Senso e direzioni / La storia e gli incubi

29 Gennaio 2019

Talvolta, di fronte alla marea populista di destra che si sta alzando in tutto l’Occidente, mi consolo filosoficamente: “Tutte questa reazioni sovraniste, nazionaliste, identitarie, non possono durare perché sono anti-storiche”. In inglese si dice backlash: sferzata all’indietro. Ma le sferzate durano poco, il fiume della Storia sembra andare in tutt’altra direzione.

Tutto il nostro pianeta sembra dirigersi, da tempo, verso quella che Popper chiamò società aperta, verso una società di scambio universale, che chiamerei anche società fluida. Il contrario del sovranismo identitario. Il trionfo di questo modello si incarnò plasticamente nel crollo del muro di Berlino nel 1989. Il muro che Trump vuol costruire alla frontiera del Messico suona del tutto ridicolo in un mondo in cui i capitali si spostano istantaneamente da un capo all’altro del mondo, senza frontiere e barriere di sorta. Ci si lamenta che molti giovani italiani vadano a cercare fortuna all’estero, ma si tratta anche qui di un miope provincialismo: andare a vivere all’estero, sia all’interno dell’UE che fuori, è segno del fatto che la nuova generazione non concepisce più barriere nazionali. La generazione Erasmus, come la si chiama, è del tutto cosmopolita, quasi tutti parlano inglese.

 

I recenti successi elettorali delle destre non possono cancellare il fatto che, poco a poco, c’è una liberalizzazione anche legale del costume: matrimonio gay, leggi che spingono verso l’eguaglianza tra uomini e donne, legalizzazione dell’aborto, auto-eutanasia. I diritti civili sono parte della società fluida e aperta perché cancellano barriere che fino a poco tempo fa sembravano invalicabili: tra uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, immigrati e autoctoni. La stessa emigrazione di massa, da paesi poveri a paesi più ricchi, non è altro che una faccia della fluidità, di cui il neo-liberalismo – che da decenni il pensiero di sinistra non cessa di attaccare – è la teorizzazione sul piano economico (ho discusso le critiche classiche al neo-liberalismo qui). L’idealizzazione liberista del mercato promuove lo scambio economico senza limiti, ma gli scambi non sono solo economici, sono anche tra culture: ci si scambia stili di vita, opere d’arte, spettacoli… Accade così che in Italia prendano piede feste tipicamente americane come S. Patrizio e Halloween, mentre gli americani bevono tutti il prosecco e leggono i romanzi di Elena Ferrante. Cosmopolitismo economico liberale e cosmopolitismo socialista sono due rami dello stesso albero, anche se spesso i loro corifei non se ne rendono conto. Non saranno insomma la Brexit, i regimi di Orbàn e di Bolsonaro, i patriottismi tricolori di Le Pen o di Salvini, il patetico “America First!” di Trump a interrompere la marcia ormai irreversibile della modernità verso quella che chiamerei anche società mercuriale, improntata allo scambio, alla miscelazione, al meticciato, al cambiamento perpetuo…

 

 

Dicevo, però, che mi dico queste cose per consolarmi. Esse hanno un difetto: che danno per scontato un senso unico della storia. Non credo però in un senso unico della storia. Quando ci si crede, si finisce col prendere gli abbagli di Francis Fukuyama che, seguendo Hegel e Kojève, vide nel crollo dei regimi comunisti la fine della Storia. La Storia invece, ahimè, non finisce mai!

Se interroghiamo la storia passata, in effetti, vi troviamo un senso solo après-coup, ovvero attraverso una proiezione retroattiva di quel che pensiamo oggi. Dire che la storia va a zigzag è ancora troppo semplificare. La storia è piuttosto caotica, e ci riserva sempre formidabili sorprese.

