Il West politicamente scorretto di Larry McMurtry
Un interrogativo aleggia da quarant’anni esatti sull’epopea letteraria del Far West: perché Larry McMurtry fa uccidere in Lonesome Dove del 1985 Augustus McCrae e non – se proprio voleva un martire – il suo compagno nei Texas Ranger Woodrow Call che in Le strade di Laredo si ritrova vent’anni dopo solitario protagonista di una nuova avventura come cacciatore di taglie? La risposta è nell’intento dello scrittore texano morto nel 2021 (anche sceneggiatore di successo e appassionato libraio) di elevare Gus McCrae, il personaggio di maggior presa, alla dignità di eroe per farlo dunque morire nobilmente in combattimento, come spetta a un vero guerriero. Non immaginando la fortuna del suo monumentale romanzo, McMurtry lo ritiene perciò concluso con l’epico viaggio di Call che, come per un doveroso tributo, riporta dal Montana in Texas il cadavere del suo amico in una bara caricata su un calesse.
Incoraggiato poi a creare una saga, McMurtry scrive otto anni dopo il sequel, appunto Le strade di Laredo, quindi nel 1995 il prequel, Il cammino del morto, e infine nel 1997 il volume di mezzo, Luna comanche, arrivato ora in Italia con ben ventotto anni di ritardo – attesa colpevole e ingiustificabile dal momento che i primi tre titoli sono stati tradotti lo stesso anno di pubblicazione negli Usa o quello appena dopo nel caso di Lonesome Dove.
Visto il disordine nel quale è nata, la quadrilogia risente della mancanza di un progetto. In Le strade di Laredo, per esempio, appare Mox Mox come personaggio anche di Lonesome Dove, romanzo nel quale però non c’è traccia di un bandito che rapisca Lorena, insieme con il truce Blue Duck, e voglia bruciarla viva. Per coprire la lacuna l’autore fa allora dire alla donna di non avere rivelato a nessuno l’orribile esperienza, senonché non l’ha saputo neppure il lettore, al quale invero un autore onnisciente quale si mostra McMurtry non può tacere elementi così significativi.

Ma il vuoto maggiore è proprio quello lasciato da McCrae in Le strade di Laredo. Il vecchio Gus – scout infallibile, mira imperdonabile, coraggio da leone, vista d’aquila – avrebbe scovato lo spietato messicano Joey Garza, rapinatore di treni, e il sanguinario Mox Mox, il “bruciacristiani”, non commettendo gli errori del capitano Call ormai settantenne, martoriato dall’artrosi e sempre più malmostoso, andato alla caccia di entrambi i banditi senza una strategia, girovagando tra Texas e Messico, e riuscito a ferire mortalmente il primo solo per un caso fortuito.
Gus si fa soprattutto rimpiangere per la battuta pronta e tagliente, la vena filosofeggiante e moralista, il vanto di essere dotto e conoscere il latino, la chiacchiera fluente pur se alquanto logorroica, talvolta la profondità di pensiero, il disincanto per il successo e la carriera, l’irriverenza verso le autorità: incallito puttaniere e accanito bevitore, eterno innamorato di Clara, generoso protettore di Lorena, la prostituta redenta, allegro uomo di spirito, uomo del West né del tutto cow boy né pienamente pistolero, è il contrario di Woodrow, coscienza umbratile e introversa, taciturno e cupo, solitario e scostante, incapace di amare al punto da non riconoscere il figlio avuto in incognito da Maggie Tilton, la sola whore (“saloon girl” o “streetwalker”, che nella traduzione italiana di prostituta è sempre e solo “puttana”) frequentata in una vita raminga e triste. Come dice a sé stessa Lorena in Le strade di Laredo, “Gus era l’uomo più intelligente che avesse mai conosciuto. Aveva un’immaginazione sfrenata, sublime. Non sapeva mettere le sue fantasie per iscritto, come il signor Dickens e il signor Browning, ma sapeva esprimerle a voce”. La differenza tra i due è data dallo stesso McMurtry in Luna comanche: “Call voleva sempre parlare di fucili, selle e questioni militari, Gus invece cercava di portare la conversazione su amore, matrimonio, donne e puttane”.

Epperò è McCrae che esce di scena, morto per l’infezione di una gamba trafitta dalle frecce di una banda indiana. Quando Woodrow Call va alla sua ricerca si augura che a colpirlo sia stato uno come Blue Duck che se ne vanterebbe e lo farebbe risapere, perché se a ucciderlo fosse stato un giovane indiano ignaro della sua fama, “Gus sarebbe svanito nel nulla”. Come nell’epica greca, anche in quella western McMurtry riconosce la ricerca della gloria come segno di immortalità e prova di vita felice. In Lonesome Dove, dopo che in un saloon il nuovo titolare li insulta non conoscendoli per i prodi che sono, Gus dice a Woodrow che, com’è stato per Custer e per l’Alamo, bisogna perdere per essere ricordati e celebrati nelle canzoni dei prossimi cento anni.
