L'oro nero dell'Isis

20 Gennaio 2016

In seguito all’abbattimento di un velivolo dell’aviazione militare russa al confine tra Siria e Turchia, i rapporti tra Russia e Turchia si sono deteriorati. Il presidente della Federazione Russa Putin accusa il presidente del governo turco Erdoğan di acquistare petrolio a basso costo dall’Isis. La Turchia è “il consumatore principale di questo petrolio rubato ai proprietari legittimi della Siria e dell’Iraq”, ha comunicato in una conferenza stampa il vice ministro russo della Difesa Anatoly Antonov, aggiungendo che il presidente Erdoğan e la sua famiglia sono direttamente coinvolti in questa attività criminale. L’attività estrattiva, che costituisce la maggiore fonte di finanziamento dell’Isis, oltre ad avere un rilievo economico ne ha anche uno simbolico.

 

Conferenza stampa del viceministro della difesa russo Anatoly Antonov

 

L’invenzione matriarcale dell’agricoltura avvenuta nella mezzaluna fertile porta con sé l’idea di sacrificio, inteso come risarcimento dovuto alla terra per la violenza che l’uomo le infligge coltivandola. Anche l’attività estrattiva è considerata una violenza. In Storia Naturale, Plinio condanna l’estrazione dei minerali e dei metalli dal grembo della “nostra sacra genitrice”. Penetriamo nelle sue viscere per strapparle oro e argento e poi ci meravigliamo se, indignata, si spalanca e si mette a tremare, denuncia Plinio. L’idea che la terra sia una genitrice esausta per la continua generazione di esseri viventi e minerali è un luogo comune del mondo antico. Non è l’estrazione in sé a scandalizzare Plinio ma lo scavare alla ricerca di oro, argento, elettro e rame per arricchirsi; di pietre preziose e minerali, tra i quali murra e cristallo per “vera luxuriae gloria – vero trionfo del lusso”. La fragilità della murra (una pietra usata nella fabbricazione di coppe e vasi) e del cristallo è considerata dall’autore di Storia Naturale una prova di ricchezza, che consiste nel possedere ciò che può andar totalmente perduto in un attimo. Ciò che scandalizza Plinio è il lusso che non giustifica la violenza dell’estrazione e tantomeno la risarcisce.

 

Il libro XXXIII di Storia Naturale si apre così con una condanna alla violenza – non risarcita – inflitta alla terra nostra genitrice, ma più avanti (libro XXXIV), leggendo le prime pagine di quella che diventerà Storia dell’Arte, scopriamo che la violenza inflitta con le attività estrattive può essere risarcita dalla perfezione e dalla bellezza delle statue modellate, fuse, cesellate e scolpite da Fidia, Lisippo, Prassitele, Policleto “l’unico ad aver teorizzato l’arte con un’opera d’arte” (il Doriforo) e tanti altri artisti che hanno contribuito alla gloria della scultura. La perfezione e la bellezza sostituiscono il sacrificio come tributo dovuto alla terra che violiamo con le attività estrattive. Il risarcimento alla terra genitrice ora ha luogo non solo nei campi coltivati ma anche nelle officine di scultura ubicate nelle città. Tra queste Palmira, la “sposa del deserto” che raggiunge il suo massimo splendore negli stessi anni in cui Plinio la descrive in Storia Naturale: “città famosa per la posizione, piacevole per le ricchezze del suolo e per le acque, racchiude in un ampio tratto campi con sabbia da ogni parte e, come isolata dalle terre dalla natura, è in una condizione particolare fra i due sommi imperi dei Romani e dei Parti, sempre preoccupazione per entrambi alla prima discordia”.

 

Distruzione di statue a Palmira

 

La distruzione delle statue e dei monumenti nel sito archeologico di Palmira non è solo la distruzione dei simboli della civiltà preislamica, ma anche della bellezza, sfigurata dagli jihadisti dell’Isis per avversità alla cultura che l’ha concepita come forma di risarcimento dovuto alla terra, e per avversità alla terra genitrice stessa, simbolicamente associata alla madre e quindi al potere generativo della donna. Questo potere pesa sui rapporti di forza nei ruoli sociali e perciò è contrastato dalle culture patriarcali, tra le quali anche quella dell’Islam fondamentalista, nelle quale i maschi più anziani del gruppo hanno il controllo esclusivo dell’autorità familiare, pubblica e politica.

 

L’Isis rifiuta di versare il tributo in bellezza dovuto alla terra genitrice, dalle viscere della quale estrae oro nero per finanziare una deriva politica e militare della fede islamica. Questa deriva si caratterizza per il marcato predominio, nei ruoli sociali, dell’uomo sulla donna e quindi anche sulla madre, simbolicamente collegata alla terra, della quale si teme il potere generativo quanto quello seduttivo, al generativo intimamente connesso. Un timore diffuso nella cultura islamica, tanto che gli Sciiti della teocrazia iraniana, acerrimi nemici dell’Isis, che cioè – si sottolinea – con gli jihadisti dell’Isis non hanno a che fare, sembrano anch’essi temere il potere seduttivo del femminile, rappresentato in alcuni manifesti di propaganda ideologica affissi nella metropolitana di Teheran da strumenti di offesa e cattura.

 

 

Manifesti di propaganda ideologica affissi nella metropolitana di Teheran

[Traduzioni dal farsi: i primi due da sinistra in alto: "Ogni secondo sono venduti nel mondo 22 rossetti!"; a seguire: "Non diventiamo l'esca con la quale satana intrappola gli uomini!"; "Hijab: una porta verso il paradiso".]

 

Essi temono la bellezza che nelle officine dei grandi scultori ricordati da Plinio si associa alla forza creativa della seduzione e della generazione, due aspetti della stessa forza tra loro complementari. La radicalizzazione jihadista di questo timore porta a delle conseguenze aberranti: distruggendo statue e monumenti l’Isis rifiuta di versare il tributo in bellezza alla terra genitrice e, nel luogo stesso dove avviene il rifiuto, ripristina il sacrificio in una forma regressiva e distorta: assassina e decapita Khaled al-Asaad capo archeologo a Palmira.

 

Khaled al-Asaad

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