Se consideriamo la storia umana, notiamo pochi indirizzi prevalenti. All’inizio avevamo piccole tribù con un capo, di cacciatori e raccoglitori. Poi in varie parti del mondo si sono costituiti imperi più o meno vasti a base più o meno militare e con un primato della produzione agricola (Egitto dei faraoni, impero assiro-babilonese, Cina, India, impero greco poi romano, impero azteco e inca, ecc.), durante i quali si sono sviluppate attività mercantili con alcune città-emporio. Da un paio di millenni sono emerse grandi religioni monoteiste, cristianesimo e islam, che però non hanno conquistato molti paesi asiatici (India, Cina, Giappone). Da un paio di secoli poi si è sviluppata, a partire dall’Europa, una grande rivoluzione industriale connessa allo sviluppo tecnologico, che più o meno ha contagiato l’intero pianeta. Questa rivoluzione industriale si è accompagnata allo sviluppo capitalistico, in certi paesi più che altrove. 

La storia dell’umanità in un solo paragrafo. Ma al di dentro di queste grandi linee tutto il resto è frutto del caso e delle circostanze.

 

Da notare che queste linee di sviluppo non hanno cancellato completamente gli stadi precedenti, che comunque sono sopravvissuti. Almeno fino a poco tempo fa c’erano ancora delle società primitive con pochi membri. Fino a un secolo fa esistevano ancora grandi imperi militari come nel mondo antico e medievale (impero ottomano, russo, giapponese, austro-ungarico…). È come se il fiume della storia lasciasse ai propri lati insenature, lagune, laghi che non seguono il flusso. Nulla ci garantisce che, pur in un’epoca in cui tutto sembra andare verso una società sempre più aperta e mercuriale, non possano ritagliarsi spazi ampi di chiusura, di conservazione del passato, di sovranismo, di non-liberalismo.

 

È vero, ci sono stati alcuni tentativi storici abortiti perché andavano troppo contro-corrente. Ad esempio, il tentativo di Giuliano l’Apostata nel IV secolo di restaurare il primato pagano nell’impero romano: dopo di lui, tutti gli imperatori, d’Occidente e d’Oriente, saranno solo cristiani. Si evocò Giuliano l’Apostata quando nel 1979 scoppiò la rivoluzione islamista in Iran: gran parte dei sociologi dissero che un paese non può andare all’indietro, che l’Iran si sarebbe comunque modernizzato, anche se in modo diverso da quel che aveva progettato lo Scià Reza Pahlevi. Possiamo dire che l’Iran negli ultimi 40 anni si è modernizzato? In un certo senso sì, in un altro senso no, dato che le donne sono ancora costrette a portare il chador. E poi, che cosa significa modernizzazione? La si confonde spesso con occidentalizzazione. Un paese può essere modernizzato e poco occidentalizzato (come il Giappone ad esempio).

 

Hegel interpretò i cento giorni di Napoleone come conseguenza del fatto che l’uomo Bonaparte non si era reso conto che la sua fase storica era ormai chiusa. Ma l’idea che lo stadio napoleonico fosse comunque finito nel 1815 è un mito storicista. Napoleone perse a Waterloo semplicemente perché il Feldmaresciallo prussiano Blücher, il quale in un primo tempo ripiegava verso la Prussia, pensò bene di connettersi al duca di Wellington, decidendo così la catastrofe di Napoleone. Come sarebbero andate le cose se Napoleone avesse vinto – cosa possibile – a Waterloo? La storia non si fa con i ‘se’, ma forse la storia avrebbe preso un’altra inflessione. Un batter d’ali di una farfalla a Waterloo può provocare un uragano storico in Cina… Oggi forse avremmo altri paesi europei, un’altra distribuzione tra le potenze, altri movimenti politici… Chi può dirlo? La Storia non ha un’Astuzia come pensava Hegel, la Storia è il risultato ingenuo dell’interazione tra astuzie umane, spesso di bassa lega.

