La metamorfosi sbagliata / Lo scarafaggio di McEwan e i coleotteri di Nabokov e Levi

30 Agosto 2020

L’ultimo romanzo di Ian McEwan reca come titolo: Lo scarafaggio (tr. it. di Susanna Basso, Einaudi), Cockroach in originale. Si tratta di un’opera d’invenzione alla maniera di Jonathan Swift, in cui l’autore immagina che uno scarafaggio si trasformi in uomo assumendo le fattezze del Primo Ministro di uno stato contemporaneo, la Gran Bretagna, paese dove vive l’autore. Così nelle prime pagine del libro Jim Sams, questo il nome dell’insetto-uomo, si muta da scarafaggio in un essere umano in carne e ossa. La descrizione della metamorfosi riscrive le pagine iniziali del racconto di Franz Kafka, intitolato appunto La metamorfosi, dove, come sanno oramai tutti, un rappresentante di commercio di nome Gregor Samsa si sveglia un bel mattino nel suo letto mutato in un insetto, uno dei racconti più noti e celebrati della letteratura mondiale. Jim Sams non è solo l’unico scarafaggio ad essere tramutato in uomo, poiché l’intero gabinetto ministeriale del paese risulta composto di ex scarafaggi. Capitanati dal cinico Jim Sams, i ministri condurranno alla catastrofe la propria nazione attraverso l’adozione di una dottrina economica battezzata Inversionismo. Con la sua storia McEwan vuole mostrare quanto la realtà attuale della Gran Bretagna, dopo la Brexit, somigli a una storia paradossale inventata da un romanziere. L’autore ha scelto come modello d’ispirazione proprio il racconto dello scrittore praghese perché la metamorfosi narrata da Kafka riguarda un insetto considerato schifoso. Nel finale, dopo aver ottenuto attraverso manipolazioni varie il consenso del Parlamento all’Inversionismo, Sams e gli altri ministri si trasformano di nuovo in scarafaggi e s’allontanano verso i loro abituali rifugi. In una delle lezioni di letteratura, tenute alla Cornell University tra il 1941 e il 1958 e pubblicate di recente in italiano da Adelphi, dopo una precedente edizione Garzanti (Lezioni di letteratura, tr. it. Franca Pece), Vladimir Nabokov, analizza il racconto di Kafka e dimostra che l’insetto in cui si muta Gregor Samsa non è affatto uno scarafaggio.

 

L’analisi di Nabokov è sostenuta da una indubbia competenza entomologica. Sin da giovane lo scrittore russo-americano è stato infatti un esperto di lepidotteri, gli olometaboli, cui appartengono oltre 158.000 specie, tra cui le farfalle e le falene. Nabokov ha dato il proprio nome ad alcune farfalle da lui scoperte e, dopo il suo trasferimento in America nel 1940, ha lavorato per alcuni anni presso l’università di Harvard come curatore della collezione di farfalle, interessandosi in particolare alla famiglia dei Licenidi, come documenta Fine Lines (Stephen H. Blackwell), libro pubblicato nel 2016, che raccoglie i suoi studi e disegni su questi insetti, un’opera di grande interesse entomologico per le ipotesi che formula circa gli organi sessuali dei lepidotteri. In Lezioni di letteratura lo scrittore specifica come l’“insetto nocivo”, in cui si è mutato all’improvviso il povero Gregor, è del tipo “con zampe articolate” (Artropoda), classe cui appartengono insetti, ragni, centopiedi e crostacei.

 

 

Se, come sembra suggerire il testo di Kafka, le “numerose zampette” di Gregor-scarafaggio sono più di sei, il protagonista non sarebbe, dal punto di vista zoologico, un insetto; tuttavia Nabokov ipotizza che le zampe indicate dallo scrittore praghese siano solo sei, il che fa di Gregor un insetto. Ma di quale insetto sarà? La gran parte dei commentatori, a partire dagli anni Venti del XX secolo, ha risposto senza alcun dubbio: uno scarafaggio. E con loro anche McEwan. Secondo lo scrittore russo-americano questo non ha senso. Gli scarafaggi, come sa chiunque li abbia visti zampettare nottetempo per casa vicino alla pattumiera o alla dispensa del cibo, hanno forma piatta, con zampe grandi. Gregor è invece tutt’altro che piatto; è convesso, come scrive i Kafka, su entrambi i lati, ventre e dorso, e le sue zampette sono piccole. L’unico dettaglio che potrebbe far pensare a uno scarafaggio è il colore bruno cui accenna lo scrittore praghese.

