Il vincitore del premio Goncourt 2020 / L’anomalia di Hervé Le Tellier

31 Maggio 2021

L’anomalia di Hervé Le Tellier è un romanzo a forte impianto sperimentale che combina una trama labirintica a una varietà di interrogativi morali che certo non agevolano una lettura svagata. Dopo una partenza in sordina, grazie alla vittoria del premio Goncourt lo scorso novembre, il libro ha superato le 820.000 copie vendute in Francia a inizio gennaio eguagliando, in quanto a cifre e successo di pubblico, il fenomeno Duras. Attualmente è in corso di traduzione in 34 paesi e ne è da poco stato annunciato un adattamento a puntate per la televisione prodotto da 247 Film.

La cosa non sorprende, dato che L’anomalia ha tutti i presupposti della narrazione seriale contemporanea: tanti e diversi personaggi che creano un effetto corale, a più voci. Un incidente scatenante sbalorditivo e dalle conseguenze del tutto imprevedibili; e soprattutto una struttura avvincente e mai banale, che mantiene una tensione ascendente per tutto l’arco della storia lasciando il lettore con il fiato sospeso sino alla battuta conclusiva.

 

La premessa che dà origine alla narrazione è alquanto temeraria e si colloca nel genere moderno della fiction fantascientifica. Un volo Air France Parigi-New York atterra due volte: lo stesso identico volo, ma a tre mesi esatti di distanza. I passeggeri dovranno così scontrarsi con i loro doppi, ciascuno con un altro se stesso sbucato dal nulla che, però, ha vissuto tre mesi in meno o in più di vita durante i quali può essere cambiato tutto, oppure tutto può ancora cambiare. L’attesa di scoprire come l’autore scioglierà l’enigma del “doppio” porta il lettore a divorare pagine su pagine, trascinato da una trama incalzante come non se ne leggevano da tempo e ammaliato da una curiosità sana e vorace che la letteratura dovrebbe essere sempre capace di suscitare.   

 

Tuttavia descrivere L’anomalia come un romanzo di suspense, dal ritmo serrato e ricco di colpi di scena sarebbe riduttivo e, soprattutto, non renderebbe giustizia ai numerosi e stratificati significati che l’autore ha inserito abilmente nel sotto-testo della sua narrazione. 

Quello di Le Tellier è infatti un romanzo che gioca con i vari generi letterari – noir, fantasy, romance, thriller e psicologico – con il fine ultimo di provocare il lettore. Ciascuno dei capitoli iniziali appare infatti come l’inizio di una storia diversa: i quattro personaggi principali sono calati in atmosfere e scenari completamente differenti, così che leggendo si passa dall’omicidio efferato compiuto da un serial killer all’inizio di una love story. 

 

Ai lettori più esperti il romanzo si presenta come una raccolta di racconti simile a Esercizi di stile di Queneau e, del resto, nel corso della lettura non sfuggono le numerose intersezioni letterarie, allusioni o citazioni parodiate, come quel «Tutti i voli tranquilli si somigliano. Ogni volo turbolento lo è a modo suo», chiaro riferimento all’incipit di Anna Karenina, seppur collocato in tutt’altro contesto.

Sin dal principio l’attenzione e l’enciclopedia del lettore sono stimolate, e sfidate, dall’abilità di Le Tellier di inserire i propri giochetti citazionali nei passaggi più improbabili, come il rimando a Proust nella descrizione iniziale dello scrittore Victor Miesel – probabile alter ego dell’autore stesso – che, guarda caso, per ritirare un premio si reca in una libreria dal nome insolito: Albertine.

Questi continui riferimenti mettono all’erta il lettore che – forse sin da subito – ha ben chiari quali siano i presupposti della narrazione: meno una trama distopica o di genere fantasy, quanto piuttosto un meta-romanzo che si serve dell’espediente letterario per provocare e analizzare più approfonditamente il reale.  Lo afferma anche il personaggio dello scrittore nella parte centrale della storia, quando dichiara di voler intitolare il suo prossimo libro «Se una notte d’inverno duecento quarantatré viaggiatori», un omaggio al nostro Calvino che non può certo sfuggirci e che, in nuce, racchiude la ragion d’essere dell’esperimento narrativo di Le Tellier. 

 

 

Non dimentichiamo infatti che Hervé Le Tellier è presidente dell’Oulipo, il “Laboratorio di lettura potenziale” fondato nel 1960 da Raymond Queneau di cui Calvino stesso ha fatto parte. L’Oulipo raccoglie un nutrito gruppo di scrittori e matematici che si propongono di studiare la «ricerca di nuove strutture e schemi che possano essere usati dagli scrittori nella maniera che preferiscono». E che ci siano una struttura e una tecnica stilistica precise dietro la scrittura di Le Tellier è evidente, così come appare evidente che L’anomalia non è un libro nato da una fortunata ispirazione casuale, ma è un romanzo costruito a tavolino con l’intento profondo di indagare la società attuale.

