Un Canguro prima di Feltrinelli
Fondata nel 1955, la Feltrinelli festeggia i suoi settant’anni ripubblicando 25 titoli che ne ripercorrono la storia «in una uniform edition ispirata alla grafica delle origini», come recita il sito Feltrinelli. Pasternak, Baricco, Pennac, Blixen, Benni, Yourcenar e anche Isaiah Berlin si ritrovano nella veste grafica di quella che fu la collana della Colip, la “Cooperativa del libro popolare” nata a Milano per volontà di Palmiro Togliatti.
L’Universale economica Colip, che sin dal primo numero aveva in copertina il Canguro con il marsupio pieno di libri, nasce nel 1949 nella sede del quotidiano «Milano Sera». Il presidente è Corrado De Vita, anche direttore del giornale, molto presenti sono Emilio Sereni, Gian Carlo Pajetta ma soprattutto Ambrogio Donini, che sono voci e occhi del Pci e di Togliatti. La quarta dei volumetti presenta in questi termini la collana:
«Rinnovando una gloriosa tradizione della cultura popolare nel nostro Paese, la “Universale Economica” raccoglie capolavori classici e moderni, romanzi e racconti celebri e popolari, saggi filosofici, scritti di cultura letteraria, politica, economica, storica e scientifica, biografie di uomini rappresentativi e opere di poeti antichi e moderni.
Il criterio informatore […] è di promuovere e diffondere una più larga conoscenza della cultura in tutte le sue manifestazioni, in mezzo a un pubblico di lettori i quali, perché lontani dalle città o dai centri di istruzione oppure perché non sono in grado, per ragioni economiche, di farsi una cultura veramente e organicamente moderna, non possono raggiungere facilmente il libro […].»
Nel 1954 Feltrinelli rileva la Colip e l’anno dopo pubblica il suo primo titolo dell’Universale Economica: Resistenza al fascismo. Scritti e testimonianze, a cura di Maurizio Milan e Fausto Vighi, con una prefazione di Giovanni Pirelli. Sarà il primo titolo dell’economica Feltrinelli ma il numero del volume è il 201. Feltrinelli mantiene infatti la numerazione della collana Colip: il numero 200 non esiste mentre il 199 della Colip è il Decamerone di Boccaccio a cura di Mario Fubini, con la prefazione di Carlo Salinari.
Il catalogo Colip di questi 199 titoli, raccolti da Aldo Lo Presti nel volumetto illustrato Libri per uomini semplici (bibliohaus, Macerata 2019), è vario e fondamentale per creare quella cultura laica e “illuminista” che, scriveva Togliatti nel settembre 1949 sull’«Unità», “in una società come la nostra e in un momento di transizione come l’attuale” è necessaria.
Il primo di questi volumi, uscito nel maggio del ’49, è Il castello di Fratta di Ippolito Nievo a cura di Giuseppe Ravegnani, seguito da La vita di Gesù di Renan, a cura di Bruno Revel e, nella serie scientifica, Problemi della Scienza di Haldane a cura di Tommaso Giglio e poi naturalmente Diderot con I gioielli indiscreti curato da Oreste Del Buono, così come Il cappotto di Gogol. Ci sono poi Il tartufo di Molière a cura di Eugenio Levi, Bertoldo e Bertoldino di Giulio Cesare Croce a cura di Titta Rosa, L’essenza del cristianesimo di Feuerbach a cura di Antonio Banfi e, numero 9, Il trattato sulla tolleranza di Voltaire, curato da Palmiro Togliatti.

Le quattro paginette che introducono il saggio di Voltaire spiegano bene le intenzioni della collana che si confermano nei titoli che seguiranno.
Scrive Togliatti: «Tra il razionalismo illuministico e il marxismo la differenza è senza dubbio grande. […] Ma in coloro che, come gli illuministi, animati dalla fiducia più grande nell’uomo e nelle sue facoltà, impiegarono le armi del loro sapere per aprire un’era di rinnovamento dell’umanità, non possiamo non riconoscere dei precursori. Il bagno razionalistico era indispensabile per aprire al pensiero e all’azione degli uomini le strade di un’era nuova. […] Per questo crediamo che soprattutto in Italia un “ritorno al razionalismo” sia cosa da augurarsi, se non altro nel senso di rinnovata conoscenza diretta dei principali testi e momenti di una grande battaglia culturale e filosofica progressiva, e non ci dispiace dare a questo ritorno, nei limiti di una iniziativa editoriale, il nostro contributo.»
Questa casa editrice, come il giornale pomeridiano «Milano Sera», faceva parte delle iniziative dette “fiancheggiatrici”. Non erano direttamente e dichiaratamente legate al Partito comunista anche se questo le sovvenzionava. Servivano a rispondere, da un lato, a una stampa di propaganda clericale e filo-americana che si era sviluppata a partire dall’immediato dopoguerra e, dall’altro, volevano raggiungere un pubblico più ampio, non necessariamente legato al Pci. Questo si vede dalla scelta dei titoli – all’inizio Togliatti in scambi di note scritte e lettere con De Vita suggerisce titoli e modelli di tascabili da imitare, come i Penguin inglesi – ma anche dai nomi dei collaboratori. Nel catalogo del Canguro ci sono i classici dell’illuminismo, Gramsci curato da Antonio Banfi, Marx e Engels a cura di Valentino Gerratana e Gobetti a cura di Emiliano Zazo ma anche L’Avaro di Molière curato da Massimo Bontempelli, Una donna di Sibilla Aleramo a cura di Emilio Cecchi, Cesare Musatti che cura Psicologia delle scimmie di Dembowski e anche Prima di Adamo di Jack London. Alberto Moravia cura Boule de suif di Maupassant, Claudio Pavone Zadig o il destino di Voltaire, Ranuccio Bianchi Bandinelli Roma contemporanea di About e le Poesie di Catullo curate proprio da Ambrogio Donini. E poi la numerazione prosegue: dopo L’origine dell’uomo di Darwin e prima della Storia di Pugaciov di Puskin compare anche il romanzo picaresco Lazzarillo di Tormes.
