Baraghini, l’editore all’incontrario dei “Millelire”

1 Maggio 2023

La cultura italiana è stata fatta e viene ancora fatta, per fortuna, anche da personalità eccentriche, irregolari, marginali, escluse dalle grandi istituzioni, a volte per scelta e più spesso attraverso una ostinata bullizzazione, che spesso trova la complicità delle istituzioni e del sistema culturale. Con la loro lucidità, il rifiuto di ragionare per luoghi comuni e una certa dose di preveggenza, questi profeti misconosciuti sono la cattiva coscienza del nostro paese, perché ne mettono a nudo l'ipocrisia.

Nel mondo dell'editoria, rientrano senz'altro in questa categoria antieroi dalle personalità diversissime e geniali, come Angelo Formiggini, Vanni Scheiwiller, Roberto Roversi, Gianni Sassi, Massimo Canalini, Franco Quadri, Goffredo Fofi, Albero Casiraghy... Fa senz'altro parte di questa categoria di marginali e ribelli anche Marcello Baraghini (1949), funambolico protagonista di Balla coi libri. 50 anni di controcultura fra passato e presente (Iacobelli Editore, 2022), il racconto-dialogo raccolto da Daniela Piretti.

Per i custodi dell'ordine costituito e gli ideologi del successo, quella di Baraghini è una parabola che comprende la galera (o almeno la latitanza), i fallimenti economici ed esistenziali, l'ostracismo delle amministrazioni locali. Per loro, è il tipico idealista ingenuo che si rifiuta di capire come va il mondo. Per gli altri, ha saputo trasformare la cultura e l'arte in un'avventura. E forse è addirittura un angelo perché dimostra, con le sue azioni da guerrigliero culturale, che il mondo potrebbe essere diverso.

Però togliersi la soddisfazione di dire che il re è nudo (e soprattutto stamparlo) può costare caro. Baraghini, con i suoi “50 anni di controcultura fra passato e presente”, come recita il sottotitolo del libro, è un perseguitato dalla politica, dalla giustizia, dall'economia, anche se ogni volta è risorto dalle ceneri.

Tra le mirabolanti avventure di questo ex romagnolo diventato romano e finalmente maremmano, cresciuto “sotto la cappa del cattocomunismo”, c'è prima di tutto il sodalizio militante con Marco Pannella e il suo Partito Radicale da “radicale da marciapiede”. “Rimasi inebetito, quasi ipnotizzato, mi innamorai della sua passione, della sua forza” (p. 41). Sono le grandi battaglie per i diritti civili degli anni Settanta, a cominciare dalla campagna per il divorzio (iniziata nel 1963 e culminata con il referendum del 1975), contro la DC e malgrado la diffidenza del PCI. C'è nel 1968 l'arresto in Bulgaria, dove era andato da pacifista per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Ci sono gli azzardi per l'editore di bestseller anticonformisti con Stampa Alternativa, la casa editrice di controinformazione di cui è tra i fondatori nel 1970: ecco Manuale di coltivazione della marijuana, Andare in India e Fare macrobiotica. Le sue pubblicazioni (e quelle di cui figura come direttore responsabile) gli fruttano più di cento denunce per reati d'opinione. Nel 1976 viene condannato a 13 mesi per un opuscolo a favore dell'obiezione di coscienza.

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Nello stesso periodo un altro pamphlet, Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per i minorenni, 60.000 copie vendute, gli costa una condanna a 18 mesi per incitamento all'aborto, perché ha pubblicato un numero di telefono di Londra a cui si potevano rivolgere le minorenni che volevano abortire (e tutte le copie distribuite vennero sequestrate). Durante la latitanza, decide di stabilirsi nella Maremma meridionale, tra Lazio e Toscana, e ci rimane anche dopo che un'amnistia ha cancellato le sue pendenze penali.

