Victoria Amelina, morte di una scrittrice ucraina
Poeta e scrittrice ucraina, premio Joseph Conrad nel 2021, Victoria Amelina (1986-2023) ci ha lasciato un ultimo scritto, Guardando le donne guardare la guerra, morendo il 1° luglio 2023 all’ospedale di Dnipro dopo essere stata ferita a Kramatorsk la sera del 27 giugno 2023 dai missili russi. Un diario scritto a frammenti, mentre la guerra infuria, dedicato alle donne che come lei stanno resistendo all’aggressione. Andrebbe letto dai tanti che dicono, l’Ucraina è un paese distrutto, armare gli ucraini è un errore, in fondo anche gli scrittori ucraini scrivevano in russo, etc.
Victoria si presenta: “Sono cresciuta alla periferia di Lviv in un piccolo appartamento di un grigio edificio a nove piani. Mio nonno era un colonnello sovietico, un pilota di caccia per essere precisi… Noi, figli e nipoti dei militari sovietici, siamo cresciuti con il rumore dei carri armati che sparavano, facendo tremare più volte al giorno le finestre. Dopo la riparazione, i carri armati venivano regolarmente testati … Queste esplosioni sono state semplicemente la colonna sonora della mia infanzia. Per questo anche oggi riesco a mantenere la calma quando sento boati nelle zone di guerra”.
Victoria è stata quindi plasmata alla guerra dal regime sovietico. Ma per poco. Caduta l’Unione Sovietica (1991) anche l’Ucraina è finalmente indipendente, il 24 agosto 1991. Ma negli anni convulsi della democrazia ucraina, la pressione russa rimane costante: prima sostenendo presidenti filo-russi, poi aggredendo la Crimea nel 2014. Una follia che “il vecchio colonnello sovietico, nostro caro nonno”, non vedrà. Quando le donne della famiglia si riuniscono lì, madre zia sorella nipote e Victoria, il 6 marzo 2022 dopo pochi giorni dall’invasione russa dell’Ucraina, Victoria guarda le foto come per chiedere consiglio: “in fin dei conti, non sono stati i miei antenati a sopravvivere alle guerre, alle occupazioni e ai genocidi?”. Lei è rientrata in Ucraina via Praga da un viaggio con il figlio decenne (“mamma perché piangi?” chiede mio figlio, “perché siamo a casa” rispondo “ma qui non siamo in Ucraina” dice lui confuso “questa è Europa” rispondo) che lascia in salvo in Polonia per tornare da sola in patria. Lì capisce che non può lasciare l’Ucraina e andarsene con la sua famiglia: mentre continuano ad arrivare notizie terribili dal fronte, “i miei amici scrittori chiedono aiuto per fuggire o trovare un posto in cui stare a Lviv”. La solidarietà la induce a restare, dopo aver portato le donne della sua famiglia in salvo in Polonia. Il 26 marzo, missili russi lanciati da Sebastopoli colpiranno la fabbrica di riparazione dei carri armati nei cui pressi vi è la casa ormai vuota della sua famiglia.

Nella fuga del treno notturno verso la salvezza ci sono passeggeri e libri. Sono le prime edizioni degli autori ucraini del Novecento raccolte nel Museo di letteratura di Kharkiv, che la direttrice del Museo Tetyana Pylypchuk porta in salvo. Tetyana e Victoria sono entrambe cresciute parlando russo, leggendo Dostoevskij, Tolstoj e Bulgakov, finché non hanno scoperto gli scrittori ucraini ignorati, cancellati. Sono gli esponenti del “Rinascimento giustiziato”, uccisi, seppelliti nelle fosse comuni degli anni Trenta, e cancellati dalla memoria dell’Unione Sovietica; è la generazione degli anni Sessanta, scrittori mandati nei campi di concentramento a causa delle loro testimonianze.
