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Krauss e Sendak: l'arte infantile di vivere

30 Maggio 2025

Datemi una dozzina di bambini sani, ben formati, e un mondo in cui crescerli secondo i miei principi, e vi garantisco che prenderò uno qualunque di loro e lo addestrerò per farlo diventare qualsiasi tipo di specialista io voglia medico, avvocato, imprenditore, e sì, anche mendicante e ladro, indipendentemente dai suoi talenti, inclinazioni, tendenze, abilità, vocazioni, e indipendentemente dalla razza dei suoi antenati.

Così, nel 1928, scrisse in Psychological Care of and Child, fortunato saggio sull'educazione dei figli, John Watson, celebre comportamentista nonché professore di psicologia alla Johns Hopkins. La citazione viene da Invito alla meraviglia. Per un incontro ravvicinato con la scienza, di Ian McEwan, in cui lo scrittore riflette sulle discrepanze e (soprattutto) sulle convergenze fra pensiero letterario e scientifico. Ho letto queste righe con molto divertimento, perché in mente avevo i bambini messi in scena da quei due mostri sacri, nonché ribelli, colti e traboccanti di umorismo di Ruth Krauss e Maurice Sendak. Bambini soli o a coppie o a gruppetti decisi a tutto pur di non diventare medici, avvocati, imprenditori, ladri e mendicanti, e naturalmente inclinati a seguire le proprie vocazioni a prescindere, questo sì, dai propri antenati. D’altra parte, se il mondo a ogni generazione cambia, dev’essere (anche) per la carica di trasformazione che le culture infantili, non viste, inascoltate, sotterranee, portano con sé, ovunque trovino un terreno adatto, che sia una nursery, un parco giochi, un prato, un teatro, un cinema, una strada, un cortile, un ospedale, una scuola. Perché del proprio tempo i bambini vedono e assorbono cose che gli adulti ignorano. Se Watson avesse potuto leggere A Hole is to Dig (1952), I'll Be You and You Be Me (1954), e Open House for Butterflies (1960), forse avrebbe visto aprirsi una crepa nelle proprie granitiche certezze.

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Questa primavera, in occasione della Bologna Children’s Book Fair, Adelphi ha presentato la prima edizione italiana di questi tre piccoli capolavori (tradotti da Sergio Ruzzier): Un buco è per scavare, Io ero te e tu eri me, Una casa per le farfalle – tre su otto dei libri che i due autori americani realizzarono in coppia. Di cosa parlano? Vai a capirlo. Sicuramente di bambini e delle loro stranezze, che poi a grandi linee significa la loro relazione col mondo. Insomma, sono libri che sarebbe difficile mettere in bibliografie a tema, perché mal si adattano a definizioni univoche, cosa che rende (e ha reso) ostica la loro comprensione da parte degli adulti i quali, per qualche insondabile ragione, ritengono che i libri per bambini debbano parlare di cose specifiche: cani, natura, pipì e cacca, fratellini appena nati, nonni, emozioni, odio per le verdure, amore per gli alberi, eccetera.

Per ciò che mi riguarda, consiglio le tre novità anzitutto a bambini e bambine, sebbene, per la ragione di cui sopra, sarebbero utilissimi anche a coloro che tendono a considerare l’infanzia la cartina di tornasole del proprio pensiero su di essa. Come ha scritto Christina Hardyment, nel saggio, Dream Babies “non c'è finestra migliore sulla mentalità collettiva di una società, sulla sua visione della natura umana, dei manuali per l'educazione dei bambini.” Occhio, dunque, a non scambiare la visione della società con quella dei bambini, perché sapere cosa hanno in mente i bambini non è affatto semplice, dato che niente è più diverso di un bambino da un adulto, come ben sanno tutti i bambini, e come ben sapevano, e hanno mostrato nei loro libri, Krauss e Sendak.

Nata nel 1901, Ruth Krauss cominciò a collaborare con Sendak che aveva 50 anni; lui, nato nel 1928, ne aveva 23. La coppia si formò per intuizione di Ursula Nordstrom, editor del settore ragazzi della casa editrice Harper & Row, che riteneva Krauss l’autrice ideale per bambini, un mix irresistibile di qualità, fra le quali umorismo, acutezza, eccentricità, tenerezza, anticonformismo, raffinatezza, grazia, sapienza, rigore. La differenza di età scomparve, annullata da una affinità elettiva: si capivano perfettamente attraverso uno sguardo comune, deliziato e rapito sulle mattane, la logica pragmatico poetica e lo spontaneo anticonformismo dei bambini. Bambini che entrambi avevano osservato e ascoltato, lei alla Bank Street College of Education, scuola sperimentale newyorkese fondata nel 1916 da Lucy Sprague Mitchell, nel West Village di Manhattan, che si occupava, oltre che dell'educazione dei bambini, anche di quella degli adulti che si sarebbero occupati di loro.