C'era persino stata, nel 1971, la nascita del “manifesto” quotidiano, dove collabora con il “prestigioso” Giuseppe Trevisani al progetto grafico. Tra gli anni Settanta e Ottanta ci sono le mostre mercato in Maremma, dove “i prodotti artigianali saldavano la vecchia tradizione contadina del cuoiaio, dell'impagliatore, del coltivatore e del piccolo produttore che vendeva le uova delle sue galline e gli ortaggi, con i valori del movimento femminista e giovanile: l'ecologia, il naturismo, l'erboristeria” (p. 95). L'esperimento avrebbe potuto funzionare, se non fosse finito in una gigantesca rissa tra “rivoluzionari” e “libertari”.

Poi arriva il colpo di genio. Nel 1989 Stampa Alternativa lancia i Millelire, opuscoli di poche pagine, perfetti oggetti di design, scarni, essenziali ma ben curati, a un prezzo ultrapopolare (circa 50 centesimi). In quel periodo Pannella lo candida alle elezioni, va in tv da Maurizio Costanzo, che gli chiede perché mai lo dovrebbero votare: “Rispondo aprendo il giubbotto e sfoderando i libri Millelire dichiaro 'Questa è la mia vita'”. Finisce l'amicizia con Pannella però riceve l'appoggio di Lucio Battisti, che spiega che vota Baraghini “perché non serve assolutamente a niente”. Alla fine resta fuori dal parlamento, ma per i Millelire è un successo strepitoso: vengono venduti in decine di milioni di copie. La Lettera sulla felicità di Epicuro, dopo che Corrado Augias a Babele ha spiegato che “Questo libro cosa mille lire ma vale milioni”, totalizza oltre 2 milioni di copie.

Allora è davvero possibile mettere sotto scacco il sistema, almeno per un po' (dopo qualche tempo i librai si accorgeranno che a quel prezzo ultrapopolare i margini di guadagno sono per forza bassi; e nel 1995, imparata la lezione, il colosso Mondadori lancia in libreria e soprattutto in edicola I Miti, megaseller a 4,99 euro).

Marcello Baraghini rischia di passare alla storia per i Millelire, anche se poi ha continuato a dimostrarsi attivista culturale libero e creativo. Nel 1993 è lui a portare in Italia Albert Hoffman, l'inventore (e sperimentatore) dell'LSD. Nel 1996 pubblica Diario di un pedofilo di William Andraghetti, che verrà intervistato in televisione da Enzo Biagi a Cara Italia. Nel 2003, a Pitigliano, anima il Festival internazionale di Letteratura Resistente: la prima edizione viene provocatoriamente dedicata agli “scrittori analfabeti (inutile dire che la manifestazione è stata presto cancellata: la censura ha lo stesso effetto, sia che si tratti delle Corti d'Appello della capitale, sia che si tratti delle beghe politiche e delle invidie di un piccolo Comune).
Ci sono molte altre imprese curiose e divertenti, in queste pagine. Daniela Piretti insegue Baraghini come in un romanzo picaresco, senza ansia di completezza, oltre la cronologia. Così emergono con forza i due principi di base dell'azione culturale e politica di questo “editore all'incontrario” (la sua autobiografia, pubblicata nel 2018, l'aveva intitolata proprio così, Manuale per diventare editore all’incontrario).

Il primo caposaldo è un infallibile programma culturale e politico: “Ancor oggi continuo a dare voce agli ultimi della Terra, agli esclusi, ai dannati, ai reietti” (p. 33). Visto che la fornitura di emarginati è in costante aumento, questo lo obbliga a reinventarsi continuamente, oltre le sconfitte e le battute d'arresto (come nel 2018, quando fonda la rivista indipendente “Capek”, premiata nel 2020 a Lucca Comix come miglior impresa editoriale dell'anno).

Il secondo caposaldo è l'amore per il libro e per la sua bellezza, la commovente cura artigianale con cui progetta e realizza le collane come “Contenitori d'arte” o “Fiabesca”. Possono anche costare Millelire, ma devono essere degni del Compasso d'Oro per il design (peraltro vinto già nel 1994). Baraghini sembra dirci che i libri possono liberare dall'emarginazione e dai tabù. Forse possono addirittura salvarci. Ma per farlo devono essere prima di tutto oggetti belli e funzionali. Perché “tutto è possibile in editoria in un clima di libertà senza contratti e vincoli ma solo divertimento, competenza e passione” (p. 137).

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