Creature che al notturno spirare

Nel vecchio modo umano femmina e maschio     

 

Vi amate di forma in forma

Fecondità scambiandovi e affinità –

Quali da specie a specie divagano

A un fine che non ha fine e più in là  

 

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