Global Sumud Flotilla 5. Stelle

27 Settembre 2025

20 settembre 2025

È notte. Per arrivare qui, nel mezzo del Mediterraneo, sono partito da Ambrì, paesino di montagna dove non ci sono tante cose ma il cielo sì, la notte si è immersi nella Via lattea. O così pensavo finché ho finalmente alzato gli occhi tra le capotte della barca. Mi è mancato il fiato come ora mi mancano le parole. Stelle a spruzzi, come quelli del mare? O una nebulizzazione di particelle splendenti, come quelle acquee che si percepiscono respirando l’aria dei tropici? Qualcosa che è delimitato, monadi, ma inspiegabilmente perché sono dappertutto, tanto che andrebbero percepite come un intero luminescente, perché in ogni piega del buio eccone un’altra e un’altra ancora. Ci siamo capiti. 

Il mare quello no, scuro e possente il mare di notte, non ne vuole sapere di monadi o di luci. Ma sulla sua superficie, a perdita d’occhio, in ogni direzione guardi, delle luci anche lì. Sono le luci della flotilla, queste barchette che in perfetta formazione stanno percorrendo miglia marittime: sono ovunque, così che sembra che le rive non ci abbiano lasciati partire da soli ma qui, nel mezzo del mare di mezzo, ci accompagnano. 

E così è, molti di voi ci seguono da terra, col pensiero, con la speranza, con un senso di responsabilità, complementarità. E in quanti a terra state reagendo e state agendo. Quello che è successo a Genova, a Roma, quello che succederà con lo sciopero generale in tutta Italia il 22 settembre. Come il bosco di Macbeth, le rive si muovono, la terra non è ferma e speriamo che arrivi, che arriviate, con noi, a Gaza.

k

21 settembre 2025

Notte. Mentre le sentinelle della nostra flotilla scambiano messaggi sui droni che ci sorvolano, spicca il messaggio di Sil, il nostro giovane meccanico: “Tra la Cintura di Orione e la sua spalla destra, Beteljuice, c’è una stella un po’ più pallida e un po’ più alta, è Bellatrix. Sali ancora un po’ e trovi una stella rossa luminosetta, è Aldebaran (الدبران), nella costellazione e nello zodiaco del Toro. Si traduce “colei che segue”, perché segue le sette sorelle (le Pleiadi) un conglomerato di 7 stelline appena sopra di lei”.

Così guardo il cielo, di nuovo, ma adesso vedo una poesia scritta dalla biochimica e poeta Heba Abu Nada, che il 20 ottobre 2023, in un bombardamento israeliano su Khan Yunis (Gaza), è diventata cittadina di una nuova città, quella di cui parla nella sua poesia e che sto guardando adesso finché gli occhi non vedono più.

“15/10/2024

Noi lassù costruiamo una seconda città,
medici senza pazienti né sangue,
insegnanti senza aule gremite e urla agli studenti,
nuove famiglie senza dolori né tristezza,
e giornalisti che fotografano il paradiso,
e poeti che scrivono sull’amore eterno,
tutti da Gaza, tutti
Nel paradiso c’è una nuova Gaza che si sta formando ora, senza assedio”.

(Traduzione di Nabil Bey Salameh, Il loro grido è la mia voce).

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24 settembre 2025

Le stelle si sono mosse. Come le rive si muovevano con noi, con la solidarietà delle piazze e dei singoli (oh! l’Italia questo 22 settembre), ora si sono mosse le stelle. Sono scese dall’alto, tre, quattro alla volta, scese verso le navi della flotilla, risalite e ridiscese verso la prossima barca. Come calabroni malefici trovata quella giusta la bombardano. Un boato assordante e fiammate nella notte. La stella finta cancella per un attimo l’intera volta celeste. Vele lacerate. La tensione, anche lei alle stelle. La fragilità delle barchette in fibra di vetro, cariche di diesel, è patente, ma l’attacco è chirurgico. Nessuno è ferito. Nemmeno dalla sostanza chimica che potrebbe soffocare e scorticare. Dodici attacchi in tutto. Ce ne sono voluti quattro perché capissimo la strategia, colpiscono solo le barche con le vele aperte. La nostra era ammainata. Tutto attorno è buio e onde, siamo in mezzo al mare. I giubbotti di salvataggio sono squadrati e ingombranti, non dico ad alta voce che sembriamo lapidi arancioni. Quando si capisce il disegno cala la tensione, la calma tesa rimane, si riprende il controllo del pensiero che per un po’ si occupava solo dell’immediato: dove devono mettersi i compagni, chi deve fare cosa, decifrare i messaggi alla radio (all’inizio dell’attacco hanno distorto le comunicazioni VHF con una canzone degli Abba, “Take a chance on me”). Sempre Sil: “La loro strategia del terrore con me non funziona. Ero già terrorizzato”. I droni grandi volano alti, quelli piccoli si rialzano e scendono scegliendosi la vittima. Ogni discesa ferma il respiro pensando a chi verrà colpito. Non sono scesi su di noi. Una volta che tutte le vele sono ammainate un ultimo botto. Poi torna la notte. (Non tornammo a guardar le stelle).