Gli argomenti sono divisi per colore: Letteratura - gialla, Storia e filosofia - rossa, Scienze - azzurra; e, successivamente : Libri per ragazzi - verde e Teatro - viola.
A fianco di Corrado De Vita presidente, Giovanni Titta Rosa sarà il direttore editoriale della collana fino al 1950, seguito da Luigi Diemoz, che continuerà a dirigerla anche dopo il passaggio a Feltrinelli.
Tra i soci fondatori figurano Umberto Terracini, Renato Guttuso, che illustra i due volumi del Robinson Crusoe curato da Eugenio Montale, Corrado Alvaro che cura I Miserabili di Victor Hugo in 5 volumi, Salvatore Quasimodo e Luigi Russo che cura fra l’altro La storia della letteratura italiana di De Sanctis in 5 volumi. Il Decamerone in 10 volumi ha come curatore generale Mario Fubini e per ogni volume o giornata illustri prefatori come ad es. Montale. Oltre a quelli già citati, tra i curatori figurano Franco Calamandrei (Sotto la forca di Julius Fucik, la Monaca di Diderot e Il popolo dell’abisso di Jack London), Mario Alicata (Da Quarto al Volturno di Abba), Giuseppe Berti (Che fare? di Cerniscevski), Lucio Colletti (L’essenza del lavoro mentale umano di Dietzgen) e Ludovico Geymonat (Saggi sulla religione di Stuart Mill). Lucio Lombardo Radice cura tra i titoli per ragazzi La repubblica pinguinina di Carmen Gentile.

A scorrere i titoli uno dopo l’altro ci si entusiasma. È una biblioteca che sembra veramente fondamentale e che a mio parere racconta anche quello che era il bagaglio culturale dei comunisti italiani.
Una sintesi abbastanza efficace di quello che rappresenta la collana del Canguro nell’immediato dopoguerra la fa un’informativa riservata del ministero degli Interni, riportata da Elisa Rogante nella sua tesi di dottorato molto accurata «Un libro per ogni compagno». Case editrici e politiche per la lettura del Pci (1944-1956):
«In linea generale, le opere finora pubblicate e quelle in corso di pubblicazione – ad eccezione di poche – se non hanno uno spiccato carattere anticlericale, sono però a sfondo nettamente laico e talune costituiscono i trattati classici e basilari delle ideologie materialistiche. Non consta che sia intenzione della “Colip” di costituire una specie di biblioteca marxista, né che sia prevista, per il momento, la pubblicazione da parte della “Universale Economica” dell’opera [?] di Stalin Il materialismo dialettico e storico. [?] Attraverso gli accertamenti in proposito condotti non sono stati raccolti, poi, elementi che confermino la notizia secondo la quale la direzione centrale del P.C.I. avrebbe dato ordine al direttore della “Universale Economica”, di intensificare le pubblicazioni di opere a carattere anticlericale».
Lo slogan della nuova collana era «ogni settimana un libro, una biblioteca in ogni casa», ed era rivolta a “impiegati, studenti, operai, contadini, artigiani” come recitava la quarta. Ogni volume costava 100 lire e la tiratura media era di 10.000 copie. Il Voltaire con la prefazione di Togliatti venne stampato in 30.000 copie e lo Stalin di Barbusse, a cura di Francesco Francavilla, in 50.000 copie. Come ricostruisce Elisa Roganti, Pajetta era intervenuto per stamparne 100.000 copie da distribuire nelle federazioni «con pagamento anticipato per coprire le spese dell’elevata tiratura», proposta bocciata però da Corrado De Vita e da Ambrogio Donini, l’uomo di Togliatti che supervisionava la collana. Da un lato perché, secondo le intenzioni iniziali, non volevano risultare così schierati, dall’altro perché non era conveniente dal punto di vista commerciale.
C’era infatti un distributore nazionale, le Messaggerie italiane, ma naturalmente c’erano anche il partito, le feste dell’Unità, le sezioni che rappresentavano centrali di distribuzione e che accumulavano debiti esorbitanti verso la casa editrice.
Purtroppo, nonostante questi libretti – economici nella fattura ma molto curati – circolassero in gran quantità, l’impresa editoriale è in continua difficoltà economica. La distribuzione non funziona al meglio e le sezioni assorbono grosse quantità di volumi. Bisogna trovare finanziatori e Giangiacomo Feltrinelli viene quasi subito coinvolto. Presto farà parte del consiglio d’amministrazione, ma quando si è vicini al fallimento decide di non mettere più soldi senza avere voce in capitolo e così rileva la casa editrice. All’inizio i collaboratori di Feltrinelli restano gli stessi della Colip.
Da questo catalogo incompiuto si può ricostruire la cultura particolare del Pci di quegli anni. All’interno della casa editrice c’erano direttive, reprimende, allontanamenti; ma di certo, esaminando i titoli, si capisce che il principio fondante era proprio quello di dare vita a biblioteche essenziali in un paese uscito da vent’anni di fascismo e dalla guerra.