L’indimenticabile Gus McCrae ha sempre avuto, anche in Italia, la faccia del migliore Robert Duvall nella fortunata serie Tv in quattro puntate Lonesome Dove del 1989 e oggi intitola la zona a sud di San Antonio, chiamata “McCrae Crossing”, dove si trova un complesso residenziale che porta proprio il nome “Lonesome Dove”.
Ora Gus è tornato finalmente in vita – e molto giovane – in Luna comanche, l’ultimo volume scritto da McMurtry, ma il secondo nella cronologia delle gesta narrate, perché ambientato negli anni 1850-60. Il premio Pulitzer Lonesome Dove è calato quindici anni dopo mentre Le strade di Laredo ancora appresso, alla fine del secolo. Il primo del ciclo, Il cammino del morto, uscito negli Usa per terzo nel 1995, narra di McCrae e Woodrow Call che, giovanissimi sognatori, si arruolano nei Texas Ranger degli anni Quaranta partecipando alla sciagurata missione del 1841 di conquista da parte del Texas di Santa Fe, nel New Mexico, territorio ancora messicano. La “Jornada del Muerto” torna in Luna comanche quando i due amici grossomodo trentenni si trovano nel deserto a piedi e ricordano la lunga e tribolata camminata affrontata da ragazzi insieme con altri Texas Ranger.

Essendo stato scritto per ultimo, Luna comanche ha gioco facile nel fare non solo da piano confirmatorio di Il cammino del morto ma anche da cartone preparatorio a Lonesome Dove e a Le strade di Laredo. Quando Gus dice che prima di morire scriverebbe una lettera di addio alla sua ragazza non fa che annunciare quanto in realtà farà in Lonesome Dove dopo essere stato ferito in battaglia, scrivendo a Clara. E quando il governatore del Texas dice a Call e McCrae “I bravi giovani come voi sono il futuro del Texas” anticipa il successo che i due amici avranno come allevatori nella lunga marcia di spostamento di una mandria in Montana. Ancora, quando Clara dice a Gus “Spero di vederti nel Nebraska fra una decina di anni” preconizza un fatto che occuperà grande rilievo in Lonesome Dove. Infine il mandriano che dice a Call e McCrae di cercare il capitano King a Lonesome Dove, posto sperduto e sconosciuto dalle parti di San Antonio, non prepara che i prodromi della decisione dei due amici di lasciare i ranger e Austin, la loro città, per fondare la Hat Creek Cattle Company che alleverà bestiame a ridosso del Rio Grande.
Luna comanche è però divergente perché revoca la concezione sentimentale che il West di McMurtry aveva offerto, gli orrori che lo pervadono superando in gran misura gli eccessi di cui indiani e banditi si erano finora resi artefici. Lo stesso Mox Mox appare un dilettante rispetto ad Ahumado, il Black Vaquero di origine maya che in Messico stabilisce un suo regno di predoni, fuorilegge e pendagli da forca inviolabile e temutissimo dove i prigionieri vengono scorticati vivi o gettati da una rocca in pasto ai serpenti a sonagli o rinchiusi in gabbie sospese nel vuoto finché muoiono o ancora costretti a scavarsi la fossa per essere poi seppelliti vivi oppure, come capita al capitano Inish Scull, privati delle palpebre e costretti a vivere sotto i raggi del sole fino a impazzire.
Il terribilismo di Luna comanche si corona nella ferocia belluina della Grande Scorreria che il capo Comanche Buffalo Hump lancia contro città, villaggi e ranch dalle Pianure alla Grande Acqua, cioè l’oceano, tanto atroce e crudele contro donne e bambini quanto declinante nel destino dei pellerossa alla vigilia della stagione delle riserve e della resa.
In questa prospettiva la Grande scorreria sta al West come il 7 ottobre, con il raid di Hamas, sta a Israele e alla sua implacabile risposta contro Gaza: sicché il capo indiano Paha-yuca può profetizzare che “le giubbe blu sarebbero arrivate in gran numero e si sarebbero riversate sul llano. Lì avrebbero dato battaglia fino a quando non sarebbe rimasto un solo comanche libero da uccidere”. Così sarà infatti dopo la Guerra di secessione e il ripopolamento dei forti lungo i fiumi e sul Llano, l’enorme altipiano arido e secco tra Texas e New Mexico che è, dopo la boscaglia di chaparral e mesquite propria del Brush County, dove sorge Lonesome Dove, il territorio dei Texas Ranger e il teatro della loro imprese come anche di quelle di banditi alla frontiera e di indiani nelle grandi pianure, i due fronti sui quali operano McCrae e Call e spadroneggiano lì Ahumado e qui Buffalo Hump.
