Il problema dei tre corpi / Liu Cixin e la fantascienza cinese

18 Ottobre 2020

La fantascienza cinese è una delle nuove realtà del momento, letterarie ed editoriali. Autori cinesi vincono prestigiosi premi americani come l’Hugo, vendono nel mondo migliaia di copie, si affermano con traduzioni dirette dai testi originari. In Italia, dopo timide apparizioni (ad esempio Onda misteriosa, Urania 1311 del 2006 e Shi Kong, Urania 1564 del 2010), escono raccolte quali Nebula nel 2017 (Iannuzzi, “FantAsia. Fantascienza sino giapponese in Italia”, doppiozero) ed ora “Sinosfera” nel 2018, entrambe per i tipi di Fiction Future di Roma. La sensazione è che questa dimensione abbia acquistato una sua autonomia allorché si è liberata dai lacci politici che l’avevano imbrigliata. A partire dagli anni Novanta ha acquisito un suo spazio che ne ha favorito lo sviluppo, presentandosi come un riflesso del mondo e una riflessione sul mondo. Ovviamente sempre e soltanto il “suo” mondo, cioè la Cina (N. Pesaro, “Il futuro è dietro di noi”, sito Sinosfere.com, 2018). Pur nella varietà di stili e contenuti, il fuoco di interesse è la rappresentazione dei sogni e degli incubi generati dalla turbinosa modernizzazione degli ultimi decenni e dalla prodigiosa crescita economica. Questa espansione, rapidissima e pervasiva, ha portato alla diffusione di esperienze che la letteratura fantascientifica ha rielaborato in rapporto al mito del progresso, allo sviluppo ipertecnologico, all’evoluzione sociale. Recuperando il passato, raccontando il presente, quello conosciuto e quello “invisibile”, proiettando quel risultato nel futuro facendolo diventare materia plasmabile, in “aspettativa”. Dopo i tabù politici che l’avevano allontanato da prospettive diverse da quelle ufficiali, è subentrata una spinta idealistica, velata però dal pessimismo per il fallimento delle utopie, dal ripiegamento in un presente sterilizzato, troppo meccanicamente pragmatico.

 

Gli autori più importanti, designati dalla critica come ‘i tre generali’, sono Liu Cixin, Wang Jinkang, Han Song, appartenenti allo Chaohuan, nuovo genere letterario indicato come ’“ultra-realismo” o “super-fiction”. Esso si ispira alla allucinata realtà contemporanea attraverso una modalità di racconto visionaria, capace di proiettare le angosce della modernità in un futuro prossimo venturo inaspettato e preoccupante, con l’ansia di evitarne i lati peggiori.

 

HAN SONG è autore di un volume uscito in questi mesi, “I mattoni della rinascita” (Future fiction, Roma, 2020), che raccoglie nove racconti, (Esploratore dello strano confine- Il passeggero ed il creatore-Il mio paese non sogna-Guida alla caccia delle belle donne-I mattoni della rinascita-Due piccoli uccellini-Camera oscura-Villa sulla riva verde). Uno di questi, “Le tombe del cosmo”, era già comparso nell’antologia Urania 1564-2010 citata, mentre “Controlli di sicurezza” è qui assente, inserito nell’antologia citata Sinosfera del 2018. La visione del presente assomiglia a un gigantesco mostro scaturito dal rapporto tra l’innovazione tecnologica e una tradizione perdurante da cinquemila anni. Il processo di modernizzazione, la globalizzazione e lo “spirito orientale” s’incontrano, dibattendosi alla ricerca di un nuovo senso.

 

Trecento persone circa chiamano «mondo» l’interno di un aereo e questo spazio stretto, angusto e sempre più decrepito fa risaltare le differenze tra chi vive in “business class”, chi in prima o in economica o addirittura nella stiva. Non manca una piccola truppa rivoluzionaria, schiacciata da chi quella rivoluzione proverà a renderla un nuovo esperimento totalitario. O ancora: un governo rende sonnambula la popolazione affinché di notte lavori e consumi, mentre vi è chi approfitta della situazione in ogni modo. E ancora decine di cimiteri e tombe isolate costellano lontani pianeti e sperduti asteroidi, monumenti dell’avanzata dell’uomo nello spazio. Dopo secoli di oblio si riaccende l’interesse dell’umanità per gli astronauti morti in epoche lontane. Questi sono alcuni scenari descritti nei racconti, strutture che ospitano rimescolamenti tra vittime e carnefici, spettatori di un’evoluzione tecnologica che finisce per assumere contorni fantastici. Come sottolinea la curatrice Cigarini (“Sogno nel sogno cinese”), “documentando la Cina ufficiale, l’autore al contempo la scompone, la riscrive e re-immagina, esplorando quello «strano confine» che gli permette di riversare su carta gli aspetti anormali della realtà cinese contemporanea che non può documentare in forma di cronaca”. E si attraversano sia frontiere spaziali che separano la Cina e il mondo, sia frontiere temporali che fanno coesistere quel passato con il presente e il futuro, frontiere che si trasfigurano nel trasmettere il sentimento di attraversamento e di cambiamento.