k

24 settembre pomeriggio

E il minotauro? Di colpo facciamo rotta verso Creta. Stanotte sotto attacco abbiamo chiesto aiuto alla guardia costiera che ha chiarito che sarebbero intervenuti solo se ci fossero stati feriti (almeno hanno salvato 63 migranti in pericolo vicino all’isolotto di Gavros). Dalla mattina (o chi ne fa le veci, seguiamo l’orario UTC e dormiamo mezz’ora qua e là) lo sforzo collettivo, a terra e per mare, è stato esercitare pressione sui governi perché finalmente reagiscano. Da poco è arrivata la notizia che il ministro della guerra Crosetto ha condannato l’attacco coi droni, la fregata Fasan ci seguirà per garantire qualche tipo di assistenza ai cittadini italiani. Le quattro barche colpite più gravemente vanno riparate. Alcuni abbandonano la missione. Dobbiamo temporeggiare e ci dirigiamo verso Creta. Forse nelle acque nazionali, cosa assolutamente esclusa fino a poco fa per il rischio di una nuova guerra burocratica che ci avrebbe definitivamente fermato. Vediamo le coste di Creta. Forse getteremo l’ancora nelle acque greche. Forse qualcosa cambia. Forse no. Il Minotauro. L’ibrido di Schroedinger. Ci scanna (scartoffie & fermi) e ci accoglie (ouzo & bouzouki). L’altro mostro, di tutt’altra risma, quello che ci aspetta la notte, lo dimentichiamo di giorno. Poi da fonti affidabili minacce senza precedenti. “We have been told that Israel is not scared to have fatalities at all”. C’è sempre una piega in più, Israele l’ha comunicato alle ambasciate tedesca, portoghese, italiana, mica spagnola, irlandese ecc., ma si entra nella speculazione. Sarà probabilmente una notte politica. L’antica cucurbitaceomachia, meloni contro angurie, e via dicendo, un labirinto dove preferisco non addentrarmi.

k

26 settembre

Sono di guardia dalle 2. A parte i soliti droni di sorveglianza, degni di nota sono solo la precisa concomitanza del coro degli uccelli marini e della prima luce dell’alba, la bellezza calcarea delle scogliere greche che si svelano, un minuscolo uccello che si guarda in giro sulla Wahoo. Il corpo riconosce qualcosa di usuale, lo stare in vacanza, ma in modo opaco, come da un oblò appannato, irreale. Dovremmo venire scortati da diverse fregate, due italiane (Fasán e/o Alpino) e una spagnola (Furór!). Una greca si palesa col sole, per controllarci o per scortarci. Semantica. Nessuna delle due parole significa quello che dovrebbe significare. Ora Israele comunica che verremo arrestati e come e dove. Di quell’inaccessibile sensazione di vacanza tengo la settimana enigmistica, rebus dentro un rebus, il labirinto svilito. Intanto le nostre barche hanno nuovi problemi, intanto lo sentiamo come il sale che tira la pelle che dobbiamo salpare verso Gaza. Per chi lì ci aspetta (hanno ben altro a cui pensare ma ci aspettano, ce lo dicono, come il mio amico Qasem che aveva mandato un video invitandoci a casa sua a pranzo, dove non c’è casa né cibo l’invito, a differenza delle parole di cui sopra, si riempie di significato. E ci diceva come, tra tutte le cose che gli mancano, gli manca il contatto col mondo. Qasem: Al Jazeera. O, adesso, Najed Hajjaj: “Vedo tanta gente che non è a Gaza anche dice che la Flotilla è inutile. Come giornalista di Gaza vi dico che a tutti noi qui l’arrivo della cinquant’anni navi ci dà speranza. Vi aspettiamo, e se vi fermeranno almeno avete provato a sacrificarvi per i nostri figli”). Dobbiamo salpare adesso per voi che ci seguite. Per lo slancio delle proteste in tutto il mondo, per le timide risposte della politica, per le forti risposte di alcuni politici. Per noi, per le nostre barche. Ora arriva la guardia costiera greca a fare i controlli burocratici. Quanti labirinti. Creta. Più a est di qui, per l’Odissea, solo Troia e i Ciconi. Un massacro, i Ciconi. Ma la nostra è, deve essere, un’Odissea al contrario. 

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