Un uomo di nome Francesco

16 Marzo 2013

Tommaso da Celano nella seconda  biografia dedicata a Francesco, che «Mentre il santo, rifuggendo come era sua abitudine dalla vista e dalla compagnia degli uomini, si trovava in un eremo, un falco che aveva lì il suo nido strinse con lui un solenne patto di amicizia. Ogni notte col canto e col rumore preannunciava l'ora in cui il Santo era solito svegliarsi per le lodi divine. Cosa graditissima, perché con la grande premura che dimostrava nei suoi riguardi, riusciva a scuotere da lui ogni ritardo di pigrizia. Quando poi il santo era indebolito più del solito da qualche malattia, il falco si mostrava riguardoso e non dava così presto il segnale del risveglio. Ma, come fosse istruito da Dio, solo verso il mattino faceva risuonare con tocco leggero la campana della sua voce. Non è meraviglia se le altre creature veneravano chi più di tutti amava il Signore» (cap. 127,168).

 

 

L’improvvisa vicinanza di un falco fattasi consuetudine viene letta dal biografo come un miracolo, perfino la casualità dei suoi interventi è giustificata in una lungimirante comprensione della debolezza di Francesco. Pensavo, vedendo il gabbiano  fermo sul comignolo da dove doveva sgorgare il fumo bianco e gioioso, che quel profilo, apertosi poi nelle grandi ali bianche, nel Medioevo sarebbe stato visto come il materializzarsi dello Spirito Santo.

 

 

Nella sorpresa che ha colto il mondo,  la folla disorientata in attesa nella piazza di  San Pietro, per qualche secondo in silenzio di fronte al nome sconosciuto,  i vaticanisti così addentro alla riservatezza della Chiesa, nessuno dei quali aveva azzardato il giusto nome,  si potrebbe davvero  vedere  l’irrompere dello Spirito Santo che innova  e scompiglia i piani umani.

 

È già stato  più volte detto in quante cose questo papa sia il primo, primo papa gesuita, primo papa latino americano, primo papa a scegliere il nome di Francesco. Il suo primo discorso, intenso e di disadorna semplicità, ha  suscitato una grande empatia. Mi pare che vada sottolineata l'insistenza  sul suo essere vescovo che indica e sottolinea collegialità fra i vescovi,  il non avere puntigliosamente mai pronunciato quello di papa, nemmeno per chi lo ha preceduto. Mi pare che voglia indicare una Chiesa  più corale  e meno piramidale e nello stesso tempo  un rapporto più forte con i fedeli. Cosa indica la scelta, così impegnativa, del nome Francesco?  Volontà di povertà e di umiltà, tenersi lontano dagli intrighi della curia, dagli opachi traffici della banca vaticana, prima di tutto. Non dobbiamo però cadere nell’equivoco  che sia tornato Francesco. Lo stesso Tommaso da Celano  aveva  dato alla biografia  del santo un titolo struggente, Memoriale nel desiderio dell’anima delle azioni e delle parole del santissimo nostro padre Francesco.

 

Francesco non sarebbe mai diventato papa, lui che non volle mai farsi né prete né monaco, che aveva rivalutato tanto il ruolo dei laici da iniziare una comunità di soli laici, e che aveva tanto in stima le donne da pensare ad un progetto aperto ugualmente a uomini e donne.

 

Sappiamo troppo poco di papa Francesco I e dunque non possiamo pensare  come affronterà  il ruolo dei laici e delle donne nella Chiesa, se aprirà al matrimonio dei preti (e si potrebbe continuare con un programma che non spetta a noi suggerire). Dai pochi accenni  della sua vita sappiamo che è una degnissima persona, attenta davvero ai problemi della povertà e della miseria, ma per certi lati conservatore.  Nessuno ha più fantasia della realtà con i suoi problemi e le svolte inattese. E quindi  fermiamoci nella gioia sospesa della scelta di un nome nuovo e così bene augurante.

 

Questo articolo è precedentemente apparso su L'Eco di Bergamo

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