Fino a pochi decenni fa l’avanzata delle forme liberali di democrazia pluralista sembrava inarrestabile. Ma poi abbiamo visto che un paese non certo liberal-democratico è salito alla leadership mondiale che contende agli USA: la Cina diretta dal partito comunista. Paesi come la Russia, l’Ungheria, la Polonia, la Turchia, hanno conosciuto involuzioni illiberali. Non mi fa gioire il fatto che dei dieci paesi che hanno registrato la crescita economica più rapida nel 2016, nove di essi abbiano ben scarsa democrazia. Il vento della storia può sempre cambiare.

 

Mio padre era amico e allievo di Benedetto Croce. Per Croce la storia era un’avanzata irreversibile verso la Libertà. E quando mio padre gli chiese “Ma allora il fascismo che cosa è?”, Croce rispose che il fascismo era una malattia, ma non una malattia mortale. La salute, ovvero la marcia verso la libertà, avrebbe prevalso. Prevalse in effetti, ma a prezzo di milioni di morti e della distruzione di interi paesi… Le malattie o parentesi della storia possono risultare assai più lunghe di quanto non si pensi, e molto costose in termini di vite umane.

Si prenda l’assolutismo monarchico che prevalse in Europa per un paio di secoli dal XVI al XVIIII secolo. In un certo senso era anti-storico. Le città che nel Medioevo e dopo divennero in effetti i grandi empori mercantili dell’Europa e che ne determinarono il primato non erano a impronta assolutista, tutt’altro: i liberi comuni fiamminghi o lombardi, repubbliche come Firenze, Genova e Venezia, Lisbona, poi i Paesi Bassi e Amsterdam. Contrariamente a quel che si dice, non furono i secoli medievali quelli “bui” dal punto di vista politico quanto piuttosto i secoli successivi al Rinascimento: gli assolutismi delle monarchie absburgica e borbonica. 

 

Proprio quando la potenza europea si espandeva in Asia e nelle nuove Americhe, si scatenò la Riforma protestante, che si pose all’inizio come un backlash, come una sterzata regressiva verso l’ispirazione cristiana originaria, quella agostiniana. Un secolo dopo il saggio di Max Weber (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo) ancora nessuno sa bene come sia accaduto che una Riforma per molti versi anti-capitalista come quella di Lutero e di Calvino abbia prevalso in paesi che avrebbero visto poi il maggior sviluppo capitalistico. La Storia si diverte a mescolare le carte, scompagina e confuta le ampollose semplificazioni storiografiche con cui pontificano storici e filosofi. È vero che poi alla fine il capitalismo si è imposto in Occidente, ma per quali vie tortuose e con quanti ghirigori anti-capitalisti! Mentre in Europa fioriva la più grande rivoluzione scientifica della storia – con Copernico, Galileo, Kepler, Newton… – i popoli erano intenti a massacrarsi per ragioni religiose. Mentre Galileo creava la fisica moderna, i cattolici francesi erano intenti a sterminare ugonotti. E in un mondo sempre più mercantilizzato il re Luigi XIV di Francia portava all’apogeo l’assolutismo dicendo “Lo Stato sono io!” Non era anti-storico anche lui? Eppure la monarchia assoluta francese avrebbe brillato per due secoli, mentre – senza che nessuno se ne accorgesse – in Inghilterra si ponevano (inconsciamente) le basi per la prima grande industrializzazione. Gli attori della storia – politici, masse, partiti, politologi – non sanno quello che la Storia sta facendo, quindi non sanno nemmeno quel che loro stanno facendo, ragion per cui tirano e strattonano la Storia nelle direzioni in cui vogliono. Il ritorno al passato, la reazione all’onda prevalente, il ritiro provinciale nei confini e nel “mio particulare” sono arabe fenici che non cessano di risorgere, e possono risorgere per secoli.

In conclusione, non credo che la Storia umana abbia un senso, anche se a un certo punto certi processi diventano egemoni. La Storia si dipana sempre sull’orlo del Caos.