 

Han Song.


WANG JINKANG, autore di decine di romanzi e svariati racconti tradotti in inglese (Umanoidi – Apicultore – Song of life – Pathological – Adam regression – Cancer), è poco noto in Italia essendo comparse soltanto poche sue opere. Oltre “Il gigante reincarnato” (Sinosfere,2018 citato) è leggibile in italiano “La melodia della vita”, (Urania, n 1564 del 2010, citato) che descrive il fallimento del tentativo di costruire un androide in grado di crescere ed imparare come un essere umano. La replica creata è perfetta, ma il suo sviluppo si è fermato ai cinque anni, e quel bambino è la rappresentazione della sconfitta. Le cose però sono destinate a cambiare con l’arrivo di uno scienziato che studia il mistero della vita. In un’occasione italiana (Wang Jinkang, La fantascienza rilegge il mondo, incontro a Torino del 2019, on line) l’autore ha rinviato a un suo scritto che racconta di uno scienziato il quale brevetta un liquido estratto dalle formiche. Esso rende le persone altruiste e votate ad agire unicamente per il bene comune. Ben presto però la società diventa un inferno nel quale il singolo individuo perde ogni diritto a favore esclusivo dello sviluppo collettivo. L’autore critica le politiche maoiste e riflette sul corretto sviluppo delle tecnologie e sull’auspicabile loro connessione con il progresso anche culturale.

 

LIU CIXIN dei tre moschettieri è il più celebre. Nel 1989, con il romanzo China 2185 mai comparso in forma cartacea, ha dato vita alla cosiddetta “New Wave”, caratterizzata da uno spirito “avanguardistico” che rifiuta le visioni ottimiste ufficiali rappresentando invece gli aspetti invisibili e meno rosei della società. Questi propositi descrivono disegni utopici sociali cioè il “sogno cinese”, e metodi distopici per la forte presenza di applicazioni innovative proiettate nel futuro. In Italia la sua iniziale notorietà è legata ad alcuni racconti. In Terra errante (Urania 1564-2010) una gigantesca opera di ingegneria ha permesso di arrestare la rotazione terrestre anticipando così il collasso del sole, e di rilanciare il nostro pianeta verso un nuovo sistema evitando così la distruzione. Ma l’impresa ha il suo prezzo, in quanto durerà 2500 anni e 100 generazioni. Su Nebula, antologia già menzionata, compare “Le bolle di Yuanyuan” che affronta il tema dei cambiamenti climatici e un problema specifico, cioè l’esaurimento dell’acqua, superato con la creazione di bolle d’acqua kilometriche in grado di trasportare l’umidità dal mare alle città vittime della siccità. Le bolle, che dapprima sono solo un fatuo gioco della protagonista che dà il titolo al racconto, finiscono per simboleggiare l’innovazione tecnologica e la combinazione con estro e fantasia.

La notorietà di Liu Cixin è però raggiunta con la trilogia denominata Passato della Terra, composta da Il problema dei tre corpi, La materia del cosmo, Quarta dimensione, usciti in Italia in tempi diversi ma non nella loro successione.

 

Il primo romanzo, Il problema dei tre corpi del 2007, ma uscito in Italia solo ora (Mondadori 2020), ha vinto premi internazionali fra i quali l’Hugo nel 2015 sull’onda del mezzo milione di copie vendute in patria, dopo essere stato premiato nel 2006 con il Galaxy Award, il più prestigioso riconoscimento della fantascienza cinese. Tutto inizia durante gli anni feroci della Rivoluzione culturale quando una giovane astrofisica, Ye Wenjie, discriminata per le sue origini borghesi, decide di prendersi una rivincita. Nell’ambito di un progetto militare costei trova il modo di contattare un’intelligenza aliena inviandole segnali. Il risultato è il decollo di una flotta d’invasione extraterrestre che rappresenterà un concreto rischio per la razza umana. Le pagine sono crude, segnate da un profondo senso di tragedia per le persecuzioni, fisiche e psicologiche, dei tribunali del popolo nei confronti dei non allineati. La seconda parte della storia porta ai giorni nostri, nel 2007. Un certo Wang, impegnato a studiare le nanotecnologie, viene contattato da una task force militare per raccogliere elementi su una macchinazione che sembra avere già condotto al suicidio di numerosi fisici. Wang, inizialmente perplesso, comincia avere strane visioni, si convince e aderisce alla proposta.


