Speciale
I ribelli del tempo
Dovremmo avere imparato da Jared Diamond – anche se basterebbe, a dire il vero, lo spettacolo di degrado intorno a noi – che la distruzione ecologica, alla base del collasso di molte civiltà nel corso della storia, è dovuta alla mancanza di un coraggioso pensiero a lungo termine. Verso il futuro anzitutto, divenuto un tempus nullius, vuoto: un luogo in cui gettiamo scorie nucleari, debito pubblico, rischi climatici. Come per altro verso il passato.
Ciò che viviamo non è più il ciclo naturale, il cerchio del tempo che ritorna, suggerisce Roman Krznaric, filosofo oxoniano e membro del Club di Roma (in Come essere un buon antenato. Un antidoto al pensiero a breve termine. Edizioni Ambiente 2023) ma la linea, la freccia in avanti del tempo. E i cicli, sono quelli artificiali da noi inventati, l’anno fiscale, non quello solare, il rapporto trimestrale, non le quattro stagioni, il ciclo elettorale non quello del carbonio.
In nome del progresso (la freccia in avanti che non conosce limiti) è colato tanto di quel cemento che può racchiudere l’intero pianeta entro una sfera dello spessore di due millimetri. Come rimediare ai danni della nostra civiltà così “disfunzionale”? Mettendone in discussione, anzitutto, le premesse. La rivoluzione industriale ha attenuato le diseguaglianze nelle popolazioni ma ha alimentato la ricerca sregolata di combustibili fossili, conservati nelle profondità della terra da milioni di anni, per costruire un sistema energetico che ha impoverito rapidamente le risorse del pianeta e destabilizzato gli equilibri ecologici, non ultimi quelli climatici. Non a caso molti invocano, in antitesi polemica, quel pensiero cosiddetto delle cattedrali, che si misurava sui tempi lunghi e sulla potenza delle fedi nel domani!
È bene allora riconsiderare, nelle sue premesse disfunzionali, il senso ormai desueto dei parametri temporali del moderno e comprendere che l’idea del progresso infinito e del Presentismo (quel dispotismo radicale del Presente che azzera il passato e il futuro secondo non a caso un antichista come François Hartog) è ormai confinato al nostro ieri.

È il momento di diventare dunque (ci invita Krznaric) ribelli del tempo. A partire dalla valutazione paradossale di quanto il consumo delle risorse della Terra non possa avvenire più velocemente (anche qui un parametro temporale) della loro stessa capacità naturale di rigenerarsi. Ribelli del tempo ancora contro quel brevitempismo già denunciato da Luciano Gallino (ricordo con nostalgia i suoi studi profetici sul Finanzcapitalismo) che minaccia la possibilità stessa di scelte economiche e politiche responsabili, incapaci di misurare le ricadute (tanto più se calcolate esclusivamente sull’immediato) sul corpo sociale. Un esempio, indica Krznaric, le regole della Silicon Valley che prevedono aliquote fiscali differenziate se le azioni sono detenute per meno di un giorno (10%) per meno di un anno (5 %) per meno di 10 anni (3 %).
Ribelli del tempo, per diventare fautori di un pensiero rigenerativo e in conseguenza di un “progetto” rigenerativo che vada dall’economia circolare al rewilding (il restauro ecologico) opponendosi a quel modello economico di segno opposto, degenerativo, lineare, fondato sull’usa e getta e non sul benefico ricondizionamento e sul riciclo, di segno, guarda caso, circolare.
Del resto anche la più illuminata antropologia nostrana (penso a Pietro Clemente, Il passato si trova dove si cerca il futuro, in “Scienze del territorio”, 7, 2019) ci propone questa stessa revisione dei parametri temporali. Per lui il ‘vecchio’ non è più il mondo dell’Ancien Régime, la teocrazia medievale opposta alla scienza, il ‘vecchio’ ora è il senso comune della modernità e del progresso, quello che è invalso con la rivoluzione industriale (evocata dallo stesso Krznaric). Mentre il nuovo, che attiva nuovi processi, è ciò che si può creativamente realizzare fuori da quel modello dominante e in gran parte con il riprendere competenze e saperi dal passato.
Passato che non è tradizione ma salvaguardia (trasmissione attraverso le generazioni e quindi anche adattamento, ri-creazione) resistenza, resilienza, retro-azione. Rigenerazione in una parola per vivere nel tempo.
Considerazioni tutte che ripensate nel brevitempismo schizofrenico di Trump sembrano invitare più a un furioso appello alla rivoluzione delle menti che a una pacata riflessione scientifica pur di sapore militante!
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