L’appartamento di Victoria, nel frattempo, è diventato un rifugio per profughi, l’arca di Noè ospita famiglie e amici, lei accoglie gli sfollati alla stazione e dopo pochi giorni partiranno per l’Ovest.
Una galleria di donne ucraine sfila nel diario di Victoria, raccontate con sobrietà. Yulia Kakulya-Danylyuk è la bibliotecaria del piccolo villaggio di Kapytolivka, non se ne andrà dopo l’invasione russa perché quel posto non serve solo per i libri ma per assistenza e come ritrovo per i bambini. In quello stesso villaggio vive lo scrittore Volodymyr Vakulenko, sarà rapito e ucciso dai russi il 24 marzo: Victoria ritroverà il suo diario sepolto nel giardino. Oleksandra Matviichuk è l’avvocata dei diritti umani che documenta e monitora i crimini di guerra commessi in Ucraina, per il Center for Civil Liberties, nato quando i manifestanti della Rivoluzione della Dignità del 2014 vennero uccisi nelle strade. Oleksandra apparteneva a una famiglia russificata ma passa alla lingua ucraina quando conosce le atrocità commesse contro gli artisti e gli scrittori ucraini per “propaganda antisovietica”: come il poeta Vasyl Stus e la pittrice Alla Horska, della generazione degli anni Sessanta, entrambi uccisi dal regime.

Kateryna Rashevska è una giovane avvocata che documenta la deportazione dei bambini ucraini in Russia, lavora presso il Regional Center for Human Rights creato dagli ucraini sfollati dalla Crimea nel 2014. Sì, perché già lì iniziò questa pratica criminale, oggi denunciata alla Corte penale internazionale. La scrittrice Vira Kuryko, la ragazza col maglione rosso che racconta gli orrori dell’assedio di Chernihiv e che vorrebbe fare come Kapuścinski, ora entra nel Reckoning Project, donne giornaliste che documentano i crimini di guerra. Casanova è il nome in codice dell’investigatrice di crimini di guerra per Truth Hounds, dal 2014, il cui vero nome non è rivelato per motivi di sicurezza: “Casanova è la ragione per la quale sto scrivendo questo libro”. Lei nel 2021 voleva lasciare e costruirsi una nuova casa e diventare coltivatrice, poi l’invasione russa del 2022 la induce a riprendere il ‘lavoro’, documentare gli attacchi contro i civili nella regione di Kharkiv. Victoria stessa sarà da lei addestrata per entrare in Truth Hounds. A settembre 2022 le due partecipano alla missione a Izyum, che è stata occupata dai russi per 163 giorni (aprile-settembre 2022) e documentano le camere di tortura a Balakliya, i bombardamenti di civili, le fosse comuni, la distruzione sistematica delle scuole (ne parla il bel film War on education) come odiosa volontà di cancellare dalle fondamenta un popolo.
Il libro ha anche una parte ‘giuridica’ sui crimini contro l’umanità e il genocidio. Il dialogo tra Victoria Amelina e Philippe Sands, professore di diritto all’University College di Londra, si svolge a Lviv nel Bookforum che vi si tenne a ottobre 2022, in piena guerra a testimoniare la incredibile volontà culturale dell’Ucraina. Proprio lì sono nati i concetti di crimini contro l’umanità e genocidio tra 1939 e 1945 grazie a due studenti della facoltà di legge dell’Università di Lviv, Hersch Lauterpacht e Raphael Lemkin che persero ogni singolo membro della loro famiglia proveniente da queste zone. Ma non si chiusero in un angolo a piangersi addosso, hanno scritto le loro idee e hanno convinto i paesi di tutto il mondo ad adottarli. Lo ricorda Philippe Sands, che nel 2016 ha scritto La strada verso Est sviluppando questi concetti. Quanto siamo lontani dalle Strade dell’Est cantate da Franco Battiato, piene di poesia e di antiche musiche, oggi queste strade si sono riempite di assassini.
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