Durante le indagini si imbatte in un videogioco in realtà virtuale chiamato ‘Tre corpi’, in cui il giocatore deve tentare di far sopravvivere una popolazione inserita in un mondo che alterna le “Ere dell’ordine” in cui la civiltà nasce e si sviluppa, con le “Ere del Caos” in cui la vita viene quasi totalmente sterminata. Anni dopo l'invio del segnale da parte della giovane astrofisica viene captato un messaggio che sconsiglia dall’inviare ulteriori segnali per evitare devastanti invasioni. Ye tuttavia agisce diversamente e sollecita l'alieno ad invadere la Terra. Wang, dopo aver fallito nel gioco ‘Tre corpi’, scopre che il gioco è in realtà un sistema di reclutamento, accerta che le forze armate e i governi mondiali si preparano alla battaglia contro gli alieni trisolariani e constata che un gruppo di terrestri, guidati da Ye, collabora con gli antagonisti.

Il romanzo è un congegno a orologeria, la storia si muove ondeggiando nel tempo tra gli anni di confino in Mongolia di Ye e il presente in cui una cospirazione planetaria minaccia di far precipitare l’umanità nel caos. Tra questi due estremi si incrocia il rapporto tra il gioco dei ‘Tre corpi’ e il mondo alieno, che in realtà è una riproduzione artificiale sulla base delle informazioni ricevute dagli abitanti. Alla vicenda, che si dipana nel mondo reale in Cina, Liu affianca un mondo virtuale in cui personaggi storici del pensiero scientifico occidentale si alternano a filosofi e sovrani della storia cinese. Un filo rosso collega i vari segmenti della realtà dell’iper-controllo, di quel un mondo dove uomini e donne agiscono con freddezza, incapaci di empatia, guidati dal raziocinio scientifico senza spazio per le vanità sentimentali, senza eroi, senza slanci di individualismo romantico. Dominano le leggi fisiche inflessibili e la conoscenza scientifica è l’unico metro di valutazione. Lo scenario di sopravvivenza è ridotto a calcolo matematico: la vita è un’equazione da risolvere attraverso la progressiva semplificazione delle espressioni dell’animo umano. Il problema dei tre corpi offre anche il pretesto per scavare nelle pieghe della storia del paese dove si annidano le ragioni che spingono Ye a diventare l’ispiratrice dell’Organizzazione che minaccia la civiltà umana.

 

In La materia del cosmo del 2008 (Oscar Mondadori 2018), secondo libro della saga, Liu Cixin spinge ancora più in là la dimensione visionaria, ampliandola in modi e tempi completamente inattesi. Spaziando fra personaggi che militano nelle fazioni opposte pro-contro la Terra, o anche esaminando le possibilità del gioco virtuale presente nel primo volume, riesce a costruire una possibile direzione futura del nostro pianeta qualora venisse a contatto con gli alieni. Il romanzo mantiene inalterato lo stile dell’esordio irrobustendo la trama con rimandi alla scienza contemporanea e a problemi sociali. La civiltà di Trisolaris, vittima di periodiche distruzioni per l’instabilità del sistema stellare, decide di colonizzare il nostro pianeta. I suoi componenti avanzano inviando le prime sonde che potrebbero sfondare l’atmosfera terreste. Dopo aver scoperto che gli alieni, per carpire informazioni, utilizzano i sofoni, cioè particolari delle particelle subatomiche, il dipartimento della difesa mondiale decide di nominare quattro Impenetrabili, cioè personalità dalle capacità fuori del comune. L'organizzazione Trisolaris reagisce affiancando ad ogni impenetrabile un Incursore, ovvero una persona incaricata di entrare nei piani dell'impenetrabile. I primi tre incursori riescono nell’intento, mentre il quarto si limita a lanciare un segnale verso una stella lontana. Nel frattempo l'umanità è in grado di attrezzare astronavi velocissime, ma la prima sonda degli alieni si imbatte nel sistema solare distruggendo la flotta terrestre in virtù di un materiale particolare che rende inscindibili i nuclei degli atomi. Il risultato finale per la Terra è disastroso. Tuttavia si scopre che non esiste più la stella verso cui era stato indirizzato il segnale perché distrutta da una terza civiltà che aveva intravisto il nemico alieno. Questi viene ricattato con la minaccia di rivelare la sua posizione a questa terza nuova civiltà, infinitamente più potente. Si riesce così ad ottenere che le ulteriori sonde vengano deviate al di fuori dal sistema solare.

