Estradare un bibliofilo?

14 Aprile 2014

Molti di noi, dopo aver subito angherie da professori particolarmente carogna, hanno sognato di vendicarsi alla fine dell'anno o alla fine del ciclo di studi. Poi la vita ti portava da altre parti e quei pensieri fissi, quelle ingegnose macchinazioni, scomparivano da un giorno all'altro. Così, mi pare, per questi ultimi giorni del berlusconismo: dopo aver agognato la fine di un incubo, di aver rimpianto la Prima Repubblica, ora che tutto finisce siamo già immersi in tempi nuovi, in nuovi pericoli, e le vicende del cerchio magico, delle latitanze a Beirut (do you remember Felice Riva?), del salto del fosso degli ultimi fedelissimi, le guardiamo più con un interesse antropologico o letterario che come un momento importante della vicenda politica. Ma forse è utile che non tutto venga dimenticato. Gli uomini più vicini a Berlusconi negli anni dell'ascesa imprenditoriale sono stati Fedele Confalonieri e Marcello Dell'Utri. Il primo oggi rilascia interviste - molto istruttiva quella al Foglio di qualche giorno fa - in cui rubrica a burletta l'iscrizione alla P2 o a leggerezza i rapporti con la mafia, il secondo, non ricandidato alle ultime politiche dopo una scelta sofferta del capo, sta aspettando in queste ore di essere estradato.

 

Marcello Dell'Utri

 

Cultore di musica classica il primo, appassionato bibliofilo il secondo, entrambi hanno agito come uomini di cultura nella vita milanese degli ultimi trent'anni. Confalonieri occupandosi in particolare della Filarmonica della Scala e della promozione della musica classica, il secondo creando un polo d'attrazione attorno alla Biblioteca di via Senato. Confalonieri è sempre stato il volto affidabile del berlusconismo, quello che il Corriere della Sera intervista(va?) nei momenti di massima difficoltà politica per rassicurare i suoi lettori sul fatto che in fondo Berlusconi è un imprenditore lombardo prestato alla politica. Dell'Utri, per l'origine siciliana, per i modi melliflui e la faccia di burro, ha sempre destato maggiori sospetti nell'establishment di casa nostra e allora ha utilizzato la cultura, o una sua rassicurante forma di rappresentazione, come strumento di accreditamento personale, seguendo una tradizione molto milanese di banchieri in grisailles che ricevevano in studi imbottiti di eleganti rilegature. Il modello lontano, irraggiungibile, era Raffaele Mattioli che quei libri però li leggeva. Dell'Utri coi libri antichi, come ha raccontato Flaminia Gennari Santori a proposito della biblioteca dei Girolamini di Napoli e del suo ineffabile, in realtà un vero delinquente, direttore Marino Massimo De Caro, trovava pure modo, o così si sospetta, di farci loschi traffici.

 

Marcello Dell'Utri, Silvio Berlusconi

 

Cosa è la Biblioteca di via Senato (la strada parallela a via della Spiga dove una volta passava il Naviglio)? Per citare la presentazione del sito: "La Fondazione Biblioteca di via Senato è un centro culturale attivo nel cuore di Milano dal 1997. La Fondazione oltre a inserirsi nel circuito culturale milanese, grazie al proprio patrimonio librario costituito da fondi specializzati, propone anche una serie di attività culturali, quali mostre tematiche di bibliofilia, di collezionismo e d'arte, presentazioni di novità editoriali, incontri e dibattiti con autori, serate musicali (...) dispone di sale conferenze e sale espositive nelle quali si svolge la maggior parte degli eventi; è invece nel giardino della Fondazione che vengono allestite, da giugno a settembre, le rappresentazioni teatrali del Teatro di Verdura. La Fondazione Biblioteca di via Senato è attiva anche come sede di seminari di formazione tenuti da imprenditori, docenti universitari, professionisti del mondo della comunicazione e personalità della cultura". Una lettura un po' approfondita delle pagine del sito è istruttiva: inutile ricordare le decine di artisti, spesso di fama un po' periclitante, che si sono esibiti nel Teatro di Verdura, anche se alcuni nomi fanno sobbalzare: Giuseppe Cederna, con un cognome così glorioso, forse poteva informarsi meglio.

 

Fedele Confalonieri, Marcello Dell'Utri

 

D'altra parte uno nomi più presenti, Filippo Crivelli, regista teatrale allievo di Visconti, autore di memorabili spettacoli sulle canzoni della Resistenza con Giovanni Pirelli e Franco Fortini, a cui una volta chiesi perché collaborasse col Teatro della Verdura, mi rispose: "Ma cosa vuole, a Milano d'estate non succede mai niente". Ma forse anche Crivelli è da catalogare tra gli artisti a cui non è giusto chieder conto - a meno che svolgano attività politica - dell'impegno personale. Per le "personalità della cultura" la cosa a me sembra più grave, soprattutto perché nel 1997 il percorso d'imputato di mafia di Dell'Utri era già cominciato. E allora, se si scorrono i nomi dei collaboratori più assidui, si trovano vecchie glorie alla ricerca dell'ennesima ribalta, firme dei più importanti supplementi letterari del paese, integralisti cattolici pronti ad affaristici embrassons nous, una spruzzata di Opus Dei, gli immancabili sessantottini convertiti (tra i fondi della biblioteca c'è n'è uno dedicato alla Contestazione) e poi i tanti bibliofili (categoria di cui personalmente diffido) che affollavano la Mostra del Libro Antico o il più democratico Salone del Libro Usato.

 

Marcello Dell'Utri, Casa Pound, Mussolini

 

La tela di Dell'Utri si allargava di anno in anno, offrendo piccole prebende a giovani studiosi e impiego a chi cercava lavoro nel sempre povero mondo della cultura. La Biblioteca intanto si arricchiva di fondi prestigiosi, anche se il carattere dell'uomo restava imperscrutabile. L'unico spiraglio fu la vicenda dei Diari di Mussolini, in cui una commistione di puntiglio di collezionista si mescolò, a un revanchismo politico e Dell'Utri volle che i Diari, palesemente una patacca, fossero pubblicati da Bompiani. Misteriosa invece, ancora oggi, la vicenda del capitolo perduto di Petrolio che Dell'Utri annunciò di aver ritrovato, ma non mise mai a disposizione degli studiosi.


Cosa succederà ora alla Biblioteca, al patrimonio librario, alle mostre e alla multiforme attività culturale? Esprimeranno solidarietà a Marcellino, come Berlusconi lo chiama teneramente, i tanti esponenti del mondo della cultura che sono sfilati per le ovattate stanze di via Senato?

La cultura è un luogo d'incontro, ma non un luogo neutrale. Sarà bene ricordaselo in attesa dei nuovi cacicchi.

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