Gaia, il futuro secondo Casaleggio

25 Marzo 2013

Due anni fa Silvio Berlusconi si presentò in tv esibendo una visualizzazione grafica per dimostrare lo sbilanciamento nelle dispute giudiziarie a suo sfavore. Raffigurava degli omini dentro i due piatti della bilancia. I medesimi omini, in forma più stilizzata, ora li trovate in Gaia. Il futuro della politica, il video realizzato da Gianroberto Casaleggio. Nella versione web sono diventati silhouette più stilizzate: uomini che indossano una tunica e si trasformano nel corso della animazione in frecce, per indicare la convergenza futura della web-democrazia. Quello che hanno in comune le due comunicazioni è l’ambiente PowerPoint, mentre siamo passati dall’immagine fissa a quella in movimento.

 

 

Edward R. Tufte, genio della comunicazione visiva, critico del pensiero dell’immagine, ha spiegato in The Cognitive Style of PowerPoint (2003) che questo sistema grafico, adottato dalle aziende per la loro comunicazione, obbliga a esprimere i concetti in schermate che ammettono un massimo di quaranta parole, e che devono essere lette in una manciata di secondi, per lo più con un tono icastico, così che il ragionamento si riduce notevolmente a vantaggio delle frasi ad effetto pronunciate dallo speaker durante la riunione. Una gerarchizzazione dei contenuti che sembra funzionare come un sillogismo che non ammette repliche (oltre a rendere tutto uguale a tutto, nello stile PowerPoint l’accento cade non a caso sul “potere”).

 

Nel video Gaia l’intero parlato non è più lungo di una cartella, parole pronunciate da una voce profonda, femminile, con immagini che scorrono in modo quasi fluido nel video. Lo schema è quello dei meeting aziendali, con una musica da trailer, o da telegiornale, scandita in modo rapido. L’andamento New Age vuole mimare l’infografica, diventata oggi così di moda anche sui giornali, senza però il contenuto informativo della tecnica creata da Otto Neurath negli anni Trenta; esempi illustri di infografica su quotidiani nazionali italiani oggi sembrano privilegiare l’aspetto estetico (la bellezza dei grafici) su quello informativo, che era il vero scopo che si prefiggeva Neurath.

 

 

Video postmoderno, o favola per adulti del futuro, Gaia ruba qui e là le sue immagini: due volte compare il pugno chiuso di “Rise Up” del gruppo attivista Indymedia, poi le simbologie di Fulcanelli delle Dimore filosofali (1926), il Colosseo disegnato da Piranesi, immagini di Gengis Khan da sussidiario di scuola media, rinvii al Codice da Vinci, ma anche la grafica cospirativa di Zeitgeist, documentario-film cult. Nella schematicità della comunicazione, totalmente assertiva e incontrovertibile, poco raffinata, ma indubbiamente suggestiva, si colgono atmosfere che sembrano rinviare a Essi vivono, il film di John Carpenter del 1988, che paventa un mondo totalmente dominato dagli schermi televisivi, mentre altri rimandi grafici sono invece a Star Wars e ai suoi titoli di testa o alle locandine pubblicitarie. Un universo di riferimenti che comprende Philip K. Dick, con le sue profezie futurologiche, e sopratutto Ron Hubbard, scrittore di fantascienza ma prima di tutto fondatore di Dianetics, modello di ogni futura religione laica del XXI e XXII secolo. La cosa che più colpisce è proprio la previsione della prossima guerra mondiale, dove, come in una sceneggiatura scritta dal dottor Stranamore, il contatore della popolazione del Pianeta scorre all’indietro fino a fermarsi alla cifra tonda di 1.000.000.000, scandita sul visore di un’ipotetica astronave.

 

 

Chi ha realizzato questo video, Casaleggio in primis, ha assorbito in profondità la cultura degli anni Settanta, la vocazione apocalittica di quell’epoca incerta tra passato e futuro anteriore, mescolata alle utopie del personal computer anni Ottanta e Novanta. L’immagine iniziale con il Pianeta azzurro – Gaia di James Lovelock come fonte primaria – e quella finale con il cervello umano colorato di azzurro, che ruota come un Pianeta, rimandano inequivocabilmente a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick. Il guru del web, fondatore del movimento M5S, al posto di Hal 9000?

 

 

Una versione più breve di questo articolo è comparsa su L’Espresso del 22 marzo 2013.

 

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