 

Wang Jinkang.


Il terzo volume, Nella quarta dimensione del 2010 (Oscar Mondadori 2018), tratta l’arrivo della flotta d’invasione trisolariana. Giunge al termine la guerra tra civiltà che procede con fortuna alterna, con colpi di scena, una quantità di personaggi (anche se i più importanti attraversano l’intera narrazione, dal primo all’ultimo volume), con profusione di idee, rigorosamente basate sulle scienze esatte, tanto estreme da apparire fin troppo fantastiche. In particolare il romanzo si presenta come un catalogo generale delle idee più avanzate della fantascienza mondiale. E c’è veramente tutto: antimateria, volo superluminale, battaglie spaziali, viaggio nel tempo, colonizzazione di altri pianeti, colonie umane in orbita, ibernazione, città del futuro, rallentamento della luce. Il romanzo si snoda nella successione di sette Ere che individuano sette momenti storici. Si inizia con l’“Era comune” che descrive l'epoca antecedente alla scoperta della civiltà trisolariana con la Caduta di Costantinopoli. Prosegue con l’“Era della crisi” che delinea il periodo di tempo successivo alla scoperta della civiltà Trisolaris, quando il blocco dei sofoni diventa noto grazie a un giovane laureato cui viene donata una forte somma di denaro. Non sapendo cosa farsene del denaro, decide di comperare una stella per Cheng Xin di cui è innamorato. Si tratta di una collega scienziata che lavora ad un progetto per inviare una sonda verso la Flotta Trisolariana. Si prosegue con l’”Era della deterrenza” che si intrattiene sul periodo di pace e collaborazione tra le due civiltà, culminato però in un conflitto al termine del quale i trisolariani, prendono il controllo del pianeta Terra. L’“Era post-deterrenza” indugia sul periodo in cui i trisolariani si preparano a insediarsi nella Terra. Nel frattempo due astronavi vengono raggiunte da mezzi trisolariani, che tuttavia improvvisamente si rivelano inefficienti e vengono disinnescate dagli equipaggi attaccati. L’“Era della trasmissione” si sofferma sul periodo successivo quando i trisolariani abbandonano l'idea di colonizzare la Terra e quando una delle loro stelle viene colpita da un fotoide, devastante particella di massa. Gli ultimi trisolariani rimasti sul pianeta Terra cercano un accordo con la civiltà umana, che nel frattempo cerca di sfuggire all'attacco di un fotoide attraverso lo schermo dei pianeti, in modo da non risentire dell'eventuale esplosione del Sole. Con l’“Era del Bunker” si affaccia il periodo in cui la maggior parte dell'umanità ha abbandonato la Terra per stabilirsi nei bunker distribuiti nel sistema solare. Nonostante gli enormi progressi, l’umanità viene messa sotto assedio e giunge la resa, anche se con un'astronave di eccezionale velocità taluno riesce a fuggire. Nel frattempo il sistema solare collassa su se stesso. Con l’“Era galattica” si descrive il viaggio dei superstiti verso un pianeta in orbita dove si imbattono in una civiltà fondata dagli equipaggi di astronavi amiche.

 

La Trilogia è una titanica fantasmagoria che trasporta il lettore nei paradossi cosmici e negli universi multidimensionali, con una visionarietà e fede nella tecnica straordinaria. Liu Cixin fa capire tra le righe che se non si investe in tecnologia e in ricerca scientifica si perde la possibilità di sognare mondi alternativi al nostro. Nel contempo mostra con efficacia quali effetti sul comportamento dell’umanità sono provocati dalle varie innovazioni tecnologico-scientifico. Nessuna invenzione futuribile è fine a se stessa, ma il suo influsso sulla civiltà terrestre è ponderato e credibile.

Ultimamente è svettata, per risonanza ed apprezzamento, una giovane autrice, HAO SINGYANG con il suo Pechino pieghevole. Si tratta di un’antologia di 11 racconti pubblicata da Add editore (Torino, 2020), priva però di “I pianeti invisibili”, reperibile in “Caratteri” (Foreign Languages Press Co. Ltd Beijing, 2015, on line nella traduzione Turturici).