In essa incontrava i piccoli alunni che la frequentavano, sottoponendogli le idee per i suoi libri e attingendo alle loro osservazioni e molteplici attività per scriverli. Partecipava attivamente anche al Bank Street Writer’s Laboratory, creato per realizzare libri per l’infanzia secondo una nuova concezione, a cui collaborarono grandi autori, come Margaret Wise Brown, e da cui venne la principale ispirazione per una delle serie di maggior successo di libri per l'infanzia negli Stati Uniti e nel mondo, la Little Golden Book series. Detto per inciso, sia Krauss sia Wise Brown, quando i loro libri cominciarono a uscire, si videro escluse dalle bibliografie di consigli della Public Library di New York, dove al settore ragazzi avevano idee piuttosto conservatrici su cosa fosse opportuno leggere ai bambini, idee che facevano imbufalire Nordstrom. Le due autrici scrivevano cose troppo strane, incomprensibili, che venivano tacciate di essere per adulti (comprese le illustrazioni di Sendak, che, segnalò una recensione su A Hole is to Dig, “sarebbero piaciute più alle madri che ai figli”).

Sendak, dal canto suo, i bambini li aveva osservati nel proprio quartiere. In particolare, nell’estate del 1948, quando, ventenne, disoccupato, senza soldi e idee per il futuro, inaugurò il quaderno Ragazzi di Brooklyn, che riempì di schizzi, trascorrendo lunghe ore alla finestra di casa dei suoi genitori, a disegnare i bambini che vedeva in strada, impegnati a oziare, litigare e giocare. Fra di loro c’era la scatenata Rosie, dall’immaginazione inesauribile, che capitanava un’intera squadra di ragazzini, e da cui nacque, poi, The Sign on Rosie’s Door (Il segreto di Rosie, Adelphi, 2024), che uscì nel 1960 per HarperCollins.

Sendak scrisse di Rosie: «Mi colpì per la sua capacità di immaginare di essere chiunque volesse, ovunque volesse, in questo mondo o in mondi immaginari. […] Adoravo Rosie. Sapeva come far trascorrere la giornata.» E in questo ‘saper come far trascorrere la giornata’ ‘in questo mondo o in mondi immaginari’ c’è tutta l’arte infantile di vivere.

Ed è proprio questa, l’arte infantile di vivere, un cocktail di pragmatismo, buon senso, follia, pensosità, ingegnosità, vocazione alla gioia e al divertimento, che troviamo al centro dei libri di Krauss e Sendak. Lui, in seguito, scrisse che lei, a cui fu legato anche da grande amicizia, ebbe un’influenza decisiva sul suo modo di pensare, scrivere e rappresentare l’infanzia. E che senza il suo magistero Where the Wild Things Are, del 1963, non sarebbe stato quello che è.

Dopo l’incredibile successo globale, nel 1945, di The Carrot Seed (Un seme di carota, Topipittori 2022, illustrato dal marito Crockett Johnson, celebre autore, illustratore e fumettista), dove in un magistrale testo di dieci righe Krauss mette in luce una dinamica familiare, due visioni del mondo, quella adulta e quella infantile, nonché lo spirito profondamente rivoluzionario e creativo dell’infanzia (quando uscì fu letto come metafora della rinascita e della speranza, dopo la terribile guerra che aveva devastato il mondo), la scrittrice americana cominciò a pensare a libri che non solo si rivolgessero ai bambini, ma lo facessero adottando il loro linguaggio, come riflesso del loro modo di vedere e pensare le cose.

Dal 1950 iniziò a raccogliere materiale per i suoi futuri libri. L'idea di libri di “definizioni” le venne dallo psicologo infantile Arnold Gesell (che aveva posto al centro dei propri studi l’ascolto diretto e senza interferenze dei bambini), secondo le cui osservazioni un bambino di cinque anni è soprattutto pragmatico e, per questo, definisce le cose in termini di uso: “un cavallo è per cavalcare”; “una forchetta è per mangiare".

L'osservazione di Gesell, (come si legge in Crockett Johnson and Ruth Krauss: How an Unlikely Couple Found Love, Dodged the FBI, and Transformed Children’s Literature, di Philip Nel), ricordò a Krauss il gioco delle definizioni che si faceva alla Bank Street School, in cui i bambini davano i propri significati alle parole.

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R. Krauss, M. Sendak, Un buco è per scavare, Adelphi 2025.

Krauss cominciò, dunque, a concentrarsi sulle loro frasi e parole e a registrarle. E chiese anche a Eleanor Reich, capo della Harriet Johnson Nursery School di Bank Street, di invitare gli insegnanti a raccogliere definizioni dei bambini di quattro anni e cinque anni. Nel gennaio 1951, dichiarò di essere in possesso di "un materiale così meraviglioso da farci un buon libro, nonostante me". E fornì a Ursula Nordstrom alcuni esempi di ciò che intendeva (li ritroviamo intatti in A Hole is to Dig): "Quando rifai il tuo letto ti danno una stella"; "Una faccia è una cosa da avere sul davanti"; "Un pavimento è per non cadere nel buco sotto casa tua ". Krauss ricorda anche di avere rivolto alcune domande a dei bambini in spiaggia. "A cosa serve un buco?" chiese a uno di loro. "Mi guardò come se fossi pazza, si accigliò e si allontanò da me”. Un altro bambino, tuttavia, ebbe pietà: “Un buco è per scavare”, le rispose. Ed è così che nacque il titolo del libro.