 

Con questo non voglio dire che gli sviluppi storici siano sempre e comunque imprevedibili. Ad esempio, basta leggere le statistiche ONU per rendersi conto quali saranno nel 2100 i centri del mondo. Oggi la popolazione è distribuita secondo il PIN: 1 – 1 – 1 – 4. Ovvero, abbiamo circa un miliardo di abitanti in Europa, circa un miliardo nelle Americhe, un miliardo in Africa, e quattro miliardi in Asia. Ma tra 80 anni il PIN sarà. 1 – 1 – 4 – 5. Ovvero, in Europa e nelle Americhe vivranno in ciascuno un miliardo di persone, come oggi, e l’80% della popolazione sarà formata da africani e asiatici. L’intera popolazione mondiale raggiungerà gli 11 miliardi. Ma siccome Africa e Asia continueranno il loro sviluppo economico (a parte catastrofici cambiamenti di rotta, che però appaiono del tutto improbabili), questo significa semplicemente che il vero epicentro degli scambi economici mondiali sarà l’Estremo Oriente – India, Cina, Tailandia, Filippine, Giappone… La popolazione di livello detto 4 – ovvero la popolazione più prospera del pianeta – oggi è così distribuita: il 60% è in Occidente (Europa e America), il 40% nel resto del mondo. Ma già tra 20 anni i rapporti si invertiranno: solo il 40% dei prosperi saranno occidentali, il 60% saranno africani e asiatici. Hanno voglia gli identitari e sovranisti di blaterare, di costruire muri e di respingere migranti: non sanno che tra qualche decennio saranno piuttosto i giovani europei e americani a emigrare verso l’Asia per cercare buoni lavori. Le swinging capitals del mondo non saranno più Londra, New York e Los Angeles, ma Shangai. Mumbai, Bangkok, Singapore. Può darsi che tra 80 anni l’inglese resterà la maggiore lingua di scambi internazionali, ma il cinese potrebbe prendere il suo posto.

Basta guardare le figure economiche e demografiche per capire dove sta andando il mondo. Ma non va seguendo le ideologie e filosofie oggi più diffuse: va per tassi di crescita della popolazione e delle ricchezze. In esse chi ha occhi per vedere e cervello per capire legge, in modo chiaro, l’inevitabile declino dell’Occidente.

 

Comunque, non sorriderei come fossero patetiche reazioni alla modernità i proclami dei leader di destra e sovranisti attuali, in realtà fascisti, e le masse crescenti che li votano. Nulla vieta che i prossimi decenni vedano la disgregazione dell’Europa e il ritorno alle “piccole nazioni” – a cui forse si aggiungeranno i paesi baschi, la Catalogna, la Scozia, l’Irlanda del Nord, le Fiandre, la Corsica… Ognuno di questi paesi, dalla Moldavia a Cipro, perseguirà una politica protezionista di alti dazi su ogni merce straniera. L’euro non esisterà più e il panorama economico sarà dominato esclusivamente dal dollaro e dallo yuan. La NATO si scioglierà e ogni nazione avrà costose forze armate incapaci di resistere a chicchessia. L’immigrazione verrà del tutto bloccata e la cittadinanza verrà data solo ai figli di coloro che già ce l’hanno. L’emancipazione femminile retrocederà (magari grazie a un cospicuo voto femminile) anche legalmente, i divorzi diverranno più difficili, l’aborto verrà di nuovo criminalizzato, le unioni civili verranno abolite e si creeranno cliniche psichiatriche per curare gay e lesbiche, o giudici imporranno la castrazione chimica a omosessuali come accadde ad Alan Turing pochi decenni fa. Video e immagini porno, ma poi anche romanzi e film libertini, verranno proibiti. Ogni paese avrà una sua religione nazionale ufficiale – in Italia sarà quella cattolica, ovviamente; chi non apparterrà a quella religione verrà discriminato. La democrazia si “putinizzerà”, ovvero le opposizioni verranno imbavagliate, i giornalisti scomodi perseguitati o uccisi, gli oppositori incarcerati o esiliati… 

 

Tutto ciò è solo un incubo? Ma abbiamo avuto modo di vedere che molto spesso la realtà supera di gran lunga gli incubi più agghiaccianti.

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