L’autrice rivela angolazioni inattese con cui osserva il mondo esistente in proiezione futura. Nei racconti sono esplorate la fragilità umana alle prese con il cambiamento e le nuove possibilità, l’intelligenza artificiale e l’automazione, con una narrazione pervasa di sensibilità per quest’epoca di incertezza, solitudine e disorientamento. Ne parla su doppiozero Andrea Berrini.

 

Qui mi soffermerò solo su racconto “Pechino pieghevole”, che dà il nome alla raccolta, vincitore del Premio Hugo nel 2016, già pubblicato in Italia su Robot n. 79 del 2017. Nel racconto la città è divisa in tre spazi che si alternano, e le 24 ore del giorno sono organizzate per salvaguardare il tempo e l’aria che respira l’élite, composta da 5 dei suoi 80 milioni di abitanti, divisi tre Classi che di fatto vivono in tre differenti città pur condividendo una stessa superficie. La prima città è quella lussuosa e edenica in cui vive la Prima Classe, quella dell’élite politico-economica. La seconda è abitata dai 25 milioni della Classe corrispettiva, funzionari di medio livello, impiegati, laureati in attesa di specializzarsi, che hanno l’opportunità di vivere in maniera decente, finché non subentra una nuova trasformazione: i palazzi scompaiono sottoterra e i 50 milioni di uomini della Terza Classe sbucano fuori dalle loro misere unità abitative per il turno di lavoro che va dalle 10 di sera alle 5 del mattino. Terminato l’orario, per un’ora affollano le strade e i modesti locali, consumano affamati cibo popolare e tornano negli stipati condomini dove li attende una dose di gas narcotizzante sufficiente a farli dormire. Quasi la metà degli abitanti lavora occupandosi dei rifiuti prodotti dagli abitanti dello Spazio 1 e dello Spazio 2.

 

Il protagonista, Lao Dao, vive nel sottosuolo e lavora in discarica come suo padre. Vorrebbe procurare alla sua bambina un futuro in una scuola ma gli servono soldi. Per questo si avventura in una missione rischiosa intrufolandosi in spazi non suoi dove scopre l’esistenza di mondi diversi dal suo, di una città “pieghevole” nel senso letterale del termine perché si piega su se stessa, ruota, è mobile, sposta le sue parti tra aria e sottosuolo, perché aria aperta e luce sono razionate in misura non uguale per tutti. Il congegno su cui è imperniata Pechino è mosso a sua volta da stringenti e ciniche leggi politico-economiche. Per consentire un alto livello di vita e un’economia sempre in crescita occorre derubare gran parte della popolazione del suo tempo di vita, smorzarne i bisogni e le aspettative narcotizzandola, creare abitudini che diventino inveterate e inalterabili. Dunque una distopia claustrofobica e cupa che scrive di futuro per puntare il dito sul presente. Nei vari racconti della raccolta la natura, gli alberi, i prati sono un ricordo del passato a fronte di città gremite di grattacieli attaccati l'uno all'altro. La crisi climatica rende le vite difficili, le temperature esterne sono ostili. La tecnologia si esprime con treni a levitazione magnetica e robot che prendono ordinazioni al ristorante. Ma la solitudine regna nella megalopoli. Si scorge un filo conduttore in questi racconti ed è la ricerca di un nuovo umanesimo tecnologico, una nuova coscienza in una civiltà spersonalizzata per gli ingranaggi oppressivi e totalizzanti.


Qual è l’avvenire di una società che accetta di uniformarsi e preferisce le comodità materiali e una relativa sicurezza alla preservazione della sua libertà d’azione? Il mondo che sta nascendo sarà liberatorio o conservativo? Basterà la scienza a sciogliere tutti i dubbi? Come è stato osservato, la fantascienza è il barometro dello sviluppo di un paese e la fantascienza cinese sembra descrivere la fine del mondo in toni cupi (Sawyer, “Fantascienza in Cina, a Chengdu una convention in grande stile”, Fantascienza. com). Questo genere letterario, sviluppatosi in Inghilterra durante l’ascesa dell’impero britannico, ha avuto il periodo dorato tra il 1930 e il 1960 con il mito americano. Oggi i romanzi cinesi richiamano l’attenzione in termini diversi dal passato, “perché prima la Cina aveva un ruolo marginale, mentre oggi il successo delle nostre opere anche negli USA è in qualche modo correlato all’affermazione della Cina tra le potenze globali, in posizione dominante e sempre pacifica”, ha commentato Liu Cixin (intervista in China files, 11.2.2016, on line). E in effetti i cinesi sono convinti di essere al centro del mondo e del futuro, un po’ come gli americani di allora. Stranamente, ma non meraviglia, l’unica utopia assente dal loro futuro è quella comunista.

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