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R. Krauss, M. Sendak, Un buco è per scavare, Adelphi 2025.

Da piccola dissi una cosa che mi è stata più volte raccontata dai miei: un loro amico, un giorno, vedendomi piangere disperata, mi chiese: “Perché piangi?”. La riposta fu: “Perché ho le lacrime”. Ci ho ripensato, rileggendo Un buco è per scavare. Non sarei più in grado di dare una risposta così fulminea ed esatta.

Quello che fanno i tre libri in oggetto è darci conto di quel che siamo stati (o di quel che siamo, se si è ancora bambini) e di quanto siamo cambiati. Ognuno lo fa a modo proprio e per questo la trilogia andrebbe acquistata al completo.

In Io ero te e tu eri me, c’è nelle sue forme più commoventi ed esilaranti, il desiderio di emulazione e simbiosi che è alla base dei sentimenti di amicizia e di amore che provano i bambini. Un vero e proprio rapimento provato davanti a quell’essere misteriosamente affine e lontanissimo che è l’altro.

Vogliamo essere come gemelle
con scarpe come gemelle, e cappotti,
se uno è di lana, l’altro
dev’essere di lana anche lui, come gemelle —

e quando una va a dormire dall’altra
ci portiamo gli stessi vestiti, come gemelle.
Ci telefoniamo prima di uscire.
— pigiamini uguali, coi fiori, li abbiamo
— e ci versiamo il latte uguale nei bicchieri

— e quando passiamo davanti a un cimitero,

tratteniamo il fiato tutte e due, come gemelle,

anche quando non siamo insieme.

Un vero e proprio trattato di anarchia sentimentale per piccoli in cui niente è lezioso, tutto è appassionato, lieve e, accanto alla furiosa fascinazione per l’amica o l’amico, appare, improvviso, lo scarto dell’irritazione:

Ci sono sei amici
Poi sono disamici.
C’è qualcosa che vuoi dire a Dickie?
Sì! Voglio dirgli che lo butterei nell’immondizia.

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R. Krauss, M. Sendak, Io ero te e tu eri me, Adelphi 2025.

Forse il più surreale, fra i tre titoli, quello in cui si possono leggere le riflessioni più imprevedibili e folgoranti, è Una casa per le farfalle, sorta di manuale filosofico per vivere sufficientemente felici facendo parte di quella misteriosa cosa che è la società dei bambini, comunità da cui gli adepti entrano ed escono liberamente, per mangiarsi un gelato o trasformarsi in un leone.

È bene sapere che faccia fare quando dici per favore

Quando incontri certe persone capisci subito che odierai le loro madri

Se stai facendo finta che sei un leone dovresti sapere se stai facendo finta che sei davvero un leone

Una ciotola di latte è bene averla con sé per quando fai finta di essere un gatto

Una cosa brutta di un fratello grande è che quando gli dai un pugno te lo rende subito

Gnè gnè gnè! Io non ho un carretto rosso e tu sì

Puoi sempre vantarti di non avere qualcosa

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R. Krauss, M. Sendak, Una casa per le farfalle, Adelphi 2025.

L’abilità di Ruth Krauss di farci piombare nel bel mezzo dell’infanzia è demoniaca. D’altra parte, in passato era stata un arci bambina, come la Rosie di Sendak, a stare a quello che raccontò. Cose notevoli come il fatto di essere morta più volte a causa di una serie di malattie gravissime che la vessarono, di quelle per cui ancora non c’erano vaccinazioni (come difterite e varicella) e da cui miracolosamente, ogni volta, risorse; o quella di essersi rifiutata di andare a scuola con tale impeto che i genitori, il primo anno la tennero a casa, e dopo accettò di andarci solo perché all’intervallo poteva tornare a casa a mangiare la cioccolata che il nonno le lasciava sul comodino; oppure, quella di aver trascorso, fino agli otto anni, tutto il proprio tempo in cortile a camminare sulle mani, avendo deciso che da grande avrebbe fatto l’acrobata.

Fortunatamente per noi fece la scrittrice. E fortunatamente per noi otto dei suoi libri furono illustrati da Sendak. Le sue prodigiose illustrazioni mettono in scena con spirito, affetto e precisione le espressioni e le azioni tracciate dai corpi in perenne movimento dei piccoli. A ogni doppia pagina il testo di Ruth Krauss, che pure non è mai narrativo, diventa una storia perfettamente compiuta, narrata in tutte le sue fasi, con tanto di personaggi a tutto tondo. Una trovata assolutamente geniale di Sendak che ebbe l’idea di trasformare le frasi e le parole dei bambini raccolte da Krauss in vere proprie azioni teatrali (adorava il teatro e l’opera) che si svolgono sulla pagina alla stregua di fumetti, senza però esserlo davvero. Insomma, qualcosa di nuovissimo e di incantevole che rende unici, ancora oggi, questi tre magnifici libri.

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Giovanna Zoboli | L’infanzia è un'occasione filosofica

In copertina, R. Krauss, M. Sendak, Una casa per le farfalle, Adelphi 2025.

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