E se in Lonesome Dove e Le strade di Laredo i nemici dei ranger sono soprattutto i banditi, in Luna comanche sono i pellerossa gli assoluti antagonisti. Negli anni in cui McMurtry lavora alla “saga di Lonesome Dove”, suppergiù dal 1980 al 1996, il “politicamente corretto” si va affermando nella società americana – uscendo dai campus dove è nato – in forza del credo della cultura inclusiva e antidiscriminatoria agli albori del woke, ma per lo scrittore texano i nativi americani sono ancora indiani, quasi sempre dannati e selvaggi, maledetti e assassini.
McMurtry accoglie sì le ragioni della loro velleitaria guerra volta alla difesa del proprio mondo in agonia, ma tradisce attraverso i suoi personaggi un’avversione che traspare evidente nella somma brutalità perpetrata dagli indiani sui bianchi: la stessa barbarie del nero Ahumado, è vero, assunta quasi a volerla bilanciare, ma con un dippiù di figure – il moderato e favorevole alle riserve Slow Tree, il provetto ladro di cavalli Kicking Wolf, il famigerato Blue Dick, l’abilissimo scout Famous Shoes, l’irriducibile capo Quanah, il capobanda Paha-yuca e tanti altri comprimari guerrieri comanche, kiowa, antelope e kickapoo – che segnano per quantità la prevalenza del male di parte indiana su quello bianco e nero.
Di fronte a tanta efferatezza, uno stillicidio di torture, stupri, omicidi animaleschi, assoggettamenti in schiavitù, soprusi senza limiti, McMurtry pensa a una più indicativa compensazione aggiungendo al carico di vero horror una pari dose di suggestivo fantasy. Quanto ai pellerossa, i loro riti tribali, le credenze retaggio della tradizione più antica, i canti di morte e di vittoria, la sacralità di certi luoghi fanno da lenitivo alla loro bestialità di natura. Il gufo delle nevi che appare maestoso in cielo e lascia indifferenti Call e McCrae ma terrorizza Famous Shoes perché predice la morte imminente di una persona importante; il cerchio di pietre nere dentro il quale Buffalo Hump si siede per aspettare la morte; la paura dello stregone Worm di Ephaniah, il “vecchio dai lunghi capelli bianchi”, creduto immortale; la profezia della morte di Buffalo Hump per via di una lancia che lo colpirà sulla gobba: sono tutti motivi di umanizzazione compresi in una sfera di irrealtà.
E altrettali appaiono gli elementi fantastici che circonfondono la figura di Ahumado: spaventoso nelle sue ciniche torture, ma fragile di fronte al mistero della sua identità maya: nato in concomitanza con una donna che tiene come schiava, è destinato da una profezia a morire nel suo stesso momento e per le stesse cause: il morso di un ragno velenoso alla gamba e l’apparizione di un giaguaro.

Il favoloso stempera l’orrorifico e si aggiunge al tanto di simbolico che profila il romanzo sin dal titolo. “Comanche” è detta lungo i vecchi sentieri di guerra la luna d’autunno, grande e gialla, del raccolto. “Da tempi immemori era sotto la generosa luce della luna autunnale che i Comanche si spingevano lontano in Messico, uccidendo, saccheggiando e catturando prigionieri”. Quando Buffalo Hump decreta la Grande Scorreria è febbraio e, a differenza del padre e del nonno che scendevano in autunno sul piede di guerra, ritiene che “l’alta, algida luna che solcava il cielo sopra il canyon era una luna comanche non meno della grassa luna autunnale”.
In Lonesome Dove la luna quale mitologema certo del West è vista come simbolo anche dai bianchi: McCrae e Call, divenuti allevatori e ladri di cavalli anche loro, preferiscono che sia a un quarto quando sono impegnati nelle razzie oltre confine di giumente, castroni e vacche, “perché se piena i messicani non sbagliano mira”.
Ma oltre alla luna, un ulteriore simbolo è dato dai fiumi, che segnano tappe, ostacoli, approdi di salvezza, teatri di battaglie. Le direzioni da prendere sono espresse in “piste”, ma le mete sono indicate da quella che McMurtry chiama in Le strade di Laredo “scala dei fiumi”. Che attraversano orizzontalmente tutti gli Stati e costituiscono, al pari delle città colonizzate, i punti cardinali della civiltà nordamericana, tanto che in Luna comanche Call dice: “Siamo in un territorio arido. Ci conviene decidere verso quale fiume puntare”.
