Tim Marshall, l’astropolitica

3 Luglio 2023

Tim Marshall ha scritto un bestseller di mappe e di geografia terrestre, ora si occupa di geografia spaziale: oltre la Terra verso il sistema solare. Marshall non è un geografo né uno scienziato, ma un divulgatore, corrispondente di BBC e Sky News, inviato di guerra. Cosa intende per astropolitica? Che il mondo umano è destinato a conquistare lo spazio interplanetario e questo destino si gioca ora e non domani, le grandi potenze USA, Cina, Russia lo stanno già facendo. Secondo lui è inevitabile che ciò avvenga con la guerra; infatti “ogni volta che l’umanità si è avventurata in un nuovo dominio ha portato con sé la guerra”.

Questa visione è sbagliata perché non vede che l’umanità, nel passato e ragionevolmente anche nel futuro, si basa sulla convivenza pacifica cioè sulla necessità di vivere insieme trovando regole comuni. Non solo Kant ma anche Hobbes o Machiavelli la pensavano così. Ma nonostante questo, Marshall è utile perché ci fa capire che le guerre spaziali, nel prossimo decennio almeno, si tradurranno in guerre terrestri. La necessità cioè di occupare lo spazio deriva in primo luogo da un interesse militare: la guerra sulla terra si fa con satelliti, con il supporto spaziale. Marshall immagina scenari in cui questo avverrà anche nello spazio. Infatti, in mancanza di accordi sull’uso dello spazio (satelliti, sistemi di allarme a infrarossi, etc.) crescerà la probabilità di un conflitto.

Marshall pensa che sia inevitabile la corsa allo spazio, e punta a suggerire una intesa tra le potenze per rendere questa corsa in grado di dare a tutti gli Stati vantaggi per creare un futuro verde e prospero per l’intera umanità. È – di nuovo – una visione sbagliata, perché riproduce nella corsa allo spazio la stessa logica di sfruttamento delle risorse naturali che sta distruggendo il Pianeta. Si va nello spazio per estrarre minerali, per modificare il clima, per sperimentare tecnologie. Anche se cita Tennyson, 1842, “mi sono immerso nel futuro e… ho avuto una visione del mondo e delle meraviglie che saranno”, Marshall ignora che Tennyson, il poeta vittoriano, vede l’ascesa di una “razza superiore”, come risultato della rottura di ogni legame terrestre, dopo aver sterminato “la scimmia e la tigre”, cioè le specie inferiori, per andare verso “un unico lontano evento divino, verso cui muove ogni cosa creata”. Queste visioni chiaramente violente e razziste sono alla base della cattiva cultura del divulgatore Marshall. Egli le proietta nel futuro spaziale: la Luna su cui, “una volta rimediate le fonti di acqua, ossigeno ed energia, e costruiti gli habitat e le serre alimentari, l’attenzione si sposterà il più rapidamente possibile sull’estrazione degli abbondanti elementi di terre rare presenti sulla Luna”… “E poi c’è Marte”. E qui troviamo la vera ispirazione del divulgatore Marshall.

M

“Nel 2022 Elon Musk ha posticipato la data del primo sbarco umano su Marte al 2029, uno degli anni in cui la distanza tra la Terra e il Pianeta rosso si riduce a circa 97 milioni di chilometri. Una bella scorciatoia, visto che la distanza media è di circa 225 milioni di chilometri”. Sembra di leggere le Cosmicomiche di Calvino, quando avvicinandosi la Luna alla Terra ci si può spingere quasi a toccarla… Ma qui il discorso è meno divertente. Si tratta infatti degli interessi di astrocapitalisti come Musk che nel frattempo lanciano i propri satelliti nello spazio, occupano lo spazio privatamente, e sostengono che tanto c’è spazio per tutti.

Elon Musk e Jeff Bezos, gli astrocapitalisti lavorano a uno scenario in cui le risorse energetiche sulla Terra saranno esaurite, quindi sarà bene trasferirsi in città spaziali, colonie di milioni di persone, industrie pesanti etc.

Musk, a capo di Tesla e di Twitter, guida la gara, con il lancio di migliaia di satelliti Starlink da parte della sua impresa StarX. A capo di Amazon, Jeff Bezos insegue, e con il progetto Kuiper si prepara a lanciare nello spazio i suoi satelliti. Si tratta di una novità perché finora la gara spaziale era tra grandi Paesi, non tra singoli capitalisti. L’effetto è importante: lo spazio vicino alla Terra si sta popolando di satelliti, perché le orbite seguite dai satelliti sono basse, molto più basse delle orbite delle stazioni spaziali e dei satelliti tradizionali. Vi sono evidenti rischi di collisione, ma Musk risponde che l’intelligenza artificiale minimizzerà il rischio. Intanto lancia i suoi satelliti. E propone lo sbarco su Marte, magari bombardando con testate atomiche le calotte marziane per liberare CO2 e ricreare un’atmosfera simile a quella terrestre. Nel frattempo, il suo Starship è esploso in volo poco dopo il lancio, il 20 aprile 2023.

Mentre il divulgatore Marshall la mette sul turistico “Godetevi il viaggio”, la corsa allo spazio è la nuova frontiera del capitalismo, il suo nuovo Far West. Un ambiente, quello interplanetario, ancora tutto da regolare: una vera pacchia per il capitalismo, che è anarchico per sua natura e allergico a ogni regolazione. Perché non sfruttare questa opportunità, lo spazio ove non vi è nessuna Autorità di vigilanza, nessun Antitrust, nessun Governo? Musk e Bezos pensano che il destino del Pianeta sia legato alla colonizzazione dello spazio. Sarà possibile creare lì nuove città e insediare popolazioni umane e non umane, frutto dell’intelligenza artificiale. Forse moderni schiavi artificiali. 

Nel futuro immaginato dal film Blade Runner 2049, i replicanti non hanno anima né ricordi, eppure li cercano intensamente. Sei nato non creato, dice Joi, la proiezione digitale di una donna, a K, il protagonista che cerca il suo passato umano ma è in realtà un replicante: al test che ne controlla le reazioni emotive risponde “cells interlinked”, cellule interconnesse, una citazione di Nabokov (che cita Shakespeare…). Robot e sistemi superintelligenti. E un extramondo li attende: off-world colonies, cui è destinata l’umanità stessa nei piani dell’industriale Wallace, il fabbricante di replicanti. Sarà possibile estrarre minerali rari per alimentare le macchine intelligenti e le colonie spaziali, e risolvere il problema ormai urgente dell’esaurimento delle risorse terrestri. Ma nel film Blade Runner 2049 l’apocalisse terrestre è già avvenuta, la terra è una superficie devastata e Los Angeles una città spettrale.

L’astrocapitalismo immagina quindi uno sfruttamento finalmente illimitato della Natura, l’astropolitica. “Ci stabiliremo sulla Luna. Vivremo su Marte e oltre. Ci vorrà del tempo. Ma il progresso tecnologico innescherà cambiamenti che oggi non possiamo neanche immaginare”, assicura il divulgatore Marshall. Egli indica un doppio percorso: dal locale allo spaziale, dall’umano al post-umano. Intanto tre Grandi nazioni spaziali, USA Cina e Russia, e due capitalisti, Musk e Bezos, si fronteggiano nella corsa a spartirsi lo spazio. 

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