 

Ma il resto della descrizione ci presenta un enorme ventre convesso segmentato e un dorso duro e arrotondato “che fa pensare a delle elitre”. Ora, scrive Nabokov nella lezione, è nei coleotteri che le elitre nascondono le alucce leggere, “che, all’occorrenza, si aprono e possono trasportare l’insetto per chilometri, con un volo goffo”. Il coleottero Gregor – questo è l’insetto in cui si è trasformato l’uomo secondo Nabokov – non scopre di avere le ali sotto la corazza del dorso; inoltre presenta delle mandibole robuste con le quali cerca di girare la chiave nella toppa della porta ergendosi sulle zampette posteriori. Nabokov annota che è proprio la lunghezza di questo terzo paio di gambe che ci consente di misurare la lunghezza dell’insetto-Gregor: novanta centimetri. Nella pagina del libro che riproduce gli appunti delle lezioni c’è anche un disegno del coleottero, un doppio disegno, così come sulla prima pagina del testo di Kafka, che è servito allo scrittore per fare lezione, c’è un altro bellissimo doppio disegno dell’insetto. Lo scrittore russo-americano, come dimostra anche Fine Lines è un ottimo disegnatore d’insetti, e non solo. Per restare alle annotazioni sulla natura dell’insetto esposte nel corso di letteratura della Cornell, Nabokov precisa che nel testo originale tedesco la vecchia carbonaia chiama l’insetto Mistkafer, ovvero “scarabeo stercorario”, l’insetto che spinge una palla di sterco su cui Jean-Henri Fabre ha scritto pagine famose nei suoi Ricordi di un entomologo (1879).

 

In realtà, aggiunge Nabokov, non si tratta di uno “scarabeo stercorario”, bensì di un grosso coleottero. Il resto della lezione contiene osservazioni acute sul racconto. L’errore circa lo scarafaggio si è perpetuato per oltre un secolo dato che La metamorfosi è stato pubblicato nel 1915. L’unico altro autore che ha identificato la vera natura entomologica di Gregor Samsa è Primo Levi, che in un articolo apparso su un quotidiano, Gli scarabei, poi compreso nel suo libro L’altrui mestiere (1985), l’ha identificato come scarabeo. Lo scrittore torinese spiega che gli scarabei sono dei diversi, degli alieni, dei mostri, per cui “Non è scelta a caso l’atroce allucinazione di Kafka, il cui commesso viaggiatore Gregorio, “svegliandosi una mattina da sogni agitati”, si trova mutato in un enorme scarabeo, talmente disumano che nessuno della famiglia ne può tollerare la presenza”. Ora gli scarabei appartengono all’ordine dei Coleotteri, che annovera oltre 20.000 specie. La definizione di Levi s’avvicina molto alle annotazioni fatte dallo scrittore russo-americano. Levi era un chimico e non un entomologo, un entomologo dilettante molto attento ai dettagli, come si comprende dal suo riferimento a La metamorfosi. Levi manifesta nel suo articolo una particolare preferenza per i coleotteri, che chiama con il termine inglese beetle, per la loro capacità di adattamento a tutti i climi terrestri.

 

 

Hanno colonizzato tutte le nicchie ecologiche, scrive, e hanno una corazza particolarmente resistente, inoltre alcuni di loro sono capaci di scavare nel suolo fino a profondità di alcuni metri per costruire i loro rifugi. Nel caso di una catastrofe nucleare questi coleotteri sono i migliori candidati alla sopravvivenza e dunque alla nostra successione (non gli stercorari, per mancanza di materia prima). Il finale del testo dell’ex chimico è davvero interessante: “da quando il pianeta sarà loro, dovranno ancora passare molti milioni di anni prima che un beetle particolarmente amato da Dio, al termine dei suoi calcoli, trovi scritto sul foglio, in lettere di fuoco, che l’energia è pari alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce. I nuovi re del mondo vivranno tranquilli a lungo, limitandosi a divorarsi e a parassitarsi fra loro su scala artigianale”. Resta il problema riguardo al perché tutti hanno sempre ritenuto che Gregor Samsa sia proprio uno scarafaggio. Perché si tratta di un insetto repellente? Non più di un ragno, se si vuole, ma lo è, seppure in modo diverso. Gli esseri umani provano infatti un istintivo ribrezzo verso questo insetto presente sulla Terra almeno dal Carbonifero. La ragione non è facilmente spiegabile. Forse perché “sporcano” il cibo? Perché nelle nostre case li troviamo vicino alla pattumiera, ai nostri rifiuti? O perché correndo lo scarafaggio produce con le sue zampette un particolare rumore particolarmente disturbante? Tuttavia pare che questo “suono” lo colgano in pochi.

 

Oppure perché le blatte, altro nome con cui lo conosciamo, puzzano a causa della sostanza nauseabonda che secernono le loro ghiandole? Gli scarafaggi, secondo l’entomologo e naturalista Karl von Frisch, lo scopritore del linguaggio delle api, che li ha studiati, sono probabilmente un insetto sociale. Non come le api o le formiche, ma anche loro tendono a raggrupparsi in colonie, non così gerarchizzate e militarizzate. La sua fama negativa è bastata a far ritenere che l’insetto abnorme e ributtante in cui si è trasformato Gregor fosse proprio questo antichissimo abitante del Pianeta azzurro. Un errore che funziona ancora oggi, come dimostra McEwan, che non smette mai di sottolineare l’aspetto repellente dello scarafaggio-Primo ministro. Certo, come dargli torto, a volte? Per ragioni morali, naturalmente.

 

Questo articolo è apparso in forma più breve sul quotidiano “La Repubblica” che ringraziamo.

 

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Marco Belpoliti, Jean-Henri Fabre, La passione degli insetti

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