Gli immensi spazi del West si identificano con un altro caposaldo simbolico, la prateria, che è il regno secolare dei pellerossa, minato e corroso via via dagli insediamenti dei coloni, portatori anche di malattie. Prima il colera e poi il vaiolo svuotano le tende, finché il capo di tutta la Comancheria capisce, dopo notti di meditazioni e canti intonati agli spiriti, che deve dare una dimostrazione di orgoglio per cui non può aspettare la luna gialla. Dirà molti anni dopo che i bianchi massacravano i bisonti per affamare il Popolo e costringerlo ad andare nelle riserve. La Grande Scorreria è allora il canto del cigno morente, l’ultimo atto della nazione comanche.
“Quegli indiani erano assassini letali e spietati, ma erano anche gli ultimi pellerossa liberi delle pianure meridionali. Quando l’ultimo di loro fosse stato ucciso o privato della libertà, e il loro potere fosse stato domato, le pianure non sarebbero state più le stesse”.
Non rimane certamente la stessa, ancora in chiave simbolica, neppure Austin dopo la devastazione della Grande Scorreria. Quando la moglie del Texas Ranger Long Bill viene stuprata da sette comanche, sa che il marito non la amerà più e che le toccherà il destino di un’altra donna ripudiata dal suo uomo dopo essere stata prigioniera di una banda di indiani. Long Bill non caccia la moglie, ma si impicca perché incapace di superare la pregiudiziale del disonore. Tormentato dal rapporto con Pearl, la moglie amata e desiderata, Long Bill Coleman appare della stessa pasta di Gus McCrae e Woodrow Call, il primo innamorato di Clara Forsythe che finisce per sposare un altro, il secondo amato da Maggie Tilton ma deciso a non avere un legame sentimentale. Nessuno di loro riesce insomma a stabilire un rapporto risolto.
Nel West sessista e maschilista di McMurtry le donne sono un elemento di disturbo e di novità. Si dividono in tre categorie: le rispettabili come Clara e Pearl Coleman, le prostitute come Maggie, Matilda Jane di Il cammino del morto, Lorena e Elmira di Lonesome Dove, e le insaziabili di sesso, quali sono Madame Scull, Thérèse Wanz, la maya Huatl.
Storia di cuori e di colt, la saga racconta mezzo secolo di epica americana e vanta la sua chiave di volta in Lonesome Dove che esce lo stesso anno di Meridiano di sangue di Cormac McCarthy, l’altro western novelist della generazione succeduta a quella storica di Owen Wister, Zane Gray e Max Brand della prima metà del Novecento. Con la grande differenza che McCarthy è più evocativo e lirico, anche più enigmatico, ricordando Faulkner, mentre McMurtry, più realista e stilisticamente lineare, è più vicino a Steinbeck, l’altro gigante della coscienza americana più profonda.

In concomitanza e in parallelo, primeggiando su tutti gli altri, McMurtry e McCarthy propongono due modelli diversi di narrazione ma anche due visioni del West. L’autore texano ama prendere spunto dalla storia, rivariandola nella finzione, cosicché la marcia della mandria in Montana ricalca quella vera, leggendaria, del 1866 guidata dal Texas al Colorado dall’allevatore Charles Goodnight (figura presente al termine di Lonesome Dome, ricorrente in Le strade di Laredo e Luna comanche) che McMurtry fa ucronicamente incontrare in Le strade di Laredo con il bandito John Wesley Hardin (pistolero realmente vissuto e ucciso al El Paso nel 1895) per parlare di Mox Mox, Garza e Call; il giudice Roy Bean, avvezzo a fare impiccare chiunque, è il sembiante dell’omonimo giudice famoso per essersi autoproclamato tale e divenuto proprietario di un saloon come in McMurtry; il cacciatore di orsi e puma Ben Lily copia la figura storica di cui però è provata la fama e non la vera esistenza; il comanche Kicking Wolf ladro di cavalli ripete il reale capo Kiowa Kicking Bird, come Blue Dick, il comanche che si suicida in prigione lanciandosi da una finestra, doppia il kiowa Satanta. Joey Garza che ha fatto più vittime di Billy the Kid e Gus che dice di aver conosciuto Kit Carson e di non averlo apprezzato sono altri elementi di raccordo tra invenzione e storia.
McMurtry vuole far conoscere il West quanto più da vicino gli riesca e assume uno sguardo elegiaco come per rinverdirlo rimpiangendolo. In Le strade di Laredo scrive che “i cowboy portavano ancora la pistola, naturalmente: dicevano che serviva per i serpenti, ma in realtà pochi sparavano abbastanza bene da colpire un serpente a sonagli con meno di dieci pallottole a bruciapelo. Portavano la pistola per nostalgia. Volevano vivere in un Ovest ancora selvaggio”. È quanto dice Gus a Woodrow quando recrimina contro gli insediamenti nel Texas per difendere i quali i ranger hanno spazzato via indiani e banditi, “quelli che rendevano interessante questo paese”.