Perché attraverso l’avvincente paradosso fantascientifico alla base della trama, L’anomalia pone al lettore domande inquietanti sul concetto stesso di destino, di identità e, in particolar modo, di esistenza.

 

“C’è qualcosa di mirabile che sopravanza sempre la conoscenza, l’intelligenza, e persino il genio, ed è l’incomprensione.”

 

Il fenomeno inspiegabile che muove la storia è utilizzato da Le Tellier come una provocazione: tant’è che ciò che conta, in fondo, non è tanto la spiegazione del fenomeno ma le sue conseguenze. Nel corso delle pagine vengono illustrate diverse teorie scientifiche che ricercano le cause dell’evento facendo da contraltare ad altrettante teorie filosofiche capaci di sfiorare tematiche di portata universale. L’umanità intera mette in campo ogni propria forza nel tentativo di sfidare l’ignoto, di riportare l’incomprensione a una forma di intelligenza governabile. Il libro passa così dall’ipotesi del Wormhole (il ponte temporale di Einstein-Rosen) alle teorie di Nietzsche, per poi incagliarsi in dibattiti religiosi che non conducono ad alcun esito e quindi giungere alle più estreme conclusioni futuristiche: e se fossimo tutti parte di un software che ci vuole vivi? Se la vita stessa fosse una simulazione?

In tutto ciò Hervé Le Tellier costruisce la propria personale parodia del contemporaneo mettendo a confronto i maggiori capi di Stato che si arrovellano nel tentativo di trovare una soluzione con esiti spesso tragicomici. Esilarante la descrizione di un certo «parrucchino biondo dalla faccia da cernia» non difficile da indentificare: Trump è una caricatura del personaggio nel personaggio che in realtà non produce molti più danni dell’originale. 

 

L’aspetto più interessante dell’intero romanzo è probabilmente questo: la riflessione che l’autore è capace di intessere sul nostro presente. Nessuna sfaccettatura del mondo attuale è trascurata – dal cambiamento climatico all’estremismo religioso – Le Tellier ne mette in luce le ombre, gli eccessi, le idiosincrasie. Alle domande esistenziali innescate dallo straordinario evento: a chi spetta l’atto creativo? Cosa fa di un individuo l’originale e non una copia? Si affianca la concretezza delle conseguenze reali di quanto accaduto che sfociano in fenomeni di massa di tutt’altra portata e di difficile gestione. 

 

“Siamo pronti a distorcere la realtà se la posta in gioco è quella di non perdere tutto. Vogliamo trovare una risposta alle nostre più piccole ansie e un modo di pensare il mondo che non metta in discussione i nostri valori, le nostre emozioni, i nostri comportamenti.” 

 

È questa la vera provocazione di Le Tellier: porre il lettore di fronte all’impossibile mostrando tuttavia degli scenari reali e plausibili, purtroppo non molto distanti dal presente che stiamo vivendo. Attraverso L’anomalia l’autore pone la propria lente di ingrandimento su un meccanismo all’apparenza perfetto che d’improvviso si blocca irreparabilmente: il mondo che conoscevamo è cambiato, è accaduto qualcosa che nessuno è in grado di gestire. E nel leggere i discorsi dei capi di Stato durante le trattative non possono che venire i brividi, perché malgrado l’ironia su cui Le Tellier forza la mano percepiamo un fondo di verità. Scopriamo, per esempio, che un caso simile si è verificato in Cina poco tempo prima ed è stato prontamente insabbiato dal governo. Inevitabili i paragoni con la situazione attuale ed ecco che le domande: «Come è accaduto? Quando finirà? Ne usciremo?» assumono tutta un’altra prospettiva, assumono un retrogusto amaro e lo schermo della finzione non tiene. 

L’opera di Hervé Le Tellier supera i confini della distopia e del realismo magico, e, grazie anche alle suggestioni metaletterarie, ribadisce la capacità assoluta della letteratura di indagare la mente umana fino a sondarne gli estremi limiti dell’immaginazione. 

 

Intrecciando la letteratura somma di Tolstoj, Perec, Camus, Proust e Calvino alla filosofia antica del mito della caverna di Platone sino ad arrivare al linguaggio di film e canzoni contemporanee, Le Tellier compone un pastiche di alta potenza narrativa.

Grazie alla sua complessità governata con polso saldo ma tutt’altro che pedante, L’anomalia può essere letto in diversi modi e a più livelli, così che a qualcuno ricorderà un fantasy, ad altri un gioco postmoderno, o ancora una provocazione o una riflessione filosofica e morale sotto forma di romanzo.

Di sicuro in queste pagine emerge tutto il potere creativo e visionario della scrittura, capace di porci domande affascinanti proprio perché universali. Ed è davvero una rarità – un’anomalia, come certo il suo geniale autore si auspicava già dal titolo – nel panorama